mercoledì 31 ottobre 2012

TERREMOTO A HAIDA GWAI








Ci voleva un terremoto di magnitudo 7.7 , con epicentro nella regione dell’arcipelago Haida Gwai - Queen Charlotte Islands in British Columbia, per parlare di Canada. Visto quanto sta succedendo sulla costa orientale degli Stati Uniti con l’uragano Sandy, tutto sommato è andata bene.
E’ vero che la gente sulla costa occidentale del Nordamerica attende sempre il Big One, ma questa attesa serve anche a prepararsi per rendere i danni meno devastanti.
Haida Gwai è un arcipelago composto da due isole maggiori, Moresby a sud e Graham a nord dove su una superficie di circa 10.000 Km2 vivono circa 5.000 persone nella maggior parte  nativi Haida, Tlingit e Tsmishian. L’economia di Haida Gwai e basata sullo sfruttamento controllato del legname e sulla pesca, ma chi conosce il Canada sa bene che una permanenza in questi luoghi finirà per essere il punto dominante di qualsiasi riferimento al Canada.
Il terremoto vero e proprio, e le successive scosse di assestamento sono stati avvertiti in tutta la provincia. Fortunatamente la popolazione di Haida Gwai ha potuto essere evacuata in fretta così come altre comunità che avrebbero potuto subire danni a causa dello tsunami come Bella Coola e Bella Bella ed anche Tofino sull’isola di Vancouver. Un avviso tsunami è stato dato alle isole Hawaii per evitare sorprese.
Ma Haida Gwai, il centro della cultura nativa del Canada occidentale è troppo legato alla natura per trattare il terremoto in modo anomalo. La vita continua.
Haida Gwai è un posto per meditare, per camminare lungo la costa oppure per inerpicarsi lungo i fianchi delle colline, dalla cui sommità si può vedere lontano, anche l’Alaska. Musei non musei con tutto quanto fa storia nativa, relitti di navi in decomposizione, pesca, foreste, foreste, anche villaggi, animali della nostra fantasia reale ovvero orsi, balene, aquile, leoni da mare. Il tutto servito con il racconto del corvo che scopre gli umani e la storia che porta ai primi europei che hanno creato il solito disastro sanitario.
Ma Haida Gwai è sempre là, scossa da un  terremoto che sarà senz’altro benevolo, per rispettare i totem sparsi in mezzo alle foreste di pini.

martedì 30 ottobre 2012

IL PENSIERO DI BRIAN LEE CROWLEY SU CANADA E STATI UNITI



Brian Lee Crowley, direttore dell’Istituto Macdonald-Laurier, un think tank politico di Ottawa e co-autore di “Northern Light: Lessons for America from Canada’s Fiscal Fix,” illumina sulle differenze tra Canada e Stati Uniti.
Mentre a Washington si dibatte sullo sperpero fiscal, pochi si sono accorti di un incredibile inversione di rotta in termini di bilancio avvenuto a metà degli anni novanta. In un periodo molto breve, tra il 1995 e 1il 1998, il Canada ha trasformato un deficit federale di 32 milioni di dollari equivalenti al 4% del suo prodotto lordo interno in un surplus di 2.5 miliardi di dollari. Questo traguardo ha dato il via a una decade di bilanci in surplus, con riduzione della percentuale di debito, tasse e povertà e il contestuale aumento della crescita, degli investimenti e dell’occupazione.
La lezione più interessante non è tanto ciò che ha fatto il Canada ma come l’ha fatto. Se si ascoltano i dibattiti tra repubblicani e democratici, ci si accorge subito che nessuno dei due partiti capisce ciò che è successo in Canada perchè nessuno suggerisce una riforma in stile canadese. E’ un grave peccato perché non solo questa riforma ha funzionato a nord degli Stati Uniti, ma è stata pure politicamente popolare. 
Ecco in breve alcune lezioni legate a questa storia di successo.
Prima cosa, mentre tutti e tre i partiti politici dichiaravano di voler porre rimedio alla posizione fiscale canadese in deterioramento, da un punto di vista politico era impossibile affrontarla individualmente. Tentare di farlo avrebbe permesso agli altri partiti di avere la meglio sostenendo che questa o quella misura era troppo estrema.
Washington è ancora ingabbiata in questa mentalità. I democratici montano una difesa di parte dei programmi sociali e più tasse per i ricchi mentre i repubblicani denunciano sistematicamente qualsiasi aumento di tasse o taglia nelle spese militari. In Canada il progresso sul deficit è stato possibile quando i partiti hanno smesso di trattare l’argomento come una contesa di partito e l’hanno affrontato come interesse nazionale vitale.
Il primo segnale positivo è arrivato dal partito di sinistra neo democratico al governo in Saskatchewan che ha scoperto per primo i limiti del finanziamento del debito. L’aver capito che un giorno o l’altro il conto del massiccio prestito sarebbe arrivato è stato captato subito dopo dal governo conservatore dell’Alberta e dal governo liberale di centro-sinistra di Ottawa.
I governi di tutte le province furono ben presto uniti nell’enunciare le stesse cose, come suggerito dall’allora ministro federale delle finanze Paul Martin che nell’annunciare le riforme fece presente che il deficit non è un’invenzione ideologica ma una somma aritmetica. Alla fine tutti i partiti si accorsero di essere coinvolti allo stesso modo e che nessuno poteva accusare l’altro perché ciascuno di loro era responsabile di una parte del processo. .
Lezione n. 2 : I politici impararono subito che non potevano fare preferenze per esentare gli amici e fargliela vedere agli avversari. Se il ripianamento del deficit era una sfida nazionale, allora la nazione intera doveva essere invitata a contribuire. Nessuna eccezione per la difesa o programmi sociali. I contribuenti che non dipendevano dalla spesa pubblica furono richieste tasse maggiori anche se i tagli alla spesa furono superiori agli aumenti delle entrate in ragione di cinque a uno.
Lezione n.3 : Una volta messe in moto le riforme, bisognava agire immediatamente. Andare avanti in maniera frammentaria avrebbe indebolito l’ampio consenso sociale e avrebbe ritardato il grande risultato finale che i canadesi hanno ottenuto una volta interrotto il ciclo deficitario.
Lezione n. 4 : I tagli alla spesa alla base della riforma hanno tenuto in considerazione la capacità dei beneficiari del programma di sostenerne il peso. Invece di usare una mentalità arbitraria o fare tagli a tutti i livelli, il Canada ha sperimentato i programmi di spesa con criteri chiari, cercando implacabilmente il valore effettivo del denaro.
Lezione n.5 :  La chiave per ottenere il sostegno pubblico fu un obiettivo facile da capire. L’eliminazione del debito divenne una specie di ossessione nazionale e quando fu raggiunto l’orgoglio nazionale divenne palpabile. Il Canada dimostrò che se tutti gli elementi sono a posto, i supposti e insormontabili ostacoli istituzionali di rivelano tigri di carta. Il caso più famoso riguarda il Canadian Pension Plan equivalente al Social Security americano, ovvero la nostra previdenza pensionistica. La riforma richiedeva lì’approvazione non solo del governo federale di Ottawa ma anche di sette governi provinciali – in pratica l’approvazione di Washington e di una grande maggioranza della legislatura statale. Nonostante tutto, i canadesi hanno fatto ciò che il Congresso americano non è riuscito a fare.
IL messaggio per i politici americani è che una riforma ben ponderata e ben gestita ha pagato dei dividenti politici. Il governo liberale del primo  ministro canadese Jean Chretien, che introdusse questi cambiamenti nel 1995, fu facilmente rieletto nel 1997 e nel 2000, mentre lo stesso successo arrise ai governi riformatori provinciali.
Non ci sono dubbi che anche la classe politica americana è in grado di affrontare la sfida vinta dalla controparte canadese. Può rafforzare la nazione e aumentare la loro credibilità.


