giovedì 16 febbraio 2012

HOCKEY CLUB VAL PELLICE




L’Hockey Club Val Pellice, di cui ho ricordato in altri post le ascendenze canadesi sta vigorosamente lottando per la permanenza in Serie A. Nella terza giornata del Relegation Round ha mazziato l’Asiago, campione uscente, 4 a 1. La strada verso la salvezza è ancora lunga ma il morale è alto, tutto va bene e la squadra si batte con onore.
Riporto di seguito la storia del Val Pellice Hockey Club sponsorizzato Bodino Engineering di Daniele Arghittu


Il Valpellice - prima società hockeystica in Piemonte - nasce nel 1934. Non ci sono testimonianze ufficiali sui primissimi anni di attività, ma la leggenda vuole che stecche e dischi compaiano quell'anno, sul laghetto naturale di Blancio (ai confini tra Luserna S. Giovanni e Torre Pellice), dove si pattina da inizio secolo.

I pionieri sono Giorgio e Giuseppe Cotta Morandini, studenti, capaci di coinvolgere i coetanei in un'avventura quasi del tutto inedita, almeno da queste parti (a Milano è disponibile una pista artificiale sin dal 1923). La prima partita è datata 26 dicembre 1937: un 6-8 contro il Guf Torino.

Di campionati, anche a causa della guerra, non si parla in Val Pellice fino agli anni Cinquanta. Sono ancora i fratelli Cotta Morandini, con l'Avvocato Giorgio in testa, a riprendere l'iniziativa. È un evento importante anche a livello sociale: attorno a Blancio si ritrova tutta la valle, cattolici e valdesi, ex partigiani ed ex fascisti, benestanti ed operai… L'hockey diventa uno delle poche realtà davvero ecumeniche ed unificanti. Addirittura è uno strumento di riappacificazione internazionale: così viene vissuta la prima amichevole con il Briançon, nel gennaio 1952.

IL PRIMO SUCCESSO
L'esordio nell'attività federale (Promozione) avviene l'inverno seguente: il primo avversario è l'Amatori Milano, che viene fermato sul 5-5 sul laghetto nostrano. La Valpe (all'epoca Sporting Club) schiera: Frache, Nutta; Cotta I, Quattrini, Fiorio, Saio, Larese Fece, Colombo, Veglia, Cotta II, Prat, Malan, Pasquet, Santoro I, Geymonat, Bonnet. Alcuni sono i "pionieri" degli anni '30, altri sono giovani della zona, altri ancora sono torinesi. E poi ci sono le due stelle: i cadorini Colombo e Larese Fece. Sono loro a trascinare la squadra all'inatteso successo nel torneo (in finale con i gardenesi del Sasslong, 5-3 a Torino Esposizioni in 7 marzo 1953) e, soprattutto, sono loro a far crescere, tecnicamente ed agonisticamente, tutta una generazione di sportivi.

La vittoria, però, prelude ad un periodo di oblio: il secondo, dopo quello causato dalla guerra, ma non certo l'ultimo. La storia della Valpe è sempre stata caratterizzata da grandi crisi e altrettanto grandi resurrezioni.

E così, dopo aver ceduto il diritto a disputare la Serie A al Torino (per ragioni economiche), si sta fermi un anno, si riprende per un paio di stagioni poco fortunate, e poi si dice basta.

È nel 1962 che torna la voglia di hockey. I giovani della generazione Colombo si ripresentano in pista: arrivano vittorie e sconfitte. Le storiche maglie rosse vanno in pensione due anni dopo, con l'adozione del neroverde, colore ufficiale dell'U.S. Valpellice (società di cui si è divenuti emanazione). Poco dopo, ecco il primo sponsor: il Peter Pan, una gomma anticarie prodotta da una farmacia di Torre.

Nel 1964/65 esordisce a Blancio "Moge" Del Negro, originario di Alleghe (Belluno): aprirà la strada ad altri ragazzi della Zunaia, che qui in Val Pellice diventano presto di casa. Il più celebre sarà Omar De Biasio, giunto in valle giovanissimo in seguito alla drammatica alluvione che colpisce il Bellunese nel 1967.
Ad un'altra alluvione - datata 1977 - è legato il ricordo imperituro di un terzo campione della Zunaia: Mario Manfroi, studente universitario a Torino e perno difensivo della Valpe di quegli anni. Il Pellice ingrossato all'inverosimile lo trascina via - come la pista su cui ha dato spettacolo - il 19 maggio. Indossava il numero 10: da allora non è mai più stato assegnato.

BLANCIO, LA SERIE A, IL FILATOIO
Ma siamo corsi troppo avanti nella narrazione. Prima bisogna dire della Valpe degli anni '60, delle sfide in Promozione - e poi in Serie C - con rivali chiamati Cervino, Sestriere, Genova, Ambrosiano… Nel 1965/66 si giunge alle finali nazionali di C a Bolzano.

Intanto, abbandonata la pista di Blancio, si sale in quota, alla Sea di Torre Pellice, per avere un ghiaccio meno sottile e più duraturo: l'esperienza dura poco, ma diventa leggendaria, grazie al fascino della seggiovia che porta gli atleti e gli arbitri (con i tifosi intirizziti) sino alla meta.

È l'epoca del talentuoso Cavagnero, del suo "gemello del gol" Perucca, del bomber Santoro, del granitico difensore Ayassot, del sempre presente Giovanni Cotta Morandini, del velocissimo De Biasio…

Il 17 gennaio 1971, finalmente, Torre Pellice ha il suo primo vero stadio: il Filatoio, che un mese dopo ospita le finali di Serie C. La Valpe, sconfitta da Vipiteno e Rencio, è solo quarta, ma guadagna comunque il diritto alla promozione in Serie B.

Nel 1972 arriva il primo straniero della storia: il canadese David Enouy, attaccante di Kirkland Lake. Si comincia a fare davvero sul serio, innestando atleti come Manfroi, Gregoretti, Freda, Bressan. Intanto - grazie alla pista artificiale - crescono campioncini come Viglianco, Saletta, Parodi, Rivoira.

Nonostante le delusioni, si sta plasmando una delle squadre più forