mercoledì 22 febbraio 2012

ARISTOTELE HA ATTRAVERSATO L’ATLANTICO







Solo negli ultimi 20/30 anni la letteratura canadese ha decisamente fatto fortuna nel nostro paese; l’essere stata ospite alla Fiera del Libro di Torino del 2003 sancì definitivamente il crescente interesse che la cultura italiana ed il pubblico dei lettori - come non ricordare il grande successo del romanzo “La versione di Barney” di Mordecai Richler - nutriva per gli scrittori di quella grande nazione.
Un posto di rilievo nel panorama letterario canadese lo merita senz’altro la scrittrice anglofona Margaret Doody: nata nel 1939 a Saint John nel New Brunswick, attualmente docente di letteratura comparata presso la Notre Dame University dell’Indiana. Fin da giovane coltivò un forte interesse per il mondo antico, in particolare per quello greco.
Dopo aver pubblicato alcuni saggi tra cui “La vera storia del romanzo” nel quale sosteneva la tesi secondo cui la nascita di tale forma letteraria risale all’età classica e il racconto “Gli alchimisti”, la scrittrice, con “Aristotele detective” del 1978, iniziò una fortunata serie di romanzi gialli (finora ne sono stati pubblicati otto in Italia) che hanno come protagonista assoluto il famoso filosofo greco.
Attorno al nucleo centrale della trama che attiene sempre a fatti delittuosi, l’ambientazione storica così accurata e precisa della vita ad Atene balza in primo piano, quasi che – sotto il pretesto dell’intreccio giallo - l’intento principale dell’autrice sia il raccontare la politica e la quotidianità della metropoli greca.
Aristotele dunque quale antesignano di Sherlock Holmes, con l’aiuto di Stefanos, novello dottor Watson, mediante l’uso della sua ferrea logica, tassello dopo tassello ricompone il puzzle criminale, spesso assai intricato, e toglie dagli impicci amici sprovveduti o vittime di soprusi e ingiustizie che richiedono il suo aiuto.
Mentre il nostro investigatore improvvisato indaga, senza dimenticare di impartire ai suoi affascinati studenti le sue lezioni peripatetiche di metafisica, etica ed estetica – qui sta a mio avviso in gran parte il fascino di tali romanzi - vengono tracciati ritratti di innumerevoli personaggi: venditori, artigiani, affittacamere, marinai, bottegai, ruffiani e prostitute che vivono in una città caotica, densa di sapori e di profumi dove tutti si agitano in un rincorrersi di situazioni le più disparate.
L’ultimo romanzo della Doody dal titolo “Aristotele e i delitti d’Egitto”, pubblicato in Italia nel 2010, inserisce nel meccanismo consueto una variante assai interessante: qui non si tratta più solo della Grecia, ma l’indagine – sullo sfondo di un intrigo economico - finanziario internazionale che minaccia la stessa sopravvivenza di Atene – porterà Aristotele e con lui tutti i lettori, ad entrare in contatto con il sistema – mondo dell’epoca di Alessandro Magno ed in particolare con la misteriosa civiltà egizia.
Per tutti coloro quindi che fossero interessati a conoscere in modo non accademico, ma non per questo meno preciso e documentato, il mondo greco antico nella sua quotidianità e nelle sue istituzioni, e che, nello stesso tempo, sono attratti dal meccanismo delle trame a sfondo giallo, quale miglior lettura dei romanzi della scrittrice canadese Margaret Doody.


Tradotti oltre che in italiano, in francese, spagnolo, portoghese, greco e turco i suoi romanzi sono una perfetta alchimia tra cultura classica e giallo investigativo. Letto il primo - ci scommetto - gli altri verranno “divorati” uno dopo l’altro, sottraendo perché no anche alcune ore al riposo notturno!

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