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lunedì 29 ottobre 2012

CARTOLINE DAL CANADA




Eccoci di nuovo a contemplare i magnifici colori autunnali dei boschi canadesi!
Forse non tutti sanno che le brillanti ed infuocate sfumature del rosso, giallo e arancione non sono dovute alle foglie che “cambiano” colore, ma bensì alla sempre più scarsa produzione di clorofilla (clima asciutto, diminuzione delle temperature notturne, giornate tiepide e corte e quindi minore esposizione ai raggi del sole) che fa emergere il coloro sottostante!

Consulta i seguenti siti per sapere a che punto è il fall foliage:


ONTARIO


PRINCE EDWARD ISLAND

sabato 27 ottobre 2012

ARCTIC POPPY





Il Papavero Artico (papaver radicatum) diffuso sulla terraferma più settentrionale del nostro pianeta, è il vegetale che cresce in assoluto più a nord di qualsiasi altro. 
Con lunghe  foglie e corolla a coppa, questo papavero giallo non supera i 15 cm di altezza e cresce piegandosi verso il sole per convogliare il calore al centro del fiore. 



                                                                                                             
Assai diffuso nel Canada Artico, costituisce uno dei tre fiori tipici che appaiono sullo  stemma del Territorio del Nunavut.

martedì 23 ottobre 2012

I TRE COLORI DELL'EMIGRAZIONE : MOSTRA IMPERDIBILE AL MUSEO DIOCESANO DI MOLFETTA





Inaugurata al Museo Diocesano di Molfetta una storica mostra sull’emigrazione dal territorio per documentare l’esperienza di una larga fascia della popolazione locale, per ricordare e guardare al futuro in maniera diversa.
Belgio, Francia, Germania, Argentina, Brasile, Venezuela, Stati Uniti, Canada, Australia: sono solo alcuni dei luoghi verso cui si sono mossi gli emigranti pugliesi che, dopo l’Unità d’Italia, hanno cercato di migliorare le proprie condizioni di vita e quelle dei propri familiari, a prezzo di sacrifici, nostalgia, fatica, rinunce.
Molti sono tornati ma tantissimi sono coloro che, per i più svariati motivi, hanno scelto di stabilirsi definitivamente nei Paesi che li hanno accolti e al cui sviluppo essi hanno contribuito.
La loro vita, le difficoltà del viaggio e dell’approdo in una terra straniera, le condizioni di lavoro, i legami con la terra d’origine e con le loro tradizioni sono state sintetizzate nella suggestiva mostra fotografica itinerante “I tre colori dell’emigrazione”, allestita, sino a domenica prossima, presso il Museo Diocesano di Molfetta.
La mostra scaturisce dall’omonimo concorso fotografico indetto dalla Regione Puglia – Assessorato al Welfare – Servizio Internazionalizzazione - Ufficio Pugliesi nel Mondo in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia per raccontare le diverse sfaccettature dell’emigrazione di ieri e di oggi; è stata presentata in anteprima a Milano per poi toccare diverse città pugliesi e approdare in questi giorni a Molfetta.
È stata inaugurata lo scorso venerdì, alla presenza dell’Assessore al Welfare e Pugliesi nel Mondo Elena Gentile, di monsignor Giuseppe de Candia per l’associazione regionale Migrantes, don Michele Amorosini per il Museo Diocesano, Roberto Pansini per l’associazione culturale “Oll muvi”, e sta riscuotendo notevole interesse di pubblico anche negli ambienti scolastici.
Nel corso della serata inaugurale la giornalista Lucrezia d’Ambrosio ha posto in evidenza come le foto, divise per periodi e tematiche, raccontino «la Puglia che ha fatto la storia fuori dall’Italia e fuori dalla Puglia…». «Non tutti hanno fatto fortuna…» ha ricordato la dottoressa d’Ambrosio a proposito degli emigrati, “pionieri della globalizzazione”, che «…ci hanno insegnato che le frontiere dividono gli Stati ma non possono dividere le persone…».
Hanno mantenuto i contatti non solo con i familiari o le città d’origine ma anche con la fede e le tradizioni: basti pensare alla devozione e all’orgoglio con cui le comunità pugliesi celebrano le proprie feste all’estero.
Sulla medesima linea d’onda, l’assessore Gentile ha evidenziato come «per davvero abbiano contribuito a far grandi i paesi in cui hanno scelto di vivere, portando un bagaglio di dolore, di sofferenza ma anche la gioia e l’orgoglio del coraggio pugliese… Oggi dovremmo essere orgogliosi, in un mondo globalizzato, di aver contribuito anche e, soprattutto, con la trasmissione dei nostri valori come attenzione e solidarietà, continuando a declinare i sentimenti di ciascuno compresi quelli religiosi». Non sono mancati i riferimenti alla creazione della Fondazione “Casa Puglia”, nella quale dovrebbero confluire associazioni, Istituzioni e il sistema d’impresa pugliese al fine di renderla «uno strumento per valorizzare il meglio della Puglia», inteso come gastronomia, musica, cinema, impresa...
«Il Museo, tra le sue attività, ha quella di dialogare con la realtà in cui è inserito – ha affermato don Michele Amorosini – La fede si esprime in tanti modi. Attraverso le foto si osserva come gli emigrati pugliesi abbiano portato con sè fede, tradizione e pietà popolare, continuando a viverla nei luoghi che li hanno accolti».
«Dell’emigrazione non si può parlare da lontano…» ha evidenziato don Giuseppe De Candia, il quale ha proseguito narrando aneddoti sugli incontri vissuti con gli emigrati ad Hoboken, in Canada, in Argentina o in Australia.
Alla mostra è stata affiancata la proiezione dell’intenso documentario “Hoboken Italian Festival, the feast of Madonna dei Martiri”, magistralmente realizzato dal giovanissimo Gianluca De Lucia nell’ambito del progetto “Incoming Tourist Project”, in cui si narrano le celebrazioni in onore della Madonna dei Martiri che, annualmente, rappresentano un appuntamento irrinunciabile per gli emigranti molfettesi (e non solo) residenti a Hoboken.
Intanto la mostra, che gode anche del patrocinio del Comune di Molfetta, potrà essere visitata durante le aperture straordinarie previste per oggi 18 e domani 19 ottobre, dalle 18 alle 21, mentre nel fine settimana restano confermati gli orari istituzionali di apertura del Museo.

Isabella de Pinto di redazione@laltramolfetta.it    18 ottobre 2012


lunedì 22 ottobre 2012

LA CANONIZZAZIONE DI SANTA KATERI TEKAKWITHA


Il 21 Ottobre 2012 Papa Benedetto XVI ha proclamato Kateri Tekakwitha, la prima santa pellerossa nella storia della chiesa cattolica. L’evento si è svolto in piazza San Pietro a Roma alla presenza di migliaia di pellegrini, molti dei quali provenienti da Stati Uniti e Canada in rappresentanza delle varie tribù di nativi sparse in tutto il continente nordamericano.
Proprio grazie alla guarigione miracolosa di Jake Finkbonner della tribù Lummi,  Kateri Tekakwitha è salita agli onori degli altari. Jake, ora 12enne era presente alla cerimonia ; dopo aver ricevuto la comunione dalle mani del Pontefice ha dichiarato che ricorderà per sempre quel senso di libertà, di conforto e di felicità.
D’altro lato questa santificazione giunge in un momento difficile per la chiesa cattolica, e soprattutto la chiesa missionaria rivolta alle tribù dei nativi, che vedono in questo gesto un momento importante di riconciliazione dopo gli abusi nei loro confronti iniziati subito dopo la scoperta dell’America.
Il gruppo dei nativi canadesi, ricevuto dall’ambasciatrice canadese preso il Vaticano, Anne Leahy ha inoltre espresso la preoccupazione per gli abusi nelle scuole residenziali,  molto più gravi del comportamento dei missionari che costrinsero i nativi a rinunciare alla propria lingua, usi e costumi. Soltanto i missionari, eh?
Chi fu Kateri Tekakwitha  (1656-1680)?
Nata a Ossernenon, vicino Auriesville, New York, figlia di un capo Kanienkehaka o  Mohawk  e di  madre Algonquin convertita al cattolicesimo, è considerata la protettrice di chi ama la natura, lavora in campo ecologico e aiuta a conservare l’ambiente naturale e umano.
Da bambina un’epidemia di vaiolo decimò il villaggio natìo, lasciandola orfana e semicieca. Adottata da uno zio, si stabilì a Caughnawaga, località prossima a Fonda, New York, dove oggi c’è un santuario a lei dedicato.

Crebbe come tutte le altre bambine, naturalmente timida a causa del problema visivo e certamente abile nel preparare collane, nel lavoro dei campi e nella ricerca delle erbe per la preparazione delle medicine tradizionali, e memore dei racconti riguardanti la fede cattolica ereditati dalla madre. Si è tramandato che passava molto tempo nei boschi, da sola, in contemplazione sia nell’ascolto di Dio sia della voce della natura.
Nel 1674 il campo nativo fu visitato da padre de Lamberville che affascinò Kateri con i suoi racconti sulla vita di Gesù,  di cui desiderò sapere di più, divenendo cristiana nonostante il rifiuto della tribù, che la mise praticamente al bando dopo averla perseguitata e abusata verbalmente. A causa di questo Kateri fuggì da Caughnawaga nel luglio 1677  rifugiandosi nella missione cattolica di San Francesco Saverio di Sault Saint-Louis, vicino a Montreal dopo un avventuroso viaggio di oltre 300 chilometri che durò oltre due mesi in messo alla foresta e alla natura selvaggia.
Kateri non ebbe mai un’istruzione scolastica formale ma condusse una vita di preghiere e di pratiche penitenziali ed insegnò ai giovani del villaggio, ai poveri e ai malati con parole di conforto verso tutti coloro che incontrava.   
Spesso la gente le chiedeva di raccontare una storia. Kateri ricordava tutto della vita di Gesù e degli apostoli e la gente l’ascoltava rapita perché sentiva la presenza di Dio. Si diceva che il suo volto cambiasse mentre pregava e diventava bellissimo e pieno di pace come se stesse vedendo Dio.
Avrebbe volute fare più cose per aiutare gli altri ma  fu ostacolata dalla salute cagionevole. Morì infatti nel  1680 a soli 24 anni.
Kateri è conosciuta come “il giglio dei Mohawks. Fu beatificata da papa Giovanni Paolo II nel 1980, prima della santificazione del 21 ottobre 2012. La chiesa la celebra il 14 luglio.
La tomba di santa Katari si trova nella missione di San Francesco Saverio nella nazione Mohawk a Kahawake vicino a Montreal.
Un’occasione per riannodare i fili spezzati della storia.


venerdì 19 ottobre 2012

LE AZIONI DELLA PROVINCIA DI MILANO PER I GIOVANI SBARCANO OLTRE OCEANO



Milano, 15 ottobre 2012 - Sono oltre 25.000 in totale i giovani coinvolti dal programma “Talenti
al Lavoro”, il Piano per l’Orientamento al quale la Provincia di Milano ha destinato oltre 3
milioni di euro.
Un progetto ricco di interventi che vanno dal contrasto alla dispersione scolastica al sostegno al
reinserimento sia nei percorsi di formazione sia attivamente nel lavoro in base alle attitudini
personali tramite i servizi “Scuola Bottega”, dalla certificazione dei saperi e delle competenze
all’individuazione di realtà sul territorio in grado di offrire servizi di orientamento rispondenti
agli standard internazionali, dall’introduzione di strumenti innovativi all’implementazione delle
attività di orientamento nelle scuole nonché la stimolazione di interventi formativi nel campo
del volontariato.
Coniugando altre priorità per la Provincia di Milano, quali le tematiche internazionali e
l’intenzione di promuovere sempre più reti e partenariati internazionali oltre che europei, il
Piano Provinciale Orientamento è stato studiato e realizzato per offrire anche questa
opportunità. La formazione professionale, infatti, vuole ampliare sempre più l’offerta didattica
rivolta agli studenti del territorio milanese aumentando così le prospettive di impiego attraverso
la creazione di percorsi formativi a livello internazionale, scambio di esperienze, relazioni e
contatti con istituzioni e aziende.
In questo contesto a inizio maggio 2012, grazie ad un accordo siglato dalla Provincia di Milano
col George Brown College di Toronto durante la missione di giugno 2011 in Ontario, un gruppo di
12 studenti provenienti da 4 diversi Enti di Formazione professionale della provincia di Milano
sono partiti alla volta di Toronto per uno stage formativo, interamente sovvenzionato dalla
Provincia, presso il prestigioso Centre for Hospitality & Culinary Arts at George Brown College. Il
progetto formativo ha avuto la durata di 4 mesi e ha permesso agli studenti di ottenere un
certificato formativo di Chef Training a livello internazionale. 
«Sono fiero dell’impegno e dei risultati ottenuti dai giovani meritevoli da poco rientrati dagli
stage a Toronto - ha dichiarato il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà –. S’è, del
resto, trattata di un’opportunità irripetibile, capace di aprirli al mondo e di proiettarli verso
realtà molto diverse dalle nostre. Anche alla luce  del momento difficile vissuto dall’economia
globale, l’Amministrazione continuerà ad affiancare le famiglie nella formazione dei
professionisti di domani. Se non fornissimo nuove possibilità di apprendimento la partita del
futuro risulterebbe persa non solo per loro ma anche per il nostro Paese. Per questa ragione,
riteniamo che “consegnare” personale qualificato e  motivato alle nostre imprese possa
rappresentare un’azione cruciale per il rilancio del nostro territorio».
«La formazione professionale ha come obiettivo quello di “professionalizzare” i giovani, -
conclude  Paolo Giovanni Del Nero, assessore allo Sviluppo economico, Formazione e Lavoro
della Provincia di Milano – avvicinandoli maggiormente alle concrete richieste del mondo
economico, produttivo e dei servizi. Questa esperienza non ha solo dimostrato la validità del
progetto in termini formativi ma, soprattutto, ha permesso ad alcuni dei ragazzi di trovare
un’occupazione nell’immediato, ad altri di maturare la decisione di continuare a studiare
terminando il quinquennio, e a tutti di sperimentare in prima persona come si lavora in ambienti
diversi da quelli cui sono abituati, approfondire una lingua straniera e vivere momenti che
rappresenteranno certamente un importante bagaglio personale».

