giovedì 28 febbraio 2013

EGILDO E CAROLINA BRAGA, SOPRAVVISSUTI ALL'AFFONDAMENTO DELLA "EMPRESS OF IRELAND" IL 29 MAGGIO 1914 , NEL RACCONTO DELLA FIGLIA ENRICHETTA


Enrichetta Braga aspetta il mio arrivo seduta dietro la finestra con le tendine ricamate della sua casa situata appena dopo “lo stabilimento” di Turbigo, provincia di Milano, forse un po’ ansiosa perché non avvezza a raccontare ad estranei la storia di famiglia. Non è stato facile arrivare a lei, ma la nipote Rosella ha già avuto contatti in passato con altri studiosi e così tutto è diventato naturale, e la presenza della figlia Carla ha contribuito a rendere l’atmosfera piacevole e distesa.

Enrichetta Braga, che  ha compiuto 93 anni il 17 febbraio 2013, è persona affabile e molto vivace oltre ad essere in gamba ,visto che continua a vivere da sola e indipendente. Casa ordinata e costellata dei ricordi di una lunga vita con al centro una delle peggiori tragedie marittime del Canada. Spiego il mio lavoro di ricercatore, teso a far conoscere gli aspetti meno noti dell’emigrazione lombarda, e racconto quanto so, per poi colmare i vuoti con la testimonianza di Enrichetta e le precisazioni di Rosella e Carla.



La storia di Enrichetta incomincia a Ellis Island, New York dove il 27 dicembre 1908 il piroscafo La Lorraine sbarca due emigranti di Turbigo : Egildo Braga e Arcangelo Citterio, l’uno diretto a Eveleth, Minnesota dal fratello Carlo emigrato nel 1906  e l’altro dall’amico Pasquale Bianchini a Herrin, Illinois. Ambedue futuri minatori di ferro e carbone.

Egildo Braga, aitante giovanotto di ventun anni,  si adegua subito al ritmo di vita del campo minerario di Fayal dove l’attività ferve : il ferro è estratto e semitrattato in loco a tal punto che  la popolazione di Eveleth è passata da quasi 2.800 nel 1900 a oltre 7.000 abitanti.  Come d’uso anche Egildo alloggia assieme ad  altri minatori presso una famiglia di compaesani ed infatti  il censimento federale americano del 1910  lo elenca quale boarder pensionante presso la famiglia di Frank e Josephine Colombo. La scrupolosità statistica lo annota quale minatore di ferro al Fayal Camp e ci informa che ha già inoltrato il primo documento per ottenere la cittadinanza americana, solitamente il primo passo verso la decisione di restare per sempre in America.



Egildo,infatti, decide di metter su famiglia, non ha tempo e la possibilità di trovarsi una moglie in loco o di ritornare a Turbigo e contatta quindi la famiglia. Siccome tanti giovani erano all’estero il numero delle ragazze da marito era abbondante e bastava una fotografia o un vago ricordo per combinare un matrimonio. Qualche giovane donna si sposava per procura ma Carolina Braga, cugina di Egildo, preferì attraversare direttamente  l’Atlantico sbarcando a  New York il 27 maggio 1911 a bordo del piroscafo La Lorraine.

 Il manifesto con l’elenco dei passeggeri dichiara che va dal cugino Egildo Braga al 217 di Grand Street di Eveleth, segno che il minatore aveva lasciato la pensione ,ma non aiuta a capire se Carolina, allora diciannovenne, sia partita da sola da Turbigo fino a Le Havre per poi imbarcarsi il 20 maggio 1911. Nel ricordo di Enrichetta la mamma sembra essere stata in compagnia di qualche paesana, ma se lo era, non era di Turbigo in quanto il manifesto non mostra altre persone dirette a Eveleth. La traversata oceanica, sempre con la medesima connotazione di ansia e mal di mare e quel pezzo di formaggio portato da casa che non andava proprio giù, come rammenta Enrichetta con la certezza di chi ha raccolto le medesime frasi per anni senza mai annoiarsi e prestando attenzione ai minimi dettagli.

Carolina parte con grande coraggio e fiduciosa di non andare a Eveleth  brasciacoll a ‘na pianta (a mettere le braccia al collo a un albero ovvero a un futuro marito completamente sconosciuto) ma di sposare l’uomo della sua vita. Enrichetta lo ripete più volte e le foto successive  mandate alla mamma Romorini Maria a Turbigo mostrano infatti  due persone fiere e serene.

Poco dopo il suo disagiato viaggio, il 3 giugno 1911 Egildo e Carolina Braga si sposano a Eveleth e incominciano a progettare il loro futuro. Nasce un figlio, Rino e tutto  procede per il verso giusto. Enrichetta conserva ancora le fotografie a viraggio seppia dei matrimoni che molti emigranti spedivano poi con orgoglio alle famiglie rimaste in Italia.

Ben presto anche Carolina gestirà una casa per pensionanti boarding house e a tutti racconterà all’infinito di avere avuto fino a 17 minatori da accudire ovvero preparar loro pasti all’italiana e lavare e stirare i loro vestiti.


Il fratello Carlo, minatore e pensionante in un'altra casa, si sposa invece nel 1914. L’iter è sempre il medesimo : richiesta alla famiglia in Italia di cercare una ragazza da marito della cerchia familiare desiderosa di emigrare. Un rito ormai collaudato.
La futura sposa Giuseppa Garavaglia,  pure lei diciannovenne, parte con il Rochambeau da Le Havre il 14 marzo 1914 e arriva a New York  il 24 marzo 1914. Questa volta le cosiddette navi del lavoro portano diversi emigranti locali. Ci sono Ronzoni Carolina e Rosa pure dirette a Eveleth e frotte  di emigranti di Castano Primo e Nosate, destinati a St. Louis, Missouri e di Lonate Pozzolo che vanno invece a Crockett e San Rafael, California.  Nel 1913 almeno 90 turbighesi emigrarono negli Stati Uniti, ma nel 1914 causa le incertezze politiche, la cifra scese a soli 15.
Giuseppa lasciava a Turbigo la famiglia con a capo il padre Giuseppe che era emigrato anni prima a Buenos Aires, Argentina, dove lei era nata 1895.
Una grande e meravigliosa fotografia di matrimonio del 1914 che Enrichetta aiuta pazientemente a ricostruire mostra Carlo e Giuseppa circondati da parenti e amici, e soprattutto da Egildo, Carolina e dal loro bimbo Rino. La datazione della fotografia ha richiesto molte discussioni e ipotesi perché non ci sono annotazioni di sorta, e Enrichetta può umanamente identificare soltanto le persone conosciute o di cui si è costantemente parlato. Tuttavia adesso tutto è chiaro. Giuseppa arrivò il 24 marzo 1914 e si sposò quasi subito, certamente prima della partenza di Egildo e famiglia per l’Italia che avvenne l’ultima settimana di maggio del 1914.  Per motivi legati alle promozioni delle compagnie di navigazione il viaggio via mare ebbe inizio a Ville du Quebec, Quebec, Canada, raggiunta  dopo un viaggio in treno di 2250 chilometri, la distanza che la separa da Duluth, Minnesota.


Perché Egildo aveva deciso di tornare a casa? Enrichetta non ha una risposta precisa : Carolina era contenta di stare in America e le opportunità di lavoro non mancavano. Si può ipotizzare un richiamo familiare, allora molto forte in alcune famiglie, per cui Egildo aveva così deciso di tornare per verificare lo stato delle cose dopo sei anni di lontananza. Di fatto a bordo della Empress of Ireland c’erano molti operai licenziati temporaneamente dalla Ford e anche altri minatori rimasti senza lavoro. Non si era ancora spento l’eco dei sanguinosi  scioperi del 1913-14 nella Copper Country Regione del Rame del Michigan e nelle miniere di carbone di Ludlow, Colorado, seguiti nel 1916 da quelli nel Mesabi Range del Minnesota nel 1916. Talvolta il ritorno tra i propri cari era preferibile al disagio della lotta per il pane.

Egildo, Carolina e Rino si ritrovarono quindi a Ville du Quebec in mezzo a una folla di persone che andava naturalmente a Liverpool, scalo comodo per i nordeuropei ma un po’ meno per gli italiani che avrebbero poi dovuto proseguire per altri 1250 chilometri.
L’Empress of Ireland salpò regolarmente alle 1630 da Ville du Quebec al comando del capitano Henry G. Kendall  con a bordo 1477 persone tra passeggeri di prima, seconda e terza classe e membri dell’equipaggio e si inoltrò lungo il fiume San Lorenzo.
Egildo e Carolina declinarono la possibilità di restare nel dormitorio con gli altri bambini – 138 in tutto – e preferirono rimanere con lui negli alloggi di terza classe.
Verso la una e venti del 29 maggio 1914 la visibilità sulla rotta fu azzerata da improvvisi banchi di nebbia. Se ne accorsero sia  la Empress of Ireland sia la nave da carico norvegese Storstad che procedeva in senso opposto ma nonostante le correzioni di rotta dell’ultimo momento la Storstad non riuscì a evitare la collisione. Alle 0155 la prua rinforzata per la navigazione tra i ghiacci della Storstad squarciò la fiancata della Empress of Ireland.  L’urto fu tremendo, la prua della Storstad penetrò nella fiancata della Empress of Ireland creando uno squarcio di quattro metri alto quattordici e penetrando per almeno sette metri sotto la linea di galleggiamento, e la nave cominciò a sbandare su un fianco. Alle 0155 la Storstad riuscì a disincagliarsi.
Quindici minuti dopo la Empress of Ireland non era più visibile.
Quando la Storstad urtò la Empress of Ireland Egildo si svegliò di soprassalto e corse immediatamente a vedere che cosa era successo. Carolina, stà lì ca vo sù a vidè Carolina aspettami che vado sopra a vedere. Egildo tornò quasi subito : Carolina al funda, Carolina affonda.
 Per fortuna si erano tenuti il figlio e non erano rimasti nel dormitorio. 134 dei 138 bambini annegarono e anche loro avrebbero certamente incontrato la medesima sorte.
La nebbia, la paura, la concitazione della folla, Rino, tutto contribuisce a rendere drammatica la scena, ma Egildo sembra avere i nervi saldi, lega in qualche modo il figlio a sé e cerca di capire come salvarsi. Carolina ha paura, hanno indossato il salvagente, ma buttarsi in mare al buio non è facile. Si teme il risucchio visto che la nave sta affondando. In qualche modo raggiungono il ponte, Egildo scalcia malamente un tizio irrazionale che lo ostacola con valigia al seguito. Poi si buttano. A un tratto Egildo si accorge che la forza dell’acqua gli ha sottratto Rino, lo cerca disperatamente, e perde di vista Carolina. Lei ha preso una trave in testa e si è anche ferita alla fronte, sprofonda nell’acqua gelida e risale, resiste poi attaccata a una scialuppa rovesciata.
Enrichetta ha gli occhi lucidi nel rievocare le parole  del padre che si commuoveva sempre  ogniqualvolta, e capitava spesso, fissava il pensiero e il discorso sul tragico evento con un senso di colpa per non essere stato capace di salvare Rino.
Vusean tucc, in un mument a vusea pù nisun urlavano tutti, in un momento non urlava più nessuno.
I soccorsi da parte della Storstad medesima e di altre navi furono rapidi come rapido era stato l’affondamento della Empress of Ireland, ma la tragedia fu immane. Perirono 1012 persone e se ne salvarono 465.
I superstiti furono portati nella vicina Rimouski, dove i Braga cercarono invano di identificare il corpo di Rino tra le salme ritrovate e allineate per il riconoscimento.
A questo punto non restava che tentare di darsi pace e ritornare a casa il più presto possibile. La Canadian Pacific mise a disposizione il Corsican che partì il 31 maggio 1914 alla volta di Liverpool, assieme ai Braga i pochi italiani sopravvissuti.


Ritornati a Turbigo, Egildo Braga di Angelo e Cavaiani Vincenza si risposò con Carolina Braga di fu Felice e Romorini Maria il 18 novembre 1914 nella chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta di Turbigo. Gli atti del matrimonio americano non erano stati interpretati e la coppia desiderava ricominciare una nuova vita.
L’America aveva lasciato loro molti ricordi, una cintura di pelle con i risparmi del lavoro in miniera e una catenina d’oro, miracolosamente scampati all’evento. Nient’altro. Avevano perso tutto, compresi i vestiti : Carolina raccontava divertita che dopo il salvamento indossava praticamente soltanto la camicia da notte e si coprì per un po’ con una cuerta insù una cuerta da là una coperta su e una coperta di traverso.
La vita riprese. Il 17 marzo 1915 nacque Rina che morì però il 25 novembre 1917. Finalmente il 16 febbraio 1920 nacque Enrichetta Braga, la madre di Carla e Aurelia che continua a tramandare la storia familiare. Seguirono poi Mario Braga (5 ottobre 1924-1 febbraio 2001) padre di Rosella e Pierangela e Rina Braga (15 luglio 1930 – 6 giugno 1931).


Al termine della prima guerra mondiale decine di turbighesi rientrarono o partirono per gli Stati Uniti alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e tra di essi Egildo Braga. Questa volta partì da solo da Genova a bordo della Dante Alighieri il 24 settembre 1920 e sbarcò a New York il 9 ottobre 1920. La destinazione era sempre la medesima : dal fratello Carlo Braga ormai stabilitosi definitivamente a Eveleth, Minnesota.
Si fermò un paio d’anni ma qualcosa non aveva funzionato e decise di ritornare in Italia. Sarebbe stato per sempre perché il clima politico italiano non avrebbe più favorito gli espatri.
Il rimpianto di quella notte lo avrebbe perseguitato per sempre, il suo pensiero  sempre rivolto alla nebbia di Pointe au Pere lungo il San Lorenzo dove adesso l’anima di Rino si è nuovamente ricongiunta con quella di Egildo e Carolina.


mercoledì 27 febbraio 2013

"LOLA E IO" DI CHIARA VALENTINA SEGRE'




Chiara Valentina Segrè è attualmente post-doc researcher all’European Institute of Oncology di Milano ma è anche attenta osservatrice del mondo che le sta attorno e che raffigura nei suoi racconti per i bambini per far meditare gli adulti.
Tra i suoi libri :”Gedeone”pubblicato nel 2010 da Il Gioco di leggere e qui recensito da Valeria Baudo, 10 dicembre 2010.
Gedeone é molto fortunato, vive in un super super attico in Piazza Duomo a Milano, proprio all’ombra della Madonnina, di giorno va a passeggio per la città nelle vie eleganti dello shopping, passa ai giardini a leggere il giornale e ama tantissimo la sua città. Eppure alla gente non piace, le macchine tentano di travolgerlo e qualcuno addirittura lo prende a calci. Ma come mai? C’é che Gedeone è un piccione, un uccello che non suscita negli umani quel moto di tenerezza che suscitano tutti i pennuti, ma provoca fastidio e ribrezzo. -I piccioni sono animali stupidi, lasciali stare-spiega una signora dalle unghie rosse e affilate alla sua bambina. Ma niente scalfisce la felicità di Gedeone e le persone, per fortuna, non sono tutte uguali: bambini, madonnari, vecchine che vendono statuine del presepe e suonatori di sax sono suoi amici e pure lo spazzino José. Ma un brutto giorno, proprio quando sta arrivando il Natale che piace tanto a Gedeone, succede qualcosa di tremendo… Una storia agrodolce che parla dei pregiudizi, della fretta e della spersonalizzazione delle grandi metropoli, dell’amore per tutti e della generosità degli umili. Un libro che fa bene all’ambiente come da caratteristica della collana Libricuoriefiori”.

Il 23 febbraio 2013, nel prosieguo della sua ricerca letteraria, Chiara V. Segrè ha presentato il suo nuovo lavoro : “Lola e io”, edito da Camelozamp, presso la nuova sede della libreria “Il Delfino” di Piazza Cavagneria a Pavia.  
Attorniata da una nidiata di bambini e bambine, attenti e curiosi, Chiara ha letto alcuni passaggi chiave del suo libro illustrato, accompagnata dalla psicoterapeuta dott.ssa Serena Galliera, per suggerire ai genitori un rapporto diversocon i loro filgli.
Il libro narra il legame di amicizia sorto tra una bambina e il suo cane, un Labrador canadese dal pelo nerissimo, attorno al quale l’autrice coinvolge il lettore attraverso dei passaggi criptici, che prima confondono e poi,  poco a poco, svelano il perché del rapporto così intimo e forte tra i due protagonisti. 
Un espediente che alla fine costringe a riprendere in mano il volume dall’inizio e ad approfondire i temi evidenziati.
Al termine della lettura Chiara V. Segrè ha interrogato o meglio verificato il grado di attenzione dei bambini, che hanno compreso senza problemi il suo messaggio, divertendosi poi a illustrare a modo loro quanto ascoltato.
Vedi anche breve presentazione su Youtube:
:http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=EDJwl7cgqcA

lunedì 25 febbraio 2013

MUSEUM OF NORTHERN BC



Il MUSEUM OF NORTHERN BC si trova a Prince Rupert, sù sù lungo la costa del pacifico canadese che va quasi a toccare la panhandle dell'Alaska. Prince Rupert è il punto d'arrivo della ferrovia Grand Trunk Pacific Railway negli anni Venti del secolo scorso, ed oggi raggiungibile con ogni mezzo,  con CN Rail,  con navi e traghetti,  capolinea della crociera denominata Inside Passage in arrivo dall'Isola di Vancouver e viceversa e per raggiungere le Queen Charlotte Islands, via terra, acqua e aria!
Tutta l'area merita una visita per la bellezza mozzafiato della natura tutta attorno nei territori della Prima Nazione Tsimshian e dei popoli vicini Gitxsan, Nisga'a, Haida e Heiltsuk. Un territorio densamente abitato da queste popolazioni all'arrivo degli europei; oggi ancora disseminato di villaggi in cui vengono mantenute vive le tradizioni. Lo splendido museo ospitato in una longhouse, tipica abitazione dei nativi di questa costa, è ricchi di importanti reperti antichi e archeologici, dove è anche possibile vedere all'opera  artisti contemporanei. Potrai ammirare autentici totem, copricapi, maschere ed utensili in legno dipinto, sculture in pietre locali, etc. di straordinaria bellezza e fascino.





Di recente acquisizione questa scultura Tsimshian, acquisita  alla fine del 1800 nella Dundas Collection  e conservata in Inghilterra per oltre 100 anni, poi venduta all'asta da Sotheby's a New York da dove,  grazie all'interessamento di un gruppo di collezionisti canadesi, l'opera ha potuto ritornare alla sua terra d'origine.



giovedì 21 febbraio 2013

PINGUALUIT, NUNAVIK



Ecco un luogo straordinariamente affascinante, isolato nell’artico quebecchese, nel territorio Inuit denominato Nunavik: il Parco  Pingualuit. E’ come fare un viaggio nel lontano passato, nelle ere geologiche della terra: osservare un enorme cratere – di  quasi 400 metri di profondità - colmo di acqua cristallina purissima, unicamente proveniente dalla pioggia e dallo scioglimento della neve, un cerchio quasi perfetto  a formare un lago del diametro di  3,44  chilometri sollevato di 160 metri al di sopra della tundra selvaggia e solitaria, e profondo 267 metri. Lo chiamano l’Occhio di Cristallo del Nunavik, un luogo come pochi al mondo e che pochi hanno avuto occasione di ammirare.  
Da tempi immemorabili gli Inuit chiamano questo luogo Pingualuit, un termine che testimonia della particolare attenzione di questo popolo a dare rilievo ai particolari visivi. Pingualuit infatti denomina in lingua Inuktitut  il foruncolo di acne giovanile e quindi perfettamente descrive il cratere dentellato che si eleva solitario  in mezzo all’immensa pianura della tundra, che gli Inuit chiamano nunavingmi pikkuminartuq, luogo dove ci si rigenera. Questo la dice lunga sul fascino indescrivibile, lontano nel tempo, non percepito dall’uomo, di quando un meteorite è precipitato sul pianeta,  nel Pleistocene circa  1,4 milioni di anni fa.

Scoperto durante un volo militare nel 1943 e frequentato per anni solo da ricercatori, geologi e paleontologi, il parco oggi offre  al visitatore un’occasione  unica, vivere in contatto con la superficie quasi lunare della tundra canadese dove incontrare l’abbondante  fauna selvatica durante un trekking sui luoghi archeologici o su una  canoa attraversando il Laflamme Lake o nei meandri dell’isolato  Puvirnituq River Canyon e con un pizzico di fortuna ammirare e ‘sentire’ una stupenda aurora boreale.  D’inverno gli spostamenti avvengono con racchette o sci da fondo,  in  motoslitta o con slitte trainate dai cani, e, perché non provare il brivido di dormire in un vero igloo?

Un esperienza per veri amanti dell’avventura da affrontare con gli esperti del luogo. Per dettagli sulle varie proposte, estive ed invernali, per visitare il Nunavik vedi il sito ufficiale dell’ufficio turistico

http://www.nunavik-tourism.com/ 

oppure

http://www.nunavikparks.ca/en/parks/pingualuit/index.htm

o in particolare dell’operatore www.inuitadventures.ca

martedì 19 febbraio 2013

IL CANADA STEREOTIPATO



Il primo canale della televisione italiana, RAI 1, sta trasmettendo una fiction molto interessante sulla vita del grande artista Domenico Modugno impersonato brillantemente dall'attore Beppe Fiorello..
Come spesso accade, durante un viaggio di Modugno e Dorelli, il Canada viene strapazzato, o meglio stereotipato. Grande freddo e le solite, immancabili Giubbe Rosse.
A parte che quasi quasi siamo noi le Giubbe Rosse, vale la pena ricordare che le stesse sono di solito vestite da poliziotti e indossano l'uniforme rossa soltanto nelle grandi occasioni, ragion per cui non è detto che si possano sempre incontrare durante un viaggio in Canada.
Per quanto riguarda il grande freddo, è vero che molti canadesi svernano ai Caraibi, ma la gente normale lo affronta senza grossi problemi, anzi spesso lo aspetta per poter sciare, racchettare e vivere in una delle quattro stagioni. La neve e il ghiaccio e le temperature sotto zero non sono soltanto brutto tempo.
Perchè allora, anzichè dipingere il Canada come sotto, non guardarlo come sopra?



Anche se, in verità, in qualsiasi stagione, è sempre memorabile

venerdì 15 febbraio 2013

GOODBYE MR DRUMMOND


Conrad Bain, al centro, tra Todd Bridges (a sinistra) e Gary Coleman, 1978  Credits: Photo by NBC TV/Getty Images

Lo ricordi certamente così. Questo è il nome del suo personaggio più famoso, il papà adottivo di Arnold nella sitcom televisiva Il mio amico Arnold (titolo originale Diff’rent Strokes) prodotta dal 1978 al 1985, una serie culto, che si concesse il lusso di ospitare come guest star l'allora first lady americana Nancy Reagan e campioni immortali come Muhammad Alì, e che fu molto seguita anche in Italia, dove fu proposta prima da un network di piccole tv locali e poi portata al successo da Canale 5.
Ma lui si chiamava CONRAD BAIN, attore canadese nato a Lethbridge in Alberta e deceduto in una casa di cura in California pochi giorni prima di compiere 90 anni. La sua carriera inizia nei teatri di Broadway e negli Anni 60 va in scena con produzioni importanti come Re Lear, Zio Vanya e Morte di un commesso viaggiatore per poi virare verso Hollywood, dove lavora tra l'altro con Clint Eastwood (L'uomo dalla cravatta di cuoio, 1968) e Woody Allen (Il dittatore dello stato libero di Bananas, 1971) ed in Rapina record a New York, di Sidney Lumet (1971). In tv arriva all'inizio degli Anni 70 con la serie Maude, che  ha un buon successo. Niente a che vedere, però, con il boom di Diff'rent Strokes.
E cosa dire del popolarissimo personaggio PHILIP DRUMMOND?
Un ricchissimo vedovo newyorkese di mezza età, che promette alla sua governante di colore, in fin di vita per una grave malattia, di occuparsi dei suoi due bambini, Arnold (Gary Coleman)  di 8 anni, e Willis (Todd Bridges) di 12. Così, dopo la scomparsa della donna, i due fratelli Jackson si trasferiscono dalla loro modesta abitazione di Harlem a un favoloso appartamento di Park Avenue, dove vivranno con il loro padre adottivo, la sua figlia naturale Kimberly (Dana Plato) e la nuova governante Edna (Charlotte Rae). Inizia così una convivenza  piuttosto vivace, scandita dalle evidentissime differenze sociali e culturali tra i componenti della nuova famiglia. Arnold, in particolare, dimostra di avere un bel caratterino e la battuta sempre pronta.
Nella serie prevalgono i toni brillanti, ma non mancano momenti toccanti o addirittura drammatici. A propiziarne il successo, su questo non si discute, è soprattutto Gary Coleman. Un bambino che, a causa di gravi disfunzioni renali, in pratica a dieci anni ha smesso di crescere. Una tragedia che però, paradossalmente, in tv è stata la ragione del suo successo: con l'aspetto di un bambino ma la maturità di un adolescente, Coleman sfodera una verve che fa la differenza e crea tra l'altro la frase  “Watchoo talkin' 'bout, Drummond?” (“Che diavolo dice, signor Drummond?”), che si trasforma in un vero tormentone.

mercoledì 13 febbraio 2013

DAL CANADA IL PROSSIMO PAPA?



CARDINAL MARC OUELLET
EGLISE CATHOLIQUE DE QUEBEC
http://eglisecatholiquedequebec.org/histoire/eveques/marc_ouellet_eng.htm

Dal CORRIERE CANADESE http://corriere.com del 12.2.2013
TORONTO – Impazza il toto-nomina dopo le dimissioni di Papa Ratzinger, e tra i papabili c’è  Marc Ouellet. Il cardinale canadese, 69 anni il prossimo giugno, ex arcivescovo di Quebec e dal 2010 in Curia come prefetto della Congregazione dei Vescovi e presidente della Commissione per l’America Latina, è considerato un  “cavallo di razza”. Ouellet è un po’ il capofila di quell’episcopato nordamericano che da tempo sta acquisendo sempre più peso nel panorama della Chiesa universale.
E dalla sua posizione di prefetto dei vescovi detiene anche un ruolo cruciale, avendo voce in capitolo sulle diocesi sparse in tutto il mondo. Il ruolo di Ouellet nella Curia romana, tra l’altro, è cresciuto molto nell’ultimo anno, anche durante l’imperversare della bufera Vatileaks, quando invece il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone sembrava sotto attacco e in difficoltà nel suo ruolo di governo.
Marc Ouellet, proclamato cardinale nel 2003 da papa Giovanni Paolo II, è originario di La Motte, un piccolo villaggio nel Québec, a circa 500 chilometri da Ottawa. Frequentò l’École normale di Amos dal 1959 al 1964 ottenendo un baccalaureato in pedagogia dall’Université Laval nel 1964. Proseguì gli studi teologici al seminario maggiore di Montréal, dove nel 1968 ottenne la licenza in teologia.
Il 25 maggio 1968 fu ordinato sacerdote e fu per due anni viceparroco di Saint-Sauveur de Val-d’Or. Nel 1970 si trasferì in Colombia per insegnare teologia al seminario maggiore di Bogotá, retto dalla Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio, della quale diviene membro nel 1972.

Proseguì i suoi studi a Roma, ottenendo una licenza in filosofia dalla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino nel 1974. Tornò quindi in Colombia come professore e membro della direzione del seminario maggiore di Manizales. Due anni dopo, nel 1976 venne richiamato in Canada per ricoprire le stesse funzioni nel seminario maggiore di Montréal.
Nel 1978 decise di proseguire gli studi e nel 1983 ottenne un dottorato in teologia dogmatica dalla Pontificia Università Gregoriana. Terminati gli studi tornò una terza volta in Colombia come professore al seminario di Cali. Un anno dopo, nel 1984 divenne rettore del seminario di Manizales, incarico che mantenne fino al 1989.
Nel 1990 di nuovo in Canada come rettore del seminario di Montréal e dal 1994 come rettore del seminario di Edmonton. Dal 1996 al 2002 fu ordinario di teologia dogmatica a Roma alla Pontificia Università Lateranense. Il 19 marzo 2001 fu consacrato vescovo da papa Giovanni Paolo II, che il 3 marzo dello stesso anno lo aveva nominato segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e vescovo titolare di Agropoli.
Il 15 novembre 2002 fu eletto arcivescovo di Québec e primate del Canada. È stato considerato come uno dei più strenui difensori delle fede cattolica nella gerarchia religiosa canadese, anche in seguito alle posizioni prese in occasione della “Rivoluzione tranquilla” degli anni Sessanta avvenuta a suo giudizio troppo precocemente. Il cardinale ha appoggiato il ritorno all’adorazione eucaristica e alla reintroduzione del Canto gregoriano.
Prese parte al conclave del 2005 come cardinale elettore e, secondo alcuni osservatori fu egli stesso uno dei papabili; il National Catholic Reporter lo collocò infatti tra i primi venti porporati con le più alte possibilità di essere eletto al soglio pontificio, mentre secondo altri la sua elezione sarebbe stata appoggiata dallo stesso cardinale Ratzinger, divenuto poi papa Benedetto XVI.


martedì 12 febbraio 2013

AIR CANADA ROUGE






Air Canada presenta le sua nuova compagnia dedicata al settore vacanze
La nuova compagnia aerea di Air Canada dedicata al settore vacanze si chiamerà  Air Canada Rouge e debutterà il giorno della festa nazionale canadese. Il primo luglio 2012  decolleranno infatti i voli inaugurali dall’aeroporto Lester Pearson di Toronto e Pierre Trudeau di Montreal.
Il nuovo vettore servirà destinazioni europee e caraibiche con una flotta composta da due B767-ER Extended Range e due Airbus A319.
E’ stata annunciata l’introduzione di un nuovo collegamento tra Toronto e Venezia e Edinburgo e l’operatività del volo stagionale da Montreal e Toronto per Atene.
E’ stata pure confermata la cooperazione con Air Canada Vacations sulle rotte già esistenti Toronto –Cuba (Varadero, Cayo Coco, Holguin e Santa Clara),  Repubblica Dominicana ( Punta Cana, Puerto Plata e Samana), Giamaica (Kingston) e Costa Rica  (San Josè e Liberia) a partire da luglio 2012.
I Boeing 767 opereranno i voli transatlantici in una configurazione con due classi di servizio mentre gli Airbus 319 avranno soltanto la configurazione di classe economica. Gli aerei saranno presi dalla flotta di Air Canada contestualmente alla consegna di due nuovi Boeing 777-300 ER Extended Range.
Air Canada Rouge espanderà la propria rete di servizio a altre destinazioni di richiamo turistico non appena Air Canada acquisirà i nuovi Boeing 787 Dreamliner nel 2014, e potrà così dedicare altri aerei alla flotta Rouge. Se tutto fila per il verso giusto e in funzione della richiesta, Air Canada Rouge  potrebbe a regime disporre di una flotta di 20 Boeing 767-300ER e di 30 Airbus A319 per un totale di 50 aerei.



lunedì 11 febbraio 2013

TELEFILM DAL CANADA




E' tornato sugli schermi italiani (su La7, il martedì in seconda serata) http://www.la7.it/savinghope/
per la gioia degli appassionati di medical drama in prima visione "SAVING HOPE", serie televisiva canadese ideata da Malcolm MacRury e Morwyn Brebner e targato CTV ed NBC, con attori canadesi ben noti (Smallville, Stargate, etc.)
Il dott. Charlie Harris (Michael Shanks, Vancouver 15 dicembre 1970), il primario di chirurgia, finisce in coma dopo un incidente, ed è proprio lui che vaga per l’ospedale incontrando di volta in volta i mal capitati che lottano per ritornare nei loro corpi. Mentre tutti gli altri, capitanati dalla fidanzata dott.ssa Alex Reid (Erica Durance, Calgary 21 giugno 1978), capo degli specializzandi, lottano per farlo risvegliare.
E grazie a questa straordinaria esperienza extracorporea Charlie è in grado di stare vicino ad Alex e di intervenire nella vita dell'ospedale.
E' una serie che vuole raccontare la complessità della realtà, l'incontro fra scienza e fede, con la speranza che gioca il ruolo del mediatore fra due mondi che solo apparentemente sembrano inconciliabili.

"La speranza è ciò che ci tiene tutti in vita", ha dichiarato la Durance, “è qualcosa che trascende anche la medicina e la razionalità".

SITO UFFICIALE http://www.ctv.ca/SavingHope.aspx

sabato 9 febbraio 2013

CARNEVALE!!!








Si sa, non è certo il freddo che ferma i canadesi dal divertirsi all’aperto. Ed i –22 gradi di stamattina alle 10  nella Ville de Québec non fermerà il calendario di eventi previsti per il superbo CARNAVAL DE QUEBEC, il più grande carnevale invernale del mondo!
Tante nuove iniziative e gli immancabili amatissimi classici: le parate notturne ed il lussuoso  Palazzo di Ghiaccio; sculture di ghiaccio, corsa di canoe sul San Lorenzo ghiacciato, regine e duchesse, e tanti sorsi corroboranti di…caribou!
Con  BONHOMME CARNAVAL protagonista di ogni momento di aggregazione e divertimento per grandi e piccini.Curioso di saperne di più?
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giovedì 7 febbraio 2013

LAVORARE IN CANADA, E POI ANDARE IN VACANZA






Un bando da 1000 posti per lavorare sei mesi in Canada, Paese con il tasso di disoccupazione più basso degli ultimi 4 anni. Aperto per i giovani dai 18 ai 35 anni, dà la possibilità di soggiornare nel Paese fino a un anno, e di lavorare per sei mesi svolgendo qualsiasi attività. Tutte le informazioni nell’articolo.

“Lavoro, nuovo boom occupazionale in Canada”: la notizia, sbalorditiva per qualsiasi giovane europeo, appariva sul Corriere Canadese lo scorso 5 gennaio. Il quotidiano in lingua italiana di Toronto, riportava gli ultimi dati mensili diffusi dall’Istituto nazionale canadese di statistica lo scorso dicembre. Quarantamila nuovi posti di lavoro creati solo nell’ultimo mese dell’anno, 312 mila nel corso del 2012. E un tasso di disoccupazione sceso a dicembre dal 7,3 al 7,1 per cento. Mai così basso da quattro anni. E non è finita. La maggior parte dei posti di lavoro, dice sempre l’Istituto di statistica nazionale, è costituita da contratti a tempo pieno, per lo più a tempo indeterminato. In cima alla classifica delle regioni virtuose l’Ontario, con 33mila nuovi posti di lavoro a dicembre. Mentre l’occupazione si contrae solo in Nova Scotia.

E così, mentre l’Europa arranca e gli Stati Uniti vedono una lenta ripresa, il Canada non dà segni di crisi e si prepara a diventare la nuova meta di giovani italiani in cerca di opportunità e lavoro.

Tanto più che da pochi giorni, un bando promosso dai governi italiano e canadese apre le porte poprio a loro. Si chiama Working Holiday ed è rivolto a tutti i giovani italiani tra i 18 e i 35 anni che cercano un’esperienza di lavoro o di soggiorno all’estero. Dà la possibilità di vivere fino a un anno in Canada e di lavorare legalmente per i primi sei mesi. Aperto pochi giorni fa, si chiuderà solo quando saranno stati coperti tutti i posti a disposizione.

I requisiti cui occorre rispondere sono semplici: età, tra i 18 e i 35 anni, cittadinanza italiana e il non aver mai partecipato prima a questa esperienza. La quota di partecipazione è di 120 euro, ma verrà restituita nel caso in cui la domanda non soddisfi i requisiti necessari, oppure arrivi a posti ultimati. Non ci sono requisiti di merito, basta battere gli altri sul tempo.

Il lavoro si cerca sul posto una volta arrivati. Si può scegliere di lavorare in un pub di Toronto ma anche di esercitare la propria professione di medico o ingegnere in una qualsiasi città canadese. Finito il periodo di sei mesi di lavoro, si può chiedere di rimanere fino ad altri sei mesi nel Paese da turisti.

I passaggi per partecipare al bando, tutti spiegati sul sito dell’Ambasciata canadese di Roma, necessitano di un po’ di tempo, ma non sono impossibili. Occorre raccogliere alcuni documenti da inviare all’Ambasciata. Alcuni moduli vanno compilati direttamente online, come il modulo di composizione famigliare o la domanda del permesso di lavoro. Altri invece vanno raccolti presso il Tribunale cui fa capo la propria città di residenza (certificato generale del casellario giudiziale e il certificato dei carichi pendenti) o presso le forze di polizia nel caso in cui si sia vissuto per più di sei mesi in una città diversa dalla propria. E inviati via posta all’ambasciata canadese a Roma.

I plichi vengono esaminati in ordine di arrivo. Se la propria domanda viene accolta, l’ambasciata invierà via mail una Lettera di introduzione della validità di 12 mesi dalla data di emissione. A partire dalla data riportata sulla lettera, si ha un anno di tempo per entrare in Canada e cercare lavoro. La stessa lettera riporterà anche la data ultima in cui sarà possibile presentarsi in un qualsiasi punto di sbarco in Canada e ricevere un permesso di lavoro.

Prima di partire è necessario stipulare un’assicurazione sanitaria valida per tutto il periodo di tempo che si intende trascorrere in Canada. Una volta arrivati, bisogna consegnare Lettera di presentazione e passaporto al funzionario di frontiera. E dimostrare allo stesso di essere in possesso di 2500 dollari, considerato l’importo minimo necessario per coprire le spese iniziali del soggiorno, eventuali cure mediche e l’acquisto del biglietto di ritorno. A quel punto il funzionario consegnerà un permesso di lavoro con cui poter iniziare a cercare un impiego nel Paese.

L’ultimo passaggio va fatto sul posto. Per poter iniziare a lavorare bisogna procurarsi un numero di assicurazione sociale in un qualsiasi Service Canada Center presenti in tutte le città canadesi.


Fonte : Silvia Favasuli – Nuova Emigrazione – Newsletter 2/13

mercoledì 6 febbraio 2013

170 MONETE UNA SOPRA L'ALTRA




C'è chi sostiene che la pazienza dei canadesi è pari alla loro capacità di vivere senza eccessivi problemi in un clima invernale,  spesso freddissimo. Cosa che li fa magari rintanare in casa.
Tutto questo spiegherebbe la freddezza di Bruce McConachy, il sedicenne di West Vancouver, British Columbia che il 24 agosto 1979 riuscì a sovrapporre a un penny commemorativo canadese posto in verticale, ben 170 monetine.

Ed è  entrato così nel Guinness Book of records del 1981 assieme alla fotografia della sua impresa documentata dalla Heraldiana Industrial Research.



martedì 5 febbraio 2013

FRANK ZANETH, UN DETECTIVE DI GAMBOLO', PAVIA, NELLE GIUBBE ROSSE



Frank Zanetti fu il primo detective arruolato dalle mitiche Giubbe Rosse canadesi per combattere il crimine in chiave moderna. Un mestiere arduo, pericoloso, a volte anche sporco, che lo vide sempre agire sottocopertura, a tal punto che pochi conoscono la sua storia.

Il consumo di bevande alcoliche durante l’era del Proibizionismo nordamericano non diminuì per niente, anzi, ne favorì il traffico illegale finito inesorabilmente sotto il controllo della malavita che approfittò delle scappatoie più o meno legali in seno alle diverse legislazioni canadesi e americane per trarne il massimo profitto.  Negli anni tra il 1916 e il 1933, l’anno della fine del Proibizionismo americano, le polizie dei due stati tentarono in tutti i modi di arrestare le attività illecite collegate al commercio clandestino ma non riuscirono mai a debellarle completamente. Alla fine quando nel 1932 Al Capone, il gangster di Chicago più potente del racket fu arrestato, le accuse che ne decretarono la condanna furono di natura fiscale e non strettamente legate alla scia di sangue e illegalità che aveva costellato la sua vita criminale.
Nel medesimo periodo a Hamilton, Ontario, Canada, un altro italiano Rocco Perri si specializzò nell’esportazione clandestina e illegale di alcool verso gli Stati Uniti diversificando pure nel gioco d’azzardo, estorsione e riciclaggio di denaro. Il 16 settembre 1916 entrò in vigore l’Ontario Temperance Act che proibiva la vendita di alcolici. A vario titolo nelle altre province il Proibizionismo entrò in vigore subito dopo e soprattutto verso la fine della prima guerra mondiale. Negli Stati Uniti il 18° emendamento e il Volstead Act ebbero valore di legge a partire dal 17 gennaio 1920.
Tutto questo rappresentò una manna per  Perri che espanse la sua influenza verso Buffalo e gli Stati Uniti fino diventare il re dei  contrabbandieri bootleggers canadesi. L’omicidio della prima moglie e socia in affari Bessie Starkman avvenuta il 15 agosto 1930, non lo distolse dai suoi intrighi così come affrontò con spavalderia l’interesse nei suoi confronti delle forze di polizia canadesi che lo tallonarono per anni senza riuscire a incastrarlo mettendogli alle costole uno dei più esperti  detective delle Giubbe Rosse, Royal Canadian Mounted Police, Harry Blask.
Costui gli diede la caccia per infiltrandosi nella rete dei suoi collaboratori senza però mai riuscire ad assicurarlo alla giustizia, nonostante la sua pubblica ammissione di essere un contrabbandiere di bevande alcoliche, anzi di essere il re dei contrabbandieri.
Ma siccome Dio non paga soltanto il sabato, Harry Blask lo mise in cima a un elenco di persone di origine e passaporto italiano sospette di essere affiliate al fascismo o di essere potenziali sovversivi.
Il 10 maggio 1940 l’Italia dichiarò guerra e Perri fu arrestato dalle Giubbe Rosse assieme altri 700 italiani definiti stranieri nemici enemy alien e internato a Camp Petawawa, Ontario  dove rimase fino all’aprile del 1944. Dopo il suo rilascio tentò di riprendere la sua attività criminale ma non ci riuscì. Scomparve poco dopo senza lasciare traccia.
Chi era in realtà Harry Blask, questo cocciuto e determinato detective delle Giubbe Rosse? Altri non era che Francesco Giuseppe Zanetti, il primo agente di questo corpo ad operare in codesto ruolo. Nato il 2 dicembre 1889 a Gambolò, provincia di Pavia, da Ambrogio Francesco e Cristina Carnevale Baraglia, emigrò poco più che bambino nel 1899 assieme al fratello maggiore Alfredo, nato il 21 marzo 1887. Si stabilirono a Springfield, Massachusetts dove vivevano già diversi compaesani, sparsi anche a Windsor Locks, Connecticut e Paterson, New Jersey e New York, New York, dove fecero tutti i lavori di manovalanza possibili. (Tra il 1897 e il 1901 circa 200 gambolesi erano stati attirati invece  in Argentina ). Alfred e Frank, ormai funzionali nel nuovo Paese decisero di restare in America nonostante le proteste soprattutto della madre Cristina che nel 1905 decise alfine di raggiungerli assieme alle tre sorelle Rosa Angela, nata il 20 marzo 1892, Angela Maria nata il 3 maggio 1894 e Giuseppina nata il 15 ottobre 1903 ; quest’ultima battezzata per ricordare i due fratellini Giuseppe nati e non sopravvissuti nel 1897 e 1902.
Al padre Ambrogio Francesco non restò molta scelta e nel 1907, una volta ottenuto il passaporto, comprò un biglietto con partenza da Napoli per New York dove arrivò il 23 dicembre 1907 a bordo della nave Hamburg.
A Springfield, Ambrogio, arrivato in età matura ma con buona esperienza da falegname, si fece apprezzare come carpentiere nel quartiere dove abitava in Tyler Street, e fu membro molto conosciuto dell’Italian American Citizen Club. La sua intraprendenza fu imitata dal figlio Alfred che aprì una pasticceria. Frank fece il commesso dal fratello Alfred e dedicò  il tempo libero alla lettura e allo studio delle lingue straniere, ma era inquieto e desideroso di avventure. Nel 1910 fuggì assieme a Rita Scevola – Ruscellotti, pure lei di Gambolò che sposò con rito civile a Hartford, Connecticut il 15 giugno 1910. L’anno successivo Frank Zanetti  fu invogliato dalla pubblicità della Canadian Pacific Railway e della provincia canadese del Saskatchewan che offrivano la concessione di un podere homestead  di circa 160 acri pari a circa 65 ettari con la clausola di coltivarne dieci acri per tre anni di fila al prezzo simbolico di dieci dollari. Accettò la sfida e partì con altre famiglie di Springfield per Old Wives Lake vicino a Moose Jaw letteralmente Mascella d’Alce il l aprile 1911.
Frank fece il cow–boy, coltivò la terra diligentemente, frequentò la palestra di lotta libera, e dopo tre anni ottenne il passaporto britannico e la proprietà della terra. Fu a Moose Jaw che incontrò per la prima volta le Giubbe Rosse, allora ancora polizia provinciale, nota sotto il nome di Royal Northwest Mounted Police RNWMP. Le terre acquistate erano soprattutto da pascolo, e così dopo qualche anno di buoni raccolti, quando arrivò la siccità giunse anche la crisi. Frank, non si scompose e ritornò a Springfield nel 1917, ma la sua sosta durò poco perché decise di fare domanda di ammissione nella RNWMP, e dal centro di Regina gli comunicarono ben presto di essere stato accettato.  Frank Zanetti anglicizzò il nome in Zaneth ed entrò nei servizi segreti canadesi da poco organizzati. 
Il primo compito assegnatogli fu quello di infiltrarsi tra i rivoltosi in Quebec che si opponevano alla coscrizione obbligatoria - la prima guerra mondiale era ancora in corso e il governo voleva capire gli umori della gente – e di identificare i renitenti. Zaneth se la cavò bene e fu subito rimandato a ovest, questa volta in Alberta per intrufolarsi in mezzo ai minatori in sciopero nella regione mineraria di Drumheller, oggi più famosa per i resti dei dinosauri, dove agivano la United Mine Workers UMW e la più radicale Industrial Workers of the World IWW per verificare se possedevano realmente la capacità di sovvertire l’ordine democratico del Paese e instaurarvi un governo comunista. Dopo un altro inserimento sotto copertura a Calgary, Alberta Zaneth identificò le trame dei leader dello sciopero del 1919 di Winnipeg, Manitoba. In quest’occasione la sua testimonianza fu cruciale per arrestare il capo della sommossa, ma la decisione di farlo apparire nell’aula di giustizia si rivelò controproducente perché fu svelata la vera identità di Harry Blask da allora in avanti, fu spesso stigmatizzato come agente provocatore  dall’estrema sinistra. Tuttavia Zaneth continuò nel suo lavoro di agente segreto per determinare se il 1919, anno turbolento anche per gli Stati Uniti, fosse soltanto un passaggio verso il ritorno alla normalità oppure se gli agitatori legati al comunismo stessero per prendere il sopravvento. Soltanto nel 1923 il governo canadese decise che i sindacati e i partiti socialisti non costituivano più un pericolo. Incombeva adesso la criminalità legata al Proibizionismo che Canada e Stati Uniti stavano faticosamente combattendo.
Zaneth ritornò a Springfield, dove sposò Rita Scevola-Ruscellotti con rito religioso il 21 aprile 1921 nella chiesa di Our Lady of Mount Carmel di Springfield; la coppia si trasferì poi a Montreal.
A Montreal Zaneth investigò con successo casi di emissione di moneta e banconote false e spaccio di stupefacenti. Risolse poi brillantemente un racket di falsi permessi di immigrazione che portò all’arresto e all’estradizione di uno dei truffatori coinvolti, Flavio Masi di Pescara, che Zaneth incaricato di riportarlo in Canada  scortò personalmente a bordo del Conte Biancamano che arrivò a New York il 30 novembre 1928.
L’anno precedente la moglie Rita Scevola-Ruscellotti era ritornata per sempre in Italia stabilendosi a Lacchiarella.
Fu questo il periodo in cui Zaneth combatté Rocco e Bessie Perri e la criminalità organizzata in genere, ma soprattutto scoprì la prima “French Connection” che trasportava illegalmente eroina e morfina da Parigi attraverso Montreal. Inoltre Zaneth fu il primo a individuare le fonti di riciclaggio di denaro sporco da parte della criminalità organizzata americana che pagava  Samuel  Bronfman, fondatore della Distillers Corporation prima e poi proprietario della Seagram Co, per le bevande alcoliche spedite loro negli Stati Uniti attraverso i possedimenti francesi di St. Pierre e Miquelon; Halifax, Nova Scotia e Newfoundland,
Nel 1940, durante la seconda guerra mondiale Zaneth fu richiamato in Saskatchewan per indagare sulle rapine nelle fattorie. I proprietari dei giganteschi silos grain elevators erano diventati ricchi per via dei buoni raccolti e in seguito al conflitto in atto, si facevano pagare in contanti ma non si fidavano delle banche, cosa che aveva attratto l’attenzione della malavita. Zaneth, che aveva ricevuto poca istruzione formale ma aveva acquisito una notevole esperienza in diversi settori, addestrò alcune squadre di poliziotti che in breve tempo sgominarono le varie bande e pose fine alle rapine con ronde notturne e marchiando le banco note col verde malachite.
Ambrogio Francesco Zanetti, il padre di Frank morì a Springfield il 4 febbraio 1940 lasciando la moglie Cristina, i figli Fred e Frank, le tre figlie ormai sposate e tre nipoti. I funerali si svolsero nella chiesa di Our Lady of Mount Carmel a Springfield.
Rita Scevola – Ruscellotti morì in un ospedale di Pavia nel mese di settembre del 1943.
Il 23 settembre 1944 Frank Zaneth si risposò con Edith Didsbury nella Anglican Church of St. James the Apostle (Chiesa anglicana di San Giacomo apostolo) di Montreal.
Verso la fine del 1944 il governo del Canada decise di far fronte alle gravi perdite di soldati sul fronte europeo con una nuova coscrizione obbligatoria di 16.000 soldati in assenza di volontari. Il Quebec si oppose con l’85 % di voti contrari. Una retata delle Giubbe Rosse a Drummondville per identificare i disertori e in cui Zaneth aveva un ruolo di rilievo creò gravi incidenti. I membri del Bloc Populaire quebecchese non mancarono di esternare il loro risentimento nei confronti di Zaneth chiedendo a viva voce da dove provenisse, ignorando la sua identità di cittadino canadese fluente in italiano, francese e inglese e ligio alle leggi del paese più di tanti altri. Una nota velata ma non troppo di razzismo che non aveva impedito a Zaneth di diventare  Superintendente della Fregia Polizia a Cavallo Royal Canadian Mounted Police RCMP prima e Assistente Comaandante  Assistant Commissioner, il terzo grado della struttura di comando ed infine Direttore del Reparto di Addestramento del Corpo presso l’Accademia di Polizia di Regina  Director of Training of the Force at Canadian Police College di Regina.
 Tuttavia il fatto di chiamarsi Frank Zanetti migliorato in Zaneth non gli fu allora sufficiente per scalare i gradini più alti e diventare il Commissioner delle Giubbe Rosse, onore toccato invece a Giuliano Zaccardelli, 2000-2006.
Frank Zaneth andò in pensione l’11 agosto 1951, si trasferì prima a Toronto e poi a Miami e quindi definitivamente a Montreal. Nel 1954 l’ultimo trasloco a New Glasgow, un quieto villaggio vicino a St. Jerome, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita accanto alla moglie Edith.
Morì  il 2 maggio 1971,  diciassette giorni dopo Edith, ed è sepolto nel cimitero della St. John’s Anglican Church.

Il nipote Bill Rivers che ha trovato alcuni dei quaderni di appunti dello zio racconta che in uno  di essi c’era una citazione di George Washington : “Spero di avere sempre abbastanza fermezza e rettitudine per mantenere ciò che considero il più invidiabile dei titoli, il carattere di un Uomo Onesto”. I hope I shall possess firmness and virtue enough to maintain what I consider the most enviable of all titles, the character of an honest man.”

Francesco Zanetti, un uomo di Gambolò nel mondo.

Bibliografia minima : Archivio Diocesano di Vigevano; Archivio Storico di Gambolò, Pavia sito in Biblioteca ; intervista con Francesco Marinone ; Undercover di James Dubro e Robin Rowland e Il Piccolo Gatsby di Antonio Nicaso.