mercoledì 29 febbraio 2012

GLI INVERNI DI MONTREAL







Le immagini della città di Montréal d'inverno risalgono alla metà e fine del 1800!!!

Fanno parte dell'archivio fotografico del MUSEO McCORD di Montréal





La foto invece è del febbraio 1962: insieme al mio fratellino Johhny accovacciati a giocare su circa 2 metri di neve, nel freddo intenso che si intuisce dalla sciarpa avvolta sulla fronte, punto delicatissimo in caso di aria gelata!

martedì 28 febbraio 2012

DIARIO DI VIAGGIO






Se hai visitato le Rocciose Canadesi sai che è difficile descrivere in poche righe il tuo viaggio.



Lo splendore del panorama ti accompagna lungo l’agevole strada che da Banff ti porta sempre più in alto, fino ai suoi gioelli incastonati fra le altissime montagne. Dapprima sono ricoperte di fitte foreste di abeti e poi solo nuda roccia a sostenere immense distese di ghiaccio perenne.
Certo, prima di partire avevo visto delle bellissime foto sulle guide turistiche, tanto luminose da sembrare finte, ma assaporare con i miei occhi i colori dei laghi glaciali e la potenza delle cime circostanti e dei ghiacciai è tutta un’altra cosa!
Il Moraine Lake, in fondo ad una breve deviazione dalla strada principale, è un ampio specchio d’acqua turchese, sornione e solitario, irraggiungibile d’inverno, contornato da 10 alte cime quasi identiche che mi sembrano formare una cornice protettiva. Non ho resistito ad un giro in canoa sulle calme acque del lago, remando lentamente ed in religioso silenzio, cercando di appropriarmi il più possibile del suo fascino che oggi, e penso anche per sempre, sarà il ricordo più bello delle vacanze in Canada.
Straordinario anche il Lake Louise, dove l’immenso albergo Fairmont nei suoi colori perfettamente integrati al panorama, rende le rive del lago una più intensamente frequentata meta turistica durante tutto l’anno. Aiuole di enormi fiori multicolori costeggiano la passeggiata davanti all’albergo, aggiungendo una cornice colorata alle foto che ho scattato della montagna ed il suo possente ghiacciaio che da là sullo sfondo alimenta le acque color smeraldo il lago.
E continuando a salire, lasciata la macchina sul piccolo piazzale, dopo pochi passi nel bosco, all’improvviso ammirare ai miei piedi il lungo e frastagliato Lago Peyto dai colori cangianti, dallo smeraldo al turchese secondo il rincorrersi delle nuvole nel cielo, mi ha tolto il fiato. Solo gli uccellini e gli scoiattolini intenti alle loro faccende quotidiane interrompono l’irreale quiete del paesaggio.
Ed infine eccoci arrivati al Columbia Icefield nel Parco di Jasper. L’avvicinamento al ghiacciaio Athabasca è tutta un’avventura! Sarà l’altitudine o il mezzo speciale che utilizziamo per arrivarci, mah, comunque siamo tutti un po’ euforici e molto emozionati! Al termine del percorso accidentato tra morene glaciali e poi sul ghiaccio vivo, possiamo scendere e passeggiare sul ghiacciaio, ovviamente con tutte le cautele del caso. Non è certo cosa di tutti i giorni passeggiare sopra un immenso ghiacciaio che, ascoltate con attenzione le dettagliate spiegazioni della guida, scopriamo essere una parte soltanto di un immenso “campo” di ghiaccio, il Columbia Icefield, che si estende oltre la cima davanti a noi per migliaia di chilometri quadrati. Da lontano sembrava una massa immobile ma poi vedo con i miei occhi che non è così: grossi rivoli di acqua fresca e pura precipitano a valle creando buchi e gorghi che dilavano le pareti rocciose.


E a coronare l’emozionante esperienza la guida mi dice che mi trovo in un punto dello spartiacque continentale: significa che in fondo a questa valle tutta l’acqua proveniente dal ghiacciaio dovrà “decidere” quale direzione prendere: andrà ad ingrossare i fiumi che corrono verso l’Oceano Artico oppure l’Oceano Atlantico oppure l’Oceano Pacifico?
Un consiglio: non perdetevi le Montagne Rocciose del Canada!

Dal diario di viaggio di un amico G.G. agosto 2004

lunedì 27 febbraio 2012

1812 LA GUERRA CHE SALVÒ IL CANADA (Parte II)


Eroi della Guerra 1812

Major-General Isaac Brock; Tecumseh; Lieutenant-Colonel Charles-Michel de Salaberry; Laura Secord.

Parte I in
http://www.turismoincanada.blogspot.com/2012/02/1812-la-guerra-che-salvo-il-canada.html







Nel primo anno di guerra gli intendimenti dell’esercito americano – ben noti ai responsabili militari del Canada – erano decisamente orientati ad invadere l’ Upper Canada, dagli strateghi americani considerato poco difeso. Questa considerazione era decisamente errata in quanto il governatore dell’Upper Canada il maggiore generale Sir Isaac Brock aveva predisposto già da parecchi mesi adeguate misure difensive, non trascurando di sviluppare una politica di alleanza con importanti tribù indigene (First Nations) poste sotto la guida di uno dei più carismatici capi indiani di tutta la storia nordamericana, Tecumseh della tribù degli Shawnee.
Pur con pochi regolari a sua disposizione – circa 1.600 – Brock non attese passivamente le mosse degli americani ma nel mese di agosto prese l’iniziativa strategica conquistando posizioni importanti sul lago Huron e, con l’aiuto di Tecumseh, costringendo il generale americano Hull ad arrendersi abbandonando Detroit, lasciando così agli inglesi il controllo del corso superiore del Mississipi e del territorio del Michigan.
Una nuova invasione dell’Upper Canada venne decisa dal comandante militare americano Van Rensselaer, in seguito alle forti pressioni politiche; partendo dal fiume Niagara raggiunse Queenston Heights dove il 13 ottobre venne sonoramente battuto dalle truppe inglesi e milizie canadesi rafforzate da alcune centinaia di guerrieri indiani. Vennero catturati circa 1.000 soldati americani e oltre 300 furono i caduti o feriti.
Gli anglo-canadesi patirono purtroppo, in quell’occasione, una grave perdita nella persona del generale Brock, il loro più abile e intraprendente generale.

Sempre nel corso del 1812, lungo il fronte occidentale, si verificarono alcuni scontri navali – specie nel lago Erie – per il controllo di quella importante via d’acqua che finì in mani americane soprattutto per merito delle tattiche messe in atto dal commodoro Oliver Perry.
Dopo aver abbandonato Detroit, il tenente generale inglese Henry Procter si ritirò precipitosamente lasciando alle sole bande indiane il compito di opporsi alle truppe americane;esse non solo vennero sconfitte nello scontro di Moraviantown ma lamentarono anche la perdita irreparabile del loro capo Tecumseh. Dopo di ciò ebbe termine l’alleanza con le tribù indiane.

All’inizio del 1813 le truppe americane si posero l’obiettivo di separare l’Upper Canada dal Lower Canada; assediarono la città di York (l’attuale Toronto), la occuparono e, in parte, la incendiarono. Successivamente assediarono Fort George, ma non riuscirono a cogliere un successo definitivo.
Al contrario in rapida successione vennero sconfitte a Stoney Creek e a Beaver Dams, subendo gravi perdite; durante la ritirata successiva incendiarono la città di Newark (oggi Niagara-on-the- Lake), fornendo così il pretesto alle truppe inglesi per incendiare la stessa Washington nell’agosto.

Il 1814 vide gli americani tentare nuovamente l’invasione dell’Upper Canada; passarono il fiume Niagara a Buffalo, registrarono una vittoria non significativa a Chippawa il 5 di luglio. Il 25 dello stesso mese lo scontro feroce di Lundy’s Lane lasciò esausti i due contendenti. Dopo un ulteriore tentativo da parte americana di invasione, stroncata dal nuovo comandante inglese il tenente generale Gordon Drummond, la guerra nell’Upper Canada si può considerare conclusa.
Nello stesso anno sul fronte orientale un tentativo inglese di invasione del Maine, con truppe veterane provenienti dalle campagne in Europa, venne controbilanciato da una brillante affermazione della flotta americana sul lago Champlain.

L’impossibilità a risolvere le questioni territoriali con la guerra, indusse le due parti in conflitto ad accettare la mediazione offerta dallo zar della Russia.
Plenipotenziari delle due parti si incontrarono a Ghent in Belgio nel mese di agosto e la vigilia di Natale del 1814 venne firmato l’armistizio.
Dal punto di vista territoriale si ritornò così allo status quo e le dispute di confine vennero demandate ad una successiva commissione mista.
Prima che la notizia dell’armistizio arrivi in America, venne combattuta presso la città di New Orleans una sanguinosa quanto inutile battaglia: gli americani, guidati dal futuro presidente Andrew Jackson, scacciano gli inglesi dalla città, causando loro gravi perdite fra cui lo stesso comandante sir Edward Pakenham.

Al di là delle questioni territoriali, volendo porsi la domanda su chi ha vinto la guerra del 1812, si può ragionevolmente concludere che se da un lato gli Americani furono delusi dal fatto che i Canadesi non si ribellarono al “giogo inglese” tuttavia presero atto, grazie alle loro vittorie navali, delle loro possibilità di assurgere a futura potenza mondiale; dall’altro i Canadesi - forti del mito più che della realtà di avere essi contribuito in massima parte alla guerra - ebbero per la prima volta coscienza di costituire una solida comunità da cui avrebbe tratto origine un forte senso nazionale.

sabato 25 febbraio 2012

BODINO ENGINEERING E HC VALPELLICE



Le casacche dei giocatori di hockey, e non solo, sono spesso costellate di sigle ed emblemi dei vari sponsor. Molti di loro ricordano aziende note, altre invece richiamano realtà che desiderano farsi conoscere dal grande pubblico. Per chiarire che cosa ci può essere dietro queste operazioni, ho pensato di pubblicare il comunicato stampa di Bodino Engineering di Torino che dal 9 novembre 2011 è il main sponsor dell’Hockey Club Valpellice.


Bodino Engineering Srl è un’azienda all’avanguardia nella gestione e nella realizzazione degli allestimenti temporanei e permanenti per le mostre, fiere e i musei più importanti, nella costruzione di strutture architettoniche per esterni ed interni senza confini territoriali: da Torino all’Italia intera, a Mosca, a New York esempi di architettura spettacolare testimoniano l’operato di un’azienda nata come bottega artigiana e ora diventata un’azienda tra le più importanti nel settore.

Bodino Engineering studia i progetti proposti dai Clienti, ne asseconda le esigenze avvalendosi di numerosi professionisti tra architetti e progettisti che affiancano il Cliente a partire dall’idea fino al completamento dell’allestimento.

La società nasce a Torino nel 1932, inizialmente come bronzeria, e in settant’anni di attività, si è costituita l’immagine di società leader sul mercato per qualità ed affidabilità grazie alla collaborazione con architetti di fama internazionale come ad esempio Renzo Piano.

La scelta tra le opere più interessanti realizzate negli anni da Bodino Engineering è piuttosto complicata perché innumerevoli. Basti pensare alla Bolla in vetro e acciaio realizzata sulla pista del Lingotto, alla cancellata bronzea del Teatro Regio, o all’allestimento del Museo del Cinema all’interno della Mole Antonelliana, per citare alcune opere permanenti sul territorio, il Rivestimento in vetro strutturale della facciata del Centro Commerciale Grand Bazar de Lyon o la vela nella hall d’ingresso al Teatro degli Arcimboldi a Milano.

Tra le opere temporanee, invece,merita una menzione il Look of the Game di Torino 2006: 8000 metri quadri di realizzazioni grafiche per tutti i siti olimpici, per rimanere in ambito territoriale, gli stand più importanti per la Fiera dell’alta gioielleria di Basilea da Chopard a Rolex a De Grisogono o gli allestimenti per la
Mostra sulla tecnologia del marchio Ford al Museo della Scienza e della tecnica di Milano.

La sponsorizzazione dell’hockey Club Valpellice è nata perché i valori dello sport e dell’hockey in particolare, uno sport di squadra in cui lealtà, coraggio, rispetto delle regole e dell’avversario si sposano perfettamente con quelli che sono i principi fondamentali che vigono in azienda. Il rispetto meticoloso degli standard di qualità, professionalità e di sicurezza è la firma che caratterizza tutti lavori di Bodino Engineering. Sicuramente non è da dimenticare l’identità territoriale del Club Valpellice che ha sede a pochi chilometri dalla sede storica di Bodino Engineering e, perché no, anche l’età: non può considerarsi solo una coincidenza il fatto che Bodino Engineering abbia visto la luce nel 1932 e da allora abbia continuato ad operare assiduamente e che l’Hockey Club Valpellice sia nato e viva gloriosamente a partire dal 1934.

venerdì 24 febbraio 2012

AIR TRANSAT : OFFERTE PRIMAVERILI


Air Transat continua con le promozioni: Chi prenota oggi il proprio volo per il Canada per la primavera 2012 troverà tariffe davvero competitive.

Chi vorrà volare a Montrèal a scoprire le meraviglie del Quebec, potrà raggiungere la metropoli canadese da Roma con 445 Euro andata e ritorno tasse comprese in aprile ( andata 7,13,14,20,21,22 aprile - ritorno 28 aprile e 6 maggio) e a maggio (andata 4,5,6,7 - ritorno 13,20, 24 maggio).


Per raggiungere Toronto da Roma sempre Euro 445 andata e ritorno tasse comprese, si potrà partire in aprile (andata 13,20,21 - ritorno 19,20,26 aprile e 5, 6 maggio), a maggio (andata 4,5,6,18 - ritorno 11,12,19,20,25, 26 maggio) e in giugno (andata 4 e 8 - ritorno 14,18, 19 20 giugno)

I voli Air Transat per il Canada sono distribuiti tramite i principali sistemi di prenotazione. I biglietti possono essere acquistati presso le agenzie di viaggio oppure rivolgendosi direttamente al GSA Rephouse (Agente di rappresentanza di Transat in Italia).

Per prenotazioni e acquisto biglietti e per tutte le informazioni sui voli, si può chiamare il numero telefonico dedicato Air Transat - 06-59606512 o scrivere all'indirizzo airtransat@rephouse.it

giovedì 23 febbraio 2012

CANADA, OH CANADA



Il nostro comnpleanno è appena trascorso. Niente abbuffata, ma torta e ice wine con qualche pensiero rivolto al futuro. Riusciremo ancora a parlare di Canada dopo averne sviscerato moltissimi suoi aspetti per ben cinque anni?

Certamente, ne sono sicuro, dopo aver letto il supplemento Viaggi di oggi 20 febbraio 2012 del Corriere della Sera. Trentadue interessanti pagine sul mondo senza mai nominare il Canada. E' vero che a un certo punto si parla di "orsi" intendendo, però, le persone che vogliono andarsene dal mondo popolato per meditare in luoghi seclusi.

Il Canada, questo sconosciuto, anzi trascurato.

E così dedico le fotografie agli orsi italiani perchè, quando stanchi di ponderare in silenzio e nella pace degli eremi,possano immergersi nella natura canadese.

E' un passaggio graduale che non parte subito dall'orso,ma da uno dei suoi habitat.
Da lui ci si arriva dopo un pò di tempo, anzi a volte ci si perde per strada, perchè non si è ancora capito il senso del viaggio.

N.B. Poco prima di inserire questo pezzo il Corriere Viaggi mi ha buggerato inserendo, proprio oggi, 22 febbraio 2012,un bell'articolo sul Quebec tratto dal numero speciale di Dove presentato alla BIT 2012,confezionato da Ornella D'Alessio.

Spero di essere continuamente smentito e che il Canada riprenda un ruolo più adeguato al suo fascino.

mercoledì 22 febbraio 2012

ARISTOTELE HA ATTRAVERSATO L’ATLANTICO







Solo negli ultimi 20/30 anni la letteratura canadese ha decisamente fatto fortuna nel nostro paese; l’essere stata ospite alla Fiera del Libro di Torino del 2003 sancì definitivamente il crescente interesse che la cultura italiana ed il pubblico dei lettori - come non ricordare il grande successo del romanzo “La versione di Barney” di Mordecai Richler - nutriva per gli scrittori di quella grande nazione.
Un posto di rilievo nel panorama letterario canadese lo merita senz’altro la scrittrice anglofona Margaret Doody: nata nel 1939 a Saint John nel New Brunswick, attualmente docente di letteratura comparata presso la Notre Dame University dell’Indiana. Fin da giovane coltivò un forte interesse per il mondo antico, in particolare per quello greco.
Dopo aver pubblicato alcuni saggi tra cui “La vera storia del romanzo” nel quale sosteneva la tesi secondo cui la nascita di tale forma letteraria risale all’età classica e il racconto “Gli alchimisti”, la scrittrice, con “Aristotele detective” del 1978, iniziò una fortunata serie di romanzi gialli (finora ne sono stati pubblicati otto in Italia) che hanno come protagonista assoluto il famoso filosofo greco.
Attorno al nucleo centrale della trama che attiene sempre a fatti delittuosi, l’ambientazione storica così accurata e precisa della vita ad Atene balza in primo piano, quasi che – sotto il pretesto dell’intreccio giallo - l’intento principale dell’autrice sia il raccontare la politica e la quotidianità della metropoli greca.
Aristotele dunque quale antesignano di Sherlock Holmes, con l’aiuto di Stefanos, novello dottor Watson, mediante l’uso della sua ferrea logica, tassello dopo tassello ricompone il puzzle criminale, spesso assai intricato, e toglie dagli impicci amici sprovveduti o vittime di soprusi e ingiustizie che richiedono il suo aiuto.
Mentre il nostro investigatore improvvisato indaga, senza dimenticare di impartire ai suoi affascinati studenti le sue lezioni peripatetiche di metafisica, etica ed estetica – qui sta a mio avviso in gran parte il fascino di tali romanzi - vengono tracciati ritratti di innumerevoli personaggi: venditori, artigiani, affittacamere, marinai, bottegai, ruffiani e prostitute che vivono in una città caotica, densa di sapori e di profumi dove tutti si agitano in un rincorrersi di situazioni le più disparate.
L’ultimo romanzo della Doody dal titolo “Aristotele e i delitti d’Egitto”, pubblicato in Italia nel 2010, inserisce nel meccanismo consueto una variante assai interessante: qui non si tratta più solo della Grecia, ma l’indagine – sullo sfondo di un intrigo economico - finanziario internazionale che minaccia la stessa sopravvivenza di Atene – porterà Aristotele e con lui tutti i lettori, ad entrare in contatto con il sistema – mondo dell’epoca di Alessandro Magno ed in particolare con la misteriosa civiltà egizia.
Per tutti coloro quindi che fossero interessati a conoscere in modo non accademico, ma non per questo meno preciso e documentato, il mondo greco antico nella sua quotidianità e nelle sue istituzioni, e che, nello stesso tempo, sono attratti dal meccanismo delle trame a sfondo giallo, quale miglior lettura dei romanzi della scrittrice canadese Margaret Doody.


Tradotti oltre che in italiano, in francese, spagnolo, portoghese, greco e turco i suoi romanzi sono una perfetta alchimia tra cultura classica e giallo investigativo. Letto il primo - ci scommetto - gli altri verranno “divorati” uno dopo l’altro, sottraendo perché no anche alcune ore al riposo notturno!

martedì 21 febbraio 2012

DEER ISLAND, New Brunswick

Parlando di Campobello (http://www.turismoincanada.blogspot.com/2012/01/campobello-island-new-brunswick.html) ... queste immagini scattate su DEER ISLAND, New Brunswick possono dare l'idea della natura di queste coste interne quasi affacciate sull'Atlantico: il mare costellato da centinaia di isole, più o meno grandi secondo le sue maree, la dura roccia battuta dai venti, un mondo aspro ma tranquillo...


























lunedì 20 febbraio 2012

FAMILY DAY




Che dire. I canadesi ne sanno una più del diavolo. Basta dire FAMILY DAY.

Sì, hai letto bene. Oggi in Canada è una ricorrenza importante.

No, nessuno spirito patriottico, solo... tanta voglia di vacanza in famiglia. Circa il 60 percento della popolazione oggi è in festa, nel periodo lunghissimo che va da Natale a Pasqua senza festività intermedie, e ne approfitta per svolgere attività sportive e culturali dedicate alle famiglie in città o un lungo weekend sulle piste da sci, o fondo, o …. c'è sempre l'imbarazzo della scelta.

Il Family Day, che cade sempre il terzo lunedì di febbraio e al quale si agganciano il sabato e domenica viene celebrato in Alberta dal 1990, Ontario 2009 , Manitoba (Luois Riel Day), Saskatchewan 2008 e nella provincia di Prince Edward Island (Islander Day). Seguiranno negli anni prossimi anche altre province. Dove Family Day è già in vigore, chiudono le scuole e gli uffici pubblici, governativi e provinciali, biblioteche, i mezzi pubblici viaggiano con l’orario festivo. Chiusa anche la Borsa di Toronto.

domenica 19 febbraio 2012

BUON COMPLEANNO!

HAPPY BIRTHDAY ! JOYEUX ANNIVERSAIRE!

... e che Compleanno, il nostro primo LUSTRO: infatti il 19 febbraio di 5 cinque anni fa, usciva il nostro primo post


http://www.turismoincanada3.blogspot.com/2007/02/questo-blog-e-un-potlach_19.html


un esplicito invito a tutti gli appassionati del Canada a ritrovarsi qui da noi per condividere pensieri, esperienze dirette, informazioni di viaggio e non.


E sommando i dati dei nostri 2 blog, pensiamo che quasi 200.000 contatti siano davvero un successo ma non ci accontentiamo. Continuate a seguirci!


BLUE WHALE - GRIZZLY BEAR - FEUILLE D'ERABLE

sabato 18 febbraio 2012

ERNESTO, TI RICORDI DI ME?




What a great story; and I didn't know that you are a ice-hockey fan! Both my sons, which we adopted from Russia are playing hockey for the New Westminster Royals, and I am now a proud hockey dad; totally converted from "Calcio". I talked to Alberto today, and we are still welcoming some "Camper Crazy Italians" please give my regards to Lucia Vimercati and Ginette etc.. Tutto a posto a Milano?
Tanti auguri da "Bernardo"


Questo è il messaggio di commento al mio racconto riguardante la mazza da hockey di Wayne Gretzky da parte di Bernard Lehmann che, pur stupito del mio interesse per l’hockey, mi annuncia di aver adottato due bambini russi che adesso giocano a hockey nei New Westminster Royals, BC e che ha rinunciato al calcio della sua gioventù in Svizzera, a Berna.

E mi conferma pure di avere tuttora clienti italiani che vanno matti per i viaggi in camper.

E si ricorda sempre di Feuille d’Erable e Blue Whale.

Bernard Lehmann è PR e Customer Service Manager di Fraserway RV Rentals, una compagnia specializzata nel noleggio camper da oltre 40 anni di base a Vancouver che opera su tutto il territorio canadese sia con una rete di noleggio sia con una rete di vendita e assistenza tecnica.

Chi ha intenzione di passare le prossime vacanze in libertà ha quindi l’occasione di poter sfruttare la professionalità di questa azienda, e soprattutto i consigli di Bernard, contattandolo direttamente

http://ca.linkedin.com/pub/bernie-lehmann/a/5b2/7bb/it
www.fraserway.com


oppure chiamando Alberto Alberi, Manager Canada di Hotelplan Italia

Pensiero e azione. I camper non sono infiniti.

giovedì 16 febbraio 2012

HOCKEY CLUB VAL PELLICE




L’Hockey Club Val Pellice, di cui ho ricordato in altri post le ascendenze canadesi sta vigorosamente lottando per la permanenza in Serie A. Nella terza giornata del Relegation Round ha mazziato l’Asiago, campione uscente, 4 a 1. La strada verso la salvezza è ancora lunga ma il morale è alto, tutto va bene e la squadra si batte con onore.
Riporto di seguito la storia del Val Pellice Hockey Club sponsorizzato Bodino Engineering di Daniele Arghittu


Il Valpellice - prima società hockeystica in Piemonte - nasce nel 1934. Non ci sono testimonianze ufficiali sui primissimi anni di attività, ma la leggenda vuole che stecche e dischi compaiano quell'anno, sul laghetto naturale di Blancio (ai confini tra Luserna S. Giovanni e Torre Pellice), dove si pattina da inizio secolo.

I pionieri sono Giorgio e Giuseppe Cotta Morandini, studenti, capaci di coinvolgere i coetanei in un'avventura quasi del tutto inedita, almeno da queste parti (a Milano è disponibile una pista artificiale sin dal 1923). La prima partita è datata 26 dicembre 1937: un 6-8 contro il Guf Torino.

Di campionati, anche a causa della guerra, non si parla in Val Pellice fino agli anni Cinquanta. Sono ancora i fratelli Cotta Morandini, con l'Avvocato Giorgio in testa, a riprendere l'iniziativa. È un evento importante anche a livello sociale: attorno a Blancio si ritrova tutta la valle, cattolici e valdesi, ex partigiani ed ex fascisti, benestanti ed operai… L'hockey diventa uno delle poche realtà davvero ecumeniche ed unificanti. Addirittura è uno strumento di riappacificazione internazionale: così viene vissuta la prima amichevole con il Briançon, nel gennaio 1952.

IL PRIMO SUCCESSO
L'esordio nell'attività federale (Promozione) avviene l'inverno seguente: il primo avversario è l'Amatori Milano, che viene fermato sul 5-5 sul laghetto nostrano. La Valpe (all'epoca Sporting Club) schiera: Frache, Nutta; Cotta I, Quattrini, Fiorio, Saio, Larese Fece, Colombo, Veglia, Cotta II, Prat, Malan, Pasquet, Santoro I, Geymonat, Bonnet. Alcuni sono i "pionieri" degli anni '30, altri sono giovani della zona, altri ancora sono torinesi. E poi ci sono le due stelle: i cadorini Colombo e Larese Fece. Sono loro a trascinare la squadra all'inatteso successo nel torneo (in finale con i gardenesi del Sasslong, 5-3 a Torino Esposizioni in 7 marzo 1953) e, soprattutto, sono loro a far crescere, tecnicamente ed agonisticamente, tutta una generazione di sportivi.

La vittoria, però, prelude ad un periodo di oblio: il secondo, dopo quello causato dalla guerra, ma non certo l'ultimo. La storia della Valpe è sempre stata caratterizzata da grandi crisi e altrettanto grandi resurrezioni.

E così, dopo aver ceduto il diritto a disputare la Serie A al Torino (per ragioni economiche), si sta fermi un anno, si riprende per un paio di stagioni poco fortunate, e poi si dice basta.

È nel 1962 che torna la voglia di hockey. I giovani della generazione Colombo si ripresentano in pista: arrivano vittorie e sconfitte. Le storiche maglie rosse vanno in pensione due anni dopo, con l'adozione del neroverde, colore ufficiale dell'U.S. Valpellice (società di cui si è divenuti emanazione). Poco dopo, ecco il primo sponsor: il Peter Pan, una gomma anticarie prodotta da una farmacia di Torre.

Nel 1964/65 esordisce a Blancio "Moge" Del Negro, originario di Alleghe (Belluno): aprirà la strada ad altri ragazzi della Zunaia, che qui in Val Pellice diventano presto di casa. Il più celebre sarà Omar De Biasio, giunto in valle giovanissimo in seguito alla drammatica alluvione che colpisce il Bellunese nel 1967.
Ad un'altra alluvione - datata 1977 - è legato il ricordo imperituro di un terzo campione della Zunaia: Mario Manfroi, studente universitario a Torino e perno difensivo della Valpe di quegli anni. Il Pellice ingrossato all'inverosimile lo trascina via - come la pista su cui ha dato spettacolo - il 19 maggio. Indossava il numero 10: da allora non è mai più stato assegnato.

BLANCIO, LA SERIE A, IL FILATOIO
Ma siamo corsi troppo avanti nella narrazione. Prima bisogna dire della Valpe degli anni '60, delle sfide in Promozione - e poi in Serie C - con rivali chiamati Cervino, Sestriere, Genova, Ambrosiano… Nel 1965/66 si giunge alle finali nazionali di C a Bolzano.

Intanto, abbandonata la pista di Blancio, si sale in quota, alla Sea di Torre Pellice, per avere un ghiaccio meno sottile e più duraturo: l'esperienza dura poco, ma diventa leggendaria, grazie al fascino della seggiovia che porta gli atleti e gli arbitri (con i tifosi intirizziti) sino alla meta.

È l'epoca del talentuoso Cavagnero, del suo "gemello del gol" Perucca, del bomber Santoro, del granitico difensore Ayassot, del sempre presente Giovanni Cotta Morandini, del velocissimo De Biasio…

Il 17 gennaio 1971, finalmente, Torre Pellice ha il suo primo vero stadio: il Filatoio, che un mese dopo ospita le finali di Serie C. La Valpe, sconfitta da Vipiteno e Rencio, è solo quarta, ma guadagna comunque il diritto alla promozione in Serie B.

Nel 1972 arriva il primo straniero della storia: il canadese David Enouy, attaccante di Kirkland Lake. Si comincia a fare davvero sul serio, innestando atleti come Manfroi, Gregoretti, Freda, Bressan. Intanto - grazie alla pista artificiale - crescono campioncini come Viglianco, Saletta, Parodi, Rivoira.

Nonostante le delusioni, si sta plasmando una delle squadre più forti mai viste a Torre: nel 1975/76, gli ultimi tasselli sono il giovanissimo torinese Migliore (futuro capitano della Nazionale) e l'allenatore cecoslovacco Jaks (esule in Svizzera). È una stagione entusiasmante, che si conclude con un incredibile successo sulla pista del favorito Como.

Negri, Zanalda; Cotta Morandini, Saletta, Bassoli, Viglianco, Manfroi, Enouy, L. Rivoira, Gregoretti, Migliore, Parodi, De Biasio, Freda, Bricco, Giacotto, Cerrato, Di Dato, G. Armand Pilon, E. Armand Pilon. È questa la formazione che consegna alla Valpe il secondo successo della sua storia: la vittoria in Serie B e la promozione in A.

IL SETTENNIO IN A
La permanenza dei torresi nel massimo campionato dura sette stagioni. Tante, grazie ad una formula che impedisce retrocessioni sul campo. Al Filatoio si vedono squadroni come Bolzano e Gardena, campioni come Oksanen e Corsi, Pasqualotto e Jaroslavl Pavlu, Kostner e Gellert… I torresi strappano punti a tutti, salvo il Bolzano, con cui si perde sempre. La prima vittoria giunge all'ultima giornata della prima stagione in A: un 6-3 contro il Brunico, con doppiette di Migliore e Parodi e reti di Enouy e Guimond. Quest'ultimo arriva dal Nord America: come tanti nuovi eroi che si affermano al Filatoio. L'anno dopo, ad esempio, giungono Giannini (ex Nhl) e Ugolini: la Valpe si abbina alla Fiat, sembra che finalmente ci sia qualche soldo, ma si deve giocare spesso a Torino (anche a causa dell'alluvione) e, nonostante qualche bella prestazione, si finisce male.

Nane Mastel nel 1978 e Massimo Da Rin nel 1979. I due veneti sono le novità più positive in annate prive di soddisfazioni, in cui però è di casa a Torre anche Francella. Tra i giovani valligiani, Saletta, Parodi e Rivoira giungono in Nazionale Under 20, Viglianco è ormai un pilastro. Ma le vittorie sono sempre poche
Nell'80/'81 si vuole cambiare la tendenza: la Valpe ingaggia due grandi giocatori, Albert Di Fazio e Grant Goegan (ambedue italo canadesi). I due raggiungono l'azzurro, insieme a Francella, e l'anno successivo guidano la Valpe al miglior piazzamento di sempre: sesta.

Purtroppo vengono a mancare i soldi: ed il 1982/83 è l'ultima stagione tra i grandi. Tornata in B, la Valpe si toglie alcune soddisfazioni. Nuovi atleti si fanno strada, come Bertotto, che sarà il primo valligiano a "migrare" in cerca di fortuna hockeystica, vincendo uno scudetto a Varese.

TRA ILLUSIONI E DELUSIONI

Nel 1985/86 il presidente storico, Giorgio Cotta Morandini, passa la mano e - per qualche tempo - la Valpe sarà gestito da un gruppo pinerolese foraggiato dall'imprenditore Candellero. Arrivano il vecchio sogno Aiello e il portiere fromboliere Ciarallo, torna Di Fazio. La Valpe (che ora si chiama AGSV) è una forza del torneo cadetto, pur non riuscendo a vincerlo. Poi la doccia fredda: l'impero economico di Candellero fa "crack". Si esulta ancora con Cupolo, ma ormai si è imboccata una brutta china che porta dritti dritti alla Serie C.

C'è tanto spazio per i ragazzi del posto ed il divertimento (come il pubblico) non mancano. Si lavora per il futuro con il tecnico boemo Vladimir Nadrchal. Nasce la rivalità col Chiavenna. Si riconquista la B(2) con i gol di Rivoira e Orsina. Un fuoco di paglia: il 1991/92 è l'ultimo anno prima dell'oblio.
Per quattro stagioni si resta bloccati per il calvario burocratico legato alla copertura del Filatoio. Se ne esce solo nel 1996/97 e si ricomincia da zero, con Giovanni Cotta Morandini e Livio Bruera a prendere in mano il movimento e Luca Rivoira come allenatore.

Il grande pubblico si riaffeziona, nascono gli Ultras Valpe (e la squadra femminile), arrivano rinforzi da Torino e dalla Valle d'Aosta. Nel 1998/99 ci si emoziona per le parate di Rossi e i gol del ceco Vasicko.

La stagione successiva si torna in A: si tratta di un campionato anomalo, con un solo straniero (per i biancorossi l'oriundo Marziale) e 15 squadre. È forse la stagione più bella nella storia della Valpe, per i record di pubblico, di passione, di punti: alla fine si accede per la prima volta ai play off, eliminati dalla corazzata Asiago. Gli eroi di quest'impresa memorabile sono un mito recente: tra gli altri Olivo e Scapinello, De Zordo e Tomasello, Dorigatti e Stevanoni… Tutti sapientemente amalgamati dall'allenatore Da Rin.

Ma è di nuovo ora di piangere. Il ritorno del Milano dal volontario esilio in Francia, scombina tutti i piani e costringe la Valpe al forfait. Passa un mese e - il 15 ottobre 2000 - il Pellice esige di nuovo il suo tributo, e la preziosa copertura del Filatoio crolla miseramente.

Le opinioni nel direttivo divergono: Giovanni Cotta Morandini fonda l'All Stars Piemonte, la Valpe prosegue la sua strada con altre figure. Il presidente è Fabrizio Gatti. Per un po' ci si accontenta di una C amatoriale, poi si sperimenta una nuova collaborazione con il Torino (nel 2003/04 il cosiddetto TorinoValpe, infarcito di scandinavi, disputa la Serie A e sfiora i play off, beffato dal Renon).

UNA CRESCITA PROGRESSIVA
Nel 2004, con Fausto Barale direttore sportivo e Andrea Chiarotti allenatore, si punta a costruire un progetto indipendente e continuativo in Serie A2. Accanto a giocatori locali come Coco e Mondon Marin si inseriscono nel biennio stranieri più o meno talentuosi: i fratelli d'Ucraina Butochnov, gli svedesi Eklöv e Andersson, il finlandese Laine, il portiere sloveno Penko, il russo Levitin, l'estone Petrov… Il capitano è l'asiaghese Roffo. Si vede al Filatoio un grande del passato: Bortolussi.

Intanto - pur tra mille difficoltà - sta prendendo forma il nuovo tempio dell'hockey in Val Pellice: il palaghiaccio olimpico (poi intitolato a Giorgio Cotta Morandini). Prima, storica partita: Valpe-Caldaro, il 4 dicembre 2005.

Da poco è stato nominato presidente Mauro Cesare Ferrando. Ed è un acquisto prezioso, come il ritorno in panchina di Da Rin. Il roster viene rivoluzionato, anche grazie all'alleanza con il Milano. In porta arriva Demetz, in attacco Di Stefano, che con il più esperto Grossi - subito acclamato capitano - forma una coppia da applausi. La retroguardia è dominio di Lyness e Babic. Annata straordinaria, quella 2006/07, anche perché inattesa. Come la conquista della Final Four di Coppa Italia a Bolzano, ottenuta eliminando due team di A1, cioè Fassa e Cortina. O come la straordinaria impresa di raggiungere la finale del campionato, estromettendo in Gara 7, con una memorabile vittoria all'overtime in trasferta, il favorito Vipiteno. La finale, contro il fortissimo Merano, è portata fino a Gara 4, con un bellissimo successo 5-3 in Gara 2. L'ultimo del presidente Ferrando, che perde la vita in un tragico incidente stradale al ritorno da Gara 3 a Merano.
Nel 2007/08, per onorare la memoria e proseguire il suo progetto, la Valpe - guidata da Roberto Barbero - allestisce un roster stellare. Spiccano, in campagna acquisti, i finnici Harikkala e Sirén. In attacco fanno faville Donati e Silva. E i biancorossi volano. Ma un bizzarro regolamento che prevede il dimezzamento dei punti favorisce la rimonta dell'Egna, che vince la regular season. I torresi patiscono terribilmente la semifinale con l'All Stars Piemonte, si trovano sotto 0-2 nella serie e 0-2 in Gara 3 al Cotta Morandini. È capitan Grossi che suona la riscossa. Acciuffata la finale, però, i ragazzi di Da Rin si presentano all'appuntamento scarichi: e vengono dominati da un Caldaro diligente.

Memori dell'errore, nel 2008/09 si costruisce una squadra molto competitiva ma senza l'obiettivo dichiarato di ammazzare il campionato. Lefebvre - primo ex-Nhler in biancorosso - è un assistman favoloso. De Frenza e Stricker i terminali offensivi più efficaci. Per la prima parte del torneo fa numeri anche l'americano Damian Surma, ma un'assurda squalifica lo estromette con largo anticipo. La Valpe resta, comunque, la squadra da battere. Dominata la regular season (stabilendo un record con 23 risultati utili consecutivi), macina le avversarie anche nei play off: 4-0 nei Quarti al Real Torino, 3-0 in semifinale al Gherdëina. Ma, come dodici mesi prima, si spegne la luce nel momento decisivo. Questa volta è il Vipiteno a maramaldeggiare in finale: per la terza volta gli avversari dell'HCV sollevano il trofeo dei campioni al Cotta Morandini. Una consolazione: il vivaio sta crescendo. Vignolo disputa i Mondiali Under 18, così come Canale, dodici mesi prima, era stato protagonista nell'Italia Under 20.

L'allargamento della Serie A1 a dieci compagini promuove Vipiteno (che rinunciano) e Valpellice. La storia continua, pronta a regalarci emozioni ed amarezze: l'hockey da queste parti è questo. Roba da innamorati pazzi.

Daniele Arghittu