giovedì 18 ottobre 2012

PARTONO I BASTIMENTI - MOSTRA SULL'EMIGRAZIONE ITALIANA ALL'UNIVERSITA' SUOR ORSOLA BENINCASA

L’Università Suor Orsola Benincasa inaugura la mostra “Partono i bastimenti” realizzata grazie al contributo progettuale ed economico dellaFondazione Roma-Mediterraneo. La mostra sarà aperta gratuitamente al pubblico dall’8 ottobre fino al 13 dicembre 2012. Più di 25 milioni di persone lasciarono l’Italia tra il 1861 e i primi anni ’60, un vero esodo per il nostro Paese, principalmente vero le Americhe. Oggi sono circa 65 milioni i discendenti di italiani in Stati Uniti, Canada, Australia, Argentina e Brasile, le principali mete dei “viaggi della speranza”. Proprio allo scopo di far conoscere ai giovani questo momento delicato della nostra storia, l’Università Suor Orsola Benincasa inaugura la mostra “Partono i bastimenti” realizzata grazie al contributo progettuale ed economico della Fondazione Roma-Mediterraneo. La mostra sarà aperta gratuitamente al pubblico dall’ 8 ottobre fino al 13 dicembre 2012. La cerimonia inaugurale è avvenuta il giorno 8 ottobre presso la Sala Villani dell’ateneo, preceduta da una presentazione della mostra alla quale hanno preso parte il Presidente della Fondazione Roma-Mediterraneo, Emmanuele Francesco Maria Emanuele, il Rettore dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, il Direttore della Camera di Commercio di New York, Franco De Angelis, il vice presidente della National Italian American Foundation, Alfonso Ruffo e il Principe Sforza Ruspoli. Successivamente, alle ore 20, dopo l’inaugurazione della Mostra e un cocktail-aperitivo nell’antico claustro della cittadella di Suor Orsola, si è svolta nella Sala degli Angeli una serata musicale a tema, con uno spettacolo prodotto da Rosario Imparato e tratto dalla pièce “Novecento Napoletano”, già andato in scena, con grande successo, presso il Teatro Quirino di Roma con la regia di Bruno Garofalo. “È con soddisfazione non di maniera che l’Università Suor Orsola Benincasa - spiega il Rettore Lucio d’Alessandro – ha aperto le sue sale a questa mostra promossa dalla Fondazione Roma-Mediterraneo e dedicata agli Italiani (l’incredibile numero di 25 milioni) che, nel corso degli anni, hanno attraversato l’oceano alla ricerca di una vita migliore: un autentico “mondo nuovo” per alcuni, ma per la maggior parte di essi nulla di più e nulla di meno che la pura possibilità di vivere, di sottrarre se stessi e i propri figli alle drammatiche condizioni di miseria e fame che gravarono a cavallo fra il XIX e il XX secolo sul nostro e su altri paesi dell’Europa, che aveva anche allora due (e forse più) velocità. E c’è sicuramente anche un po’ di commozione nell’accogliere qui le impronte quotidiane di una migrazione – passaporti, visti, biglietti e orari di piroscafi, opuscoli di norme e regolamenti, ritagli di giornali, spartiti e “copielle” di canzoni, valige e bauli stivati di icone religiose del paese natio e scarni corredi nuziali – che non rappresentano meri reperti da storici, malgrado l’eccezionale potenziale euristico che la mostra pure, certamente, offre alla comprensione storiografica di un fenomeno tanto importante, ma insegnano anche e soprattutto una topografia del dolore, perché pochi oggetti sono così crudamente nudi ed esplicativi come i reperti di una migrazione”.

mercoledì 17 ottobre 2012

23 OTTOBRE 2012 - TRE DESIGNER DEL QUEBEC A MILANO

WESTJET ENCORE, UNA DIVISiONE REGIONALE PER SERVIRE LE COMUNITA' DIMENTICATE

La compagnia aerea canadese WestJet (WS) ha chiamato WestJet Encore la sua filiale regionale. La West Jet che ha la sua base di armamento a Calgary in Alberta incomincerà il servizio nella seconda metà del 2013 partendo dagli aeroporti delle comunità più trascurate. A giugno 2012 la West Jet ha firmato un ordine con riserva per 20 turboprop Bombardier Q400 di circa 683 milioni di dollari canadesi (636 milioni di euro) che potrebbero aumentare a 1.59 miliardi di dollari canadesi (1.25 miliardi di euro) se le 25 opzioni saranno convertite in ordini definitivi. Ai primi del 2013 West Jet annuncerà un orario per WestJet Encore com prendente il primo gruppo di comunità dove intende operare. Secondo gli analisti del settore sarà interessante vedere i risultati di WestJet Encore nei prossimi 3-5 anni. L’esperienza insegna che gli investimenti sulle destinazioni marginali di qualsiasi compagnia aera non ha mai dato grossi risultati. Se si esamina l’attuale tasso di riempimento dei voli regolari di WestJet ci sono poche possibilità di trasbordare traffico passeggeri dalle operazioni del Q400 a quelle dei B737. WestJet potrebbe avere un vantaggio se utilizzasse un aereo più grande del B737, in grado di offrire una capacità maggiore, e di operare su rotte oltre il normale raggio d’azione della flotta delB737 oppure se potesse offrire maggior capacità negli orari di punta tra le tratte più trafficate, soprattutto quelle dove gli slot sono molto richiesti.

martedì 16 ottobre 2012

MILOS RAONIC: UN TENNISTA IN ASCESA

Milos Raonic agli Australian Open 2011


Nel corso del 2012 si è imposto all’attenzione degli appassionati e dei tecnici del gioco del tennis, un ragazzone di nazionalità canadese alto 1,96 m. del peso di 90 kg.
Il suo nome è MilosRaonic, nato a Podgorica  nel Montenegro il 27 dicembre 1990.
Trasferitosi con la famiglia in Canada (Thornhill-Ontario) all’età di 3 anni,  ha iniziato a giocare a tennis all’età di sei sotto la guida del padre avendo sempre come riferimento e idolo Pete Sampras. Successivamente è stato allenato dal tennista professionista canadese Frederic Niemeyer, per passare alla fine del 2010 sotto la guida dell’ex-tennista spagnolo Galo Blanco, i cui insegnamenti sono stati assai proficui e tali da fargli raggiungere nell’ottobre di quest’anno il suo best ranking al n°14 della classifica ATP.

La sua ascesa nell’ultimo biennio è stata assai rapida; nel 2011 vince infatti il suo primo torneo professionistico a San Josè, battendo in finale lo spagnolo Verdasco; approda ad un’altra finale a Memphis, sconfitto dallo statunitense Roddick; a fine anno raggiunge il 31° posto nella classifica mondiale.
Quest’anno – oltre ad essersi ben difeso in numerosi tornei importanti - disputa 4 finali vincendone due: a Chennai contro il serbo Tipsarevich e a San Josè contro il russo Istomin e perdendone altrettante a Memphis contro l’austriaco Meltzer e – pochi giorni fa – a Tokio contro l’idolo locale Nishikori dopo una battaglia di circa tre ore e dopo aver eliminato due “top ten” del calibro di Tipsarevich e Murray

Caratteristiche tecniche: E’ destro e gioca il rovescio a due mani. Il suo punto di forza è certamente il servizio assai veloce (oltre i 200 km/h) e preciso con il quale ha risolto molti incontri, questo colpo devastante per i suoi avversari lo porta a prediligere le superfici veloci specie il cemento; ha inoltre un dritto devastante che grazie alla sua potenza è considerato uno dei migliori del circuito. Se riuscirà a migliorarsi negli spostamenti laterali e nella tenuta fisica sulle lunghe distanze, potrà certamente aspirare ad entrare tra i “top ten” della classifica del circuito professionistico.

lunedì 15 ottobre 2012

INSEGNA AL NEON








Curiosa ed interessante Nota dell’Autore, ERIC BERNE, nella raccolta autobiografica “A Montreal Childhood” (La Mia Infanzia a Montreal, 2012):

La prima insegna al neon mai realizzata, lo stemma della McGill University fatto di tubi al neon da Sir ERNEST RUTHERFORD intorno al 1890, rimase appesa e inutilizzata nell’auditorium di fisica per molti decenni. 
Veniva accesa solo una volta all’anno, per dimostrare la conduttività elettrica di gas rari agli studenti del primo anno. 
Anni dopo, gli studenti si divertivano a calcolare quanto avrebbe guadagnato l’università se avesse brevettato quel dispositivo.


venerdì 12 ottobre 2012

RINA LASNIER




La tua assenza è sempre una attesa
Che fa le mie mani troppo tristi e fragili
Per cogliere fiori e accarezzare il tuo ritorno. 
(Exile, da Escales 1950)






Poetessa canadese di lingua francese (Saint-Grégoire-d'Iberville, Québec, 1915–Saint-Jean-sur-le-Richelieu 1997). 
È stata una delle voci più espressive, nuove e significative della letteratura canadese, la sua poesia raggiunge la grandezza dei canti biblici, quasi come un profondo simbolismo, ed è pervasa da forti suggestioni. 
Si ricordano tra le sue raccolte: Images et proses (1941), Madones canadiennes (1944), Chant de la montée(1947), Présence de l'absence (1956), La salle des rêves (1971), Matins d'oiseaux (1978), Entendre l'ombre(1981), Le choix de Rina Lasnier dans l'œuvre de Rina Lasnier (1981), Chant perdu (1983) e Mémoire sans jours(1995).

mercoledì 10 ottobre 2012

RILEGGIAMO... COLUMBIA ICEFIELD

Il Columbia Icefield si trova nel Jasper National Park al confine con il Parco di Banff sulle splendide Montagne Rocciose. Esteso su un’area di 325 kmq, profondo dai 100 ai 365 metri, l’enorme accumulo di ghiaccio (denominato Icefield-campo di ghiaccio) alimenta 8 maggiori ghiacciai tra cui l’Athabasca, il Dome e lo Stutfield, tutti visibili dall’Icefield Parkway. Tutt’attorno cime elevatissime, al di qua e al di là del triplo spartiacque continentale (di cui vi ho parlato il 23 luglio 2007): Mount Andromeda (3,450 m), Mount Athabasca (3,491 m), Mount Bryce (3,507 m), Castleguard Mountain (3,090 m), Mount Columbia (3,747 m), Mount King Edward (3,490 m), Mount Kitchener (3,505 m), North Twin Peak (3,684 m).

L’escursione che ti porterà a camminare sul ghiacciaio Athabasca è emozionante: lungo 6 km e largo 1 km, dati questi variabilissimi di anno in anno perché come ogni altro ghiacciaio del mondo – con poche eccezioni – si sta ritirando. Già all’arrivo vicino al parcheggio auto vedrai i cartelli che segnalano le posizioni del ghiacciaio e le sue diverse fasi di scioglimento dalla data della sua scoperta nel 1898.

Fino a 7 metri annui di precipitazione nevosa che si compatta in spessi strati che con il suo peso e la forza di gravità spinge e fa scivolare a valle lungo la morena, acqua disciolta e pietra frantumata dalla incontrastabile potenza del ghiaccio. Il percorso è avventuroso e a partire dal Visitors’ Centre è tutta una conquista a questa meraviglia della natura: prima con un normale bus, poi ci si trasferisce su un mezzo speciale, dotata di un motore potentissimo (per superare arditi pendii) e di gigantesche ruote. La mia foto te ne dà le proporzioni!



Finalmente si posa i piedi sul ghiaccio (a proprio rischio e pericolo) pochi minuti per una passeggiata, magari un ‘sorso di ghiacciaio’ (chi dice che l’acqua di scioglimento sia pura, chi ormai la sconsiglia perché potrebbe essere inquinata da agenti atmosferici esterni…). Porre la massima attenzione, la superficie è molto scivolosa e potrebbe nascondere pericolosi crepacci. Non allontanarsi troppo dagli “snowcoach” e mai superare le barriere. Seguire attentamente le istruzioni dell’accompagnatore compreso il segnale di rientro a bordo dello snowcoach “Ice Explorer”!
Raccomando scarpe basse, comode e antiscivolo; abbigliamento caldo (vedi foto), anche in caso di giornata soleggiata, ti trovi ben oltre i 2000 metri di altitudine! E se alla partenza dovesse piovere, in alto potrebbe trattarsi di neve come è successo a me una volta. Straordinario!
Si raccomanda la prenotazione e la puntualità. Dedica almeno mezz’ora alla visita dell’interessante Centro Visitatori, e per la sosta ‘tecnica’ ed un caffè, uno snack, il pranzo o la cena al tramonto! Sono migliaia i visitatori che ogni giorno, nei mesi estivi, convergono in questo punto. Proprio perché l’organizzazione è perfetta, bisogna seguire scrupolosamente le istruzioni e gli avvisi che appaiono sui monitor. In tutto almeno 2, anche 3 ore, tutte ben spese! Programmati consultando il sito www.columbiaicefield.com
02.05.2008

NOTA DEGLI AUTORI:
Siamo orgogliosi del successo di questo nostro Blog nato il 19 febbraio 2007.
Poiché non ci occupiamo esclusivamente di stretta attualità ma affrontiamo da oltre 5 anni soprattutto argomenti di storia e memoria, geografia, natura, e altre curiosità che servano a farvi conoscere meglio questo straordinario paese, ci rendiamo conto che i nostri nuovi lettori non hanno quindi il tempo materiale per rileggersi tutti i nostri interventi!
Il fatto poi che il nostro lavoro sia rimasto ‘spezzato’ in due per un misteriosi incidente tecnico nel dicembre 2007, ci vede sì avvicinarci ai 200mila contatti per questo sito www.turismoincanada.blogspot.com ma con meno contatti correnti per quello pre-10dic07 (www.turismoincanada3.blogspot.com) che contiene molti articoli davvero di piacevole lettura.
Pensiamo quindi di fare cosa gradita a molti amici del Canada, nuovi e vecchi, scegliendo di proporvi di tanto in tanto il testo integrale o il link ad un post degli anni scorsi tra quelli da noi ritenuti più interessanti o che ci dispiace particolarmente che qualcuno non abbia potuto o fatto in tempo a leggere. Speriamo che anche i lettori più affezionati ri-leggeranno con piacere quanto da noi ri-proposto.

martedì 9 ottobre 2012

AIR TRANSAT : ITALIA CANADA 2013

In occasione di TTG Incontri che si terrà a Rimini dal 18 al 20 ottobre 2012, AIR TRANSAT, la compagnia aerea canadese leader del segmento leisure presenterà il programma della stagione 2013. In particolare sta per lanciare in anteprima il nuovo operativo dei suoi voli non stop Italia – Canada per Montrèal e Toronto da Roma, Venezia e Lamezia. Il nuovo orario dei voli non stop Italia – Canada 2013 prevede : Roma Toronto 6 voli settimanali - Roma Montrèal 5 voli settimanali - Venezia Montrèal 1 volo settimanale - Venezia Toronto 1 volo settimanale - Lamezia Toronto 1 volo settimanale
AIR TRANSAT , che ha appena rinnovato la cabina degli Airbus 330, ha pure ricevuto il premio Skytrax, World Airline Award, come migliore compagnia aerea al mondo per viaggi vacanze 2012. Per chi sarà a Rimini, lo stand AIR TRANSAT si trova al PADIGLIONE 1 STAND 70

lunedì 8 ottobre 2012

BLU LOBSTER



Che fine avrà fatto la rarissima aragosta color blu metallico pescata lo scorso giugno al largo delle coste della Nova Scotia  dal vecchio pescatore Bobby Stoddard di Clarks Harbour?
Meravigliato, sbigottito e orgoglioso, dichiarava essere questa la prima volta che ne vedeva  un esemplare in tutti i suoi 33 anni di attività.
Colore intenso, brillante, mozzafiato. Più unico che raro. Secondo il Lobster Institute della University of Maine, di questo colore ne esisterebbe solo un esemplare ogni due milioni di aragoste. ll colore acceso del crostaceo deriva da uno specifico difetto genetico che causa una produzione eccessiva di una proteina, responsabile della sfumature blu.
Stoddard inizialmente aveva pensato bene di mettere in vendita online il crostaceo per 200 dollari ma, una volta a conoscenza della rarità del suo pescato, e  ricevendo "strane" telefonate e diverse e-mail che lo rimproveravano per aver cercato di vendere una creatura così rara ha deciso di fermare la vendita: "Sono una persona timida – ha detto Stoddard – e catturare aragoste per poi venderle è ciò che faccio nella vita e ora sto cercando di fare la cosa giusta. Non so cosa sia la cosa migliore da fare, forse sarebbe opportuno ridarla all'Oceano ma in realtà vorrei che fosse visibile a più persone possibile".
Salvato dalla pentola per il  suo insolito incarnato, sarà ancora in un acquario per tutti da ammirare o lo avranno restituito all’Oceano Atlantico?


sabato 6 ottobre 2012

UNA LOW-COST PER AIR CANADA

Air Canada annuncia che a partire da giugno 2013 lancerà una sua filiale low-cost che servirà i Caraibi e l'Europa. La mossa cerca di contrastare la forte concorrenza della canadese WestJet. Air Canada creerà una agenzia di viaggi ad hoc che commercializzerà i voli del nuovo vettore. I primi collegamenti saranno assicurati da due Boeing 767-300 e due Airbus A319. In funzione della domanda del mercato la flotta potrebbe arrivare ad avere fino a 50 velivoli. Nonostante il rallentamento economico Air Canada ha deciso la nuova strategia per contrastare sia l’aggressività di West Jet che si prepara a dar vita a un vettore regionale sia Sunwing e Air Transat. Il semaforo verde segue la decisione arbitrale in congiunzione con l’accordo sindacale con i piloti che autorizza l’utilizzo progressivo di 50 aerei – 20 Boeing 767 e 30 Airbus 319 – per una filiale low cost. Per esemplificare, la compagnia low cost opererà con aerei B767 con capacità fino a 275 passeggeri contro i 225 della configurazione attuale di Air Canada. Nel 2014 Air Canada prevede poi di introdurre una classe premium economy, simile a quella di Cathay Pacific e British Airways, sui voli che opereranno con i nuovi aerei Boeing 787. In un’industria in crisi permanente, sempre alle prese con rallentamenti e disastri economici, ben pochi riescono a estrarre il coniglio bianco dal cilindro nero. Non è un mistero, ad esempio, la decisione di un colosso come American Airlines, attualmente in piena ristrutturazione fallimentare, di licenziare 11.000 dipendenti di
cui quasi 4.000 in maniera definitiva.

giovedì 4 ottobre 2012

CENTRO LEONARDO DA VINCI


CENTRO LEONARDO DA VINCI DI MONTREAL: http://www.centreleonardodavinci.com/






Chers amis du Centre Leonardo da Vinci,
Pour la première fois au Canada, deux supergroupes d'Italie: Negrita et SubsOnica le 16 Octobre 2012 à 20h00 dans le Théâtre Mirella et Lino Saputo au Centre Leonardo da Vinci.  Billets 35.00 $Informations 514-955-8370.
On vous attend nombreux.
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Dear friends of the Leonardo da Vinci Center,

For the first time in Canada, two supergroups from Italy: Negrita and SubsOnicOctober 16, 2012 at 20:00 at the Mirella and Lino Saputo Theatre at CLDV. Tickets $ 35.00. Information 514-955-8370.

We hope to see you all there.
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Cari amici del Centro Leonardo da Vinci,

Per la prima volta in Canada, due supergruppi dall'Italia: Negrita e SubsOnica il 16 ottobre 2012 alle ore 20:00 presso il Teatro Mirella e Lino Saputo al Centro. Biglietti $35.00. Informazioni 514-955-8370.

Vi attendiamo numerosi.

lunedì 1 ottobre 2012

LA COLLEZIONE DI LATTINE STORICHE DI TIZIANA GUATELLI A CHIUSANICO (IMPERIA)

Chissà che fine hanno fatto le migliaia di lattine soprattutto quelle di olio che hanno varcato gli oceani per il benessere degli emigrati italiani? Un documento storico non indifferente non soltanto in chiave gastronomica che per fortuna è stata preservato nel Paese d'origine, a Imperia, una città memorabile che non deve sfuggire al turista curioso che disdegna, come fa quello italiano, le mete convenzionali. Daniela Lauria ha schedato e digitalizzato la meravigliosa collezione di lattine storiche di Tiziana Guatelli di Imperia, una mostra che illustra lo sviluppo industriale di Imperia e racconta mirabilmente la storia del nostro Paese.

Ecco il testo che proprio Daniela Lauria ha preparato per i lettori di www.turismoincanada.blogspot.com "Nei primi anni del Novecento, in Liguria si registrò un forte incremento nella produzione di olio d’oliva, fenomeno dovuto all’introduzione della chimica, che permise di rendere commestibili anche quegli oli che risultavano essere inadatti al consumo alimentare. Imperia, in questa nuova realtà, rivestì un ruolo di primissimo piano, in quanto nell’arco di pochi anni, si concentrarono i più importanti stabilimenti per la produzione e la raffinazione dell’olio d’oliva. Vennero raggiunti livelli tali che si andò ben oltre quelle che erano le esigenze nazionali, pertanto si decise di esportare questo prezioso ingrediente all’estero. 
Per mantenere inalterata le qualità e le caratteristiche organolettiche, si scelse di confezionarlo in contenitori di banda stagnata, materiale che, grazie alle sue peculiarità, consentiva un ottimale condizionamento del prodotto. Nel giro di pochissimi anni, si registrò lo sviluppo di importanti opifici dediti alla produzione di packaging per l’industria italiana dell’olio d’oliva. Accanto ai grandi stabilimenti dell’imballaggio, come ad esempio l’azienda Domenico Renzetti e C. o la Solertia, per citarne solo alcuni dei più conosciuti, si concentrarono tutta una serie di piccole e medie aziende a conduzione familiare. 
L’anno 1861, che rappresentò per l’Italia il raggiungimento dell’unità tanto desiderata, e che era costata grande impegno e sacrificio, segnò anche l’inizio di un fenomeno che avrebbe inesorabilmente cambiato le sorti della nazione e non solo: l’emigrazione all’estero. Non dimentichiamo che il nostro paese, appena costituito, registrò un triste primato, divenendo il protagonista del più grande esodo migratorio della storia moderna.
Per molti espatriati, la scelta di allontanarsi dal paese d’origine non fu da intendere come un ripudio dell’Italia. Le mete privilegiate furono essenzialmente l’Australia, l’America del Nord, il Canada e i paesi dell’America Latina. Nei nuovi stati si formarono comunità nelle quali molte attività erano gestite da conterranei; nelle maggiori città vennero pubblicati giornali in italiano, si istituirono società di fratellanza e di aiuto – ad esempio i Figli d’Italia (Ordine dei Figli d’Italia in America – Order Sons of Italy in America) - tutto questo favorì ampiamente il costante sbarco d’immigrati che, oltre alla concezione del lavoro, portarono con loro musica e cibo. 
 Le comunità italiane all’estero cercarono di colmare quel senso di nostalgia, andando alla ricerca dei sapori culinari che immediatamente erano riconducibili alla Patria lontana. Nei nuovi paesi trovarono quasi tutti gli ingredienti necessari per la preparazione dei piatti nostrani, ad eccezione dell’olio d’oliva. Per tale ragione si iniziò ad importarlo. Ma se la qualità del prodotto era garantita dall’importatore - che era sempre di origine italiana - i nostri connazionali vollero una lattina che doveva ricordare la terra d'origine. L’imprenditoria ligure, con largo anticipo rispetto a quelli che sarebbero stati gli sviluppi del commercio internazionale, comprese che per rendere il proprio prodotto più apprezzato dai potenziali consumatori, non solo doveva essere ottimo, ma soprattutto avere una confezione accattivante, in grado di incontrare i desideri e le aspirazioni dei suoi acquirenti. Per soddisfare le richieste del mercato internazionale, in Liguria si iniziarono a produrre contenitori per la commercializzazione dell’olio prodotto nell’intero territorio nazionale, con effigiate tutte quelle immagini che meglio rappresentavano il nostro Paese. Fu indispensabile, pertanto, rivolgersi all’arte grafica, in particolare ai giovani designer che, usciti dalle varie Accademie e specializzati in disegno industriale, trovarono impiego presso gli stabilimenti di banda stagnata litografata. Nonostante il loro encomiabile lavoro, come si può evincere dalla qualità dei progetti realizzati per i diversi imballaggi, poco si conosce circa la loro identità. Furono affiancati anche da importanti disegnatori che si dedicarono alla rappresentazione grafica delle lattine, come ad esempio Gino Boccassile, Aurelio Craffonara, Plinio Nomellini e più tardi Armando Testa
Iniziò quel felice connubio fra progresso tecnologico - industriale e ricerca artistica che portò a risultati eccellenti, non solo dal punto di vista commerciale ma anche come strumento di trasmissione del gusto e dei nuovi linguaggi dell’arte, che permise di raggiungere un pubblico sempre più vasto. L’aspetto grafico univa sia la necessità di una ricerca artistica che stava sperimentando nuovi spazi per una comunicazione più integrata con le dinamiche sociali e quella di una cultura imprenditoriale che aveva l’esigenza di veicolare i prodotti attraverso le “novità” e le variazioni delle immagini che li pubblicizzavano. Inizialmente fecero figure semplici, solo successivamente iniziarono ad essere effigiati quei personaggi o avvenimenti, relativamente recenti, che avevano scosso profondamente l’opinione pubblica. La registrazione delle mode non fu sempre immediata, pertanto i disegnatori attinsero indiscriminatamente sia dalla tradizione ottocentesca, sia dalle ricerche Liberty e dell’Art Decò: lo scopo era di conquistare i consumatori in maniera più coinvolgente, con un piglio moderno, rinnovando e modificando, secondo le occasioni, la decorazione dei contenitori. 
Per i prodotti destinati alle comunità italiane all’estero, i designer lavorarono alla litografia come fosse carta pregiata, creando contenitori dai colori sfumati e raffinati, non solo per l’olio ma anche per il tonno, cercando di riprodurre marchi e simboli che meglio potevano alleviare la nostalgia della lontana Italia. Ogni contenitore presentava titoli e descrizioni in due lingue, quella d’origine e quella del nuovo paese, e, nel tentativo di renderle più simili, la traduzione nell’idioma d’origine era approssimativa. Esemplare, a tale proposito, la parola inglese packed tradotta con il termine italiano impaccato.  Inoltre, in quel periodo, l’olio non prendeva il nome del suo produttore, ma si richiamava a immagini e nomi che ricordavano la Patria. E se oggi, osservando la latta olio Garibaldi, si sorride pensando a come l’Eroe dei due Mondi possa essere divenuto una rinomata marca di olio d’oliva o di tonno, a quei tempi, presso le comunità italiane, era considerato un fatto normale. 
La maggior parte di questi contenitori in banda stagnata litografata, realizzati intorno alla prima metà del Novecento, compongono il patrimonio dell’Associazione Culturale Guatelli. Fondata nel 2006, per iniziativa del presidente Tiziana Riva Guatelli, grande appassionata e collezionista di imballaggi, con l’ausilio del marito Riccardo Guatelli, erede di una delle più importanti aziende di packaging, oggi la raccolta consta di oltre 6000 pezzi unici, tutti prodotti unicamente in Liguria. La collezione, in continua crescita, è ospitata e in parte esposta presso un antico frantoio a sansa del XVII secolo, nell’immediato entroterra di Imperia; inoltre, è stata considerevolmente incrementata grazie alla donazione della famiglia Renzetti, che ha voluto contribuire devolvendo la loro cospicua serie di lattine di banda stagnata litografata. Oltre ai contenitori, sono presenti un considerevole numero di bozzetti e affiches pubblicitari, che le più importanti aziende olearie commissionavano agli artisti. Le latte, con ogni probabilità, sono databili ai primi decenni del secolo scorso, purtroppo la scarsità, ad oggi, di documenti impedisce di avanzare una cronologia precisa. Inoltre è necessario specificare che la maggior parte dei pezzi presenti in collezione sono fogli di banda stagnata litografata, si tratta cioè della fase precedente la realizzazione dei contenitori, questo perché durante la lavorazione, le lamine subivano il processo litografico e, una volta completato, si passava alla piegatura per conferirgli la tipica forma pronta per il riempimento . Lungo le antiche pareti del frantoio, si estende un dedalo di colori che colpisce il visitatore. 
La raccolta è stata oggetto di un attento lavoro di schedatura e catalogazione. Nell’ambito di questo riordino, si è tentato di individuare alcuni soggetti che ricorrono più frequentemente sulle lattine. Sicuramente la figura femminile ricopre un ruolo privilegiato. Viene rappresentata alternativamente nei panni della donna-angelo, come ad esempio nell’olio Madonna, nel quale la protagonista appare avvolta in un morbido peplo, secondo la tipica rappresentazione liberty che permetteva di sveltire le immagini e imprimere loro uno slancio elegante di forme con simboli grafici floreali o astratti; non mancano, però, rappresentazioni tipiche della Belle Epoque, caratterizzate da vite sottili e décolleté generosi, vistosa sinuosità delle forme come nel caso dell’olio Odalisca, oppure quelle che fanno riferimento alla tradizione popolare contadina come ad esempio nell’Olio Tana, in cui la donna appare effigiata con il tipico costume folcloristico siciliano. Tra i temi dominanti non mancano quelli che celebravano l’Unità d’Italia. In particolare, grande spazio è riservato ai patrioti, ai quali si riconosceva il merito di aver trasformato l’Italia da mera espressione geografica a vero Stato unitario. Emblematico il già citato caso dell’Olio Garibaldi. Uomo dotato di grande intuito strategico, fu celebrato da molti artisti diventando così un personaggio universale, pertanto, appare del tutto normale, che venga impiegato quale testimonial d’eccezione per l’industria del packaging alimentare. Ricchissima la serie legata ai personaggi simbolo del nostro paese: troviamo ad esempio l’Olio Verdi, Giuseppe Mazzini, D’Annunzio, Tasso e l’Olio Caruso e Giotto, per citarne solo alcuni. Sono presenti, inoltre, le marche che rievocavano le grandi opere teatrali, come ad esempio olio Norma, Romeo e Giulietta, Tosca e Olio Aida. Non mancano le lattine che celebrano le tradizioni popolari italiane come l’olio Ambriola, Sicilian girl, Rosalia, la Romanella e quelle che evocano gli eventi storici del nostro paese nei primi del Novecento come ad esempio l’olio Duce, Edda, Vittoria Tripolitana e Faccetta Nera. Numerose sono, inoltre, quelle che rendono omaggio ai luoghi simbolo dell’Italia nel mondo: come ad esempio l’ Olio Grotta Azzurra oppure le città e i loro monumenti, come ad esempio l’Olio Milano Arco della pace, l’ olio Sanremo, olio Mole Antonelliana, e molti altri. 
Un posto di grande rilievo è, infine, riservato alla rappresentazione e celebrazione dell’Italia. Sulle confezioni in latta per l’olio, il nostro paese viene rappresentato, quasi sempre, nelle sembianze di una giovane donna avvolta in un peplo come una figura classica, ispirata alla Nike o alle divinità greche. Frequentemente è posta ai margini della composizione, in posizione seduta, munita dello scudo sabauda e della tipica corona turrita, come ad esempio nella latta Olio La Patria. Nell’olio La Libertà, invece, è ritratta nei panni di una donna guerriero dotata di elmo che, emulando il celebre dipinto del maestro francese Eugène Delacroix, personifica la libertà. Presenta una posa esortatrice ed è monumentale anche se in movimento impetuoso. 
Fonti : N. Cerisola, Storia delle Industrie Imperiese, Editrice Liguria, Savona 1973 ; M. Sanfilippo, Immigrazione e storia d’Italia, Luigi Pellegrini, Cosenza 2003; Sborgi F., Tracce per una “pre-istoria della promozione dell’immagine imprenditoriale in Liguria fra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, in “La Riviera Ligure”, Genova 1997; F. Sborgi., L’immagine di promozione turistica in Liguria nel Novecento, in Invito al viaggio immagine di promozione turistica in Liguria nel Novecento, cat. Mostra, Genova 1999 ; R. Bossaglia, Scatole di latta, Milano 1999 ; G. Verga, Trattato di litografia e moderne applicazioni,Milano 1923;. Il lavoro di schedatura e digitalizzazione dell’intera collezione è stato condotto da Daniela Lauria con la guida del prof. Franco Sborgi in collaborazione con l’Università di Genova. Si ringrazia Antonella Tallone per il prezioso aiuto.
Testo e immagini di Daniela Lauria.