lunedì 27 febbraio 2012

1812 LA GUERRA CHE SALVÒ IL CANADA (Parte II)


Eroi della Guerra 1812

Major-General Isaac Brock; Tecumseh; Lieutenant-Colonel Charles-Michel de Salaberry; Laura Secord.

Parte I in
http://www.turismoincanada.blogspot.com/2012/02/1812-la-guerra-che-salvo-il-canada.html







Nel primo anno di guerra gli intendimenti dell’esercito americano – ben noti ai responsabili militari del Canada – erano decisamente orientati ad invadere l’ Upper Canada, dagli strateghi americani considerato poco difeso. Questa considerazione era decisamente errata in quanto il governatore dell’Upper Canada il maggiore generale Sir Isaac Brock aveva predisposto già da parecchi mesi adeguate misure difensive, non trascurando di sviluppare una politica di alleanza con importanti tribù indigene (First Nations) poste sotto la guida di uno dei più carismatici capi indiani di tutta la storia nordamericana, Tecumseh della tribù degli Shawnee.
Pur con pochi regolari a sua disposizione – circa 1.600 – Brock non attese passivamente le mosse degli americani ma nel mese di agosto prese l’iniziativa strategica conquistando posizioni importanti sul lago Huron e, con l’aiuto di Tecumseh, costringendo il generale americano Hull ad arrendersi abbandonando Detroit, lasciando così agli inglesi il controllo del corso superiore del Mississipi e del territorio del Michigan.
Una nuova invasione dell’Upper Canada venne decisa dal comandante militare americano Van Rensselaer, in seguito alle forti pressioni politiche; partendo dal fiume Niagara raggiunse Queenston Heights dove il 13 ottobre venne sonoramente battuto dalle truppe inglesi e milizie canadesi rafforzate da alcune centinaia di guerrieri indiani. Vennero catturati circa 1.000 soldati americani e oltre 300 furono i caduti o feriti.
Gli anglo-canadesi patirono purtroppo, in quell’occasione, una grave perdita nella persona del generale Brock, il loro più abile e intraprendente generale.

Sempre nel corso del 1812, lungo il fronte occidentale, si verificarono alcuni scontri navali – specie nel lago Erie – per il controllo di quella importante via d’acqua che finì in mani americane soprattutto per merito delle tattiche messe in atto dal commodoro Oliver Perry.
Dopo aver abbandonato Detroit, il tenente generale inglese Henry Procter si ritirò precipitosamente lasciando alle sole bande indiane il compito di opporsi alle truppe americane;esse non solo vennero sconfitte nello scontro di Moraviantown ma lamentarono anche la perdita irreparabile del loro capo Tecumseh. Dopo di ciò ebbe termine l’alleanza con le tribù indiane.

All’inizio del 1813 le truppe americane si posero l’obiettivo di separare l’Upper Canada dal Lower Canada; assediarono la città di York (l’attuale Toronto), la occuparono e, in parte, la incendiarono. Successivamente assediarono Fort George, ma non riuscirono a cogliere un successo definitivo.
Al contrario in rapida successione vennero sconfitte a Stoney Creek e a Beaver Dams, subendo gravi perdite; durante la ritirata successiva incendiarono la città di Newark (oggi Niagara-on-the- Lake), fornendo così il pretesto alle truppe inglesi per incendiare la stessa Washington nell’agosto.

Il 1814 vide gli americani tentare nuovamente l’invasione dell’Upper Canada; passarono il fiume Niagara a Buffalo, registrarono una vittoria non significativa a Chippawa il 5 di luglio. Il 25 dello stesso mese lo scontro feroce di Lundy’s Lane lasciò esausti i due contendenti. Dopo un ulteriore tentativo da parte americana di invasione, stroncata dal nuovo comandante inglese il tenente generale Gordon Drummond, la guerra nell’Upper Canada si può considerare conclusa.
Nello stesso anno sul fronte orientale un tentativo inglese di invasione del Maine, con truppe veterane provenienti dalle campagne in Europa, venne controbilanciato da una brillante affermazione della flotta americana sul lago Champlain.

L’impossibilità a risolvere le questioni territoriali con la guerra, indusse le due parti in conflitto ad accettare la mediazione offerta dallo zar della Russia.
Plenipotenziari delle due parti si incontrarono a Ghent in Belgio nel mese di agosto e la vigilia di Natale del 1814 venne firmato l’armistizio.
Dal punto di vista territoriale si ritornò così allo status quo e le dispute di confine vennero demandate ad una successiva commissione mista.
Prima che la notizia dell’armistizio arrivi in America, venne combattuta presso la città di New Orleans una sanguinosa quanto inutile battaglia: gli americani, guidati dal futuro presidente Andrew Jackson, scacciano gli inglesi dalla città, causando loro gravi perdite fra cui lo stesso comandante sir Edward Pakenham.

Al di là delle questioni territoriali, volendo porsi la domanda su chi ha vinto la guerra del 1812, si può ragionevolmente concludere che se da un lato gli Americani furono delusi dal fatto che i Canadesi non si ribellarono al “giogo inglese” tuttavia presero atto, grazie alle loro vittorie navali, delle loro possibilità di assurgere a futura potenza mondiale; dall’altro i Canadesi - forti del mito più che della realtà di avere essi contribuito in massima parte alla guerra - ebbero per la prima volta coscienza di costituire una solida comunità da cui avrebbe tratto origine un forte senso nazionale.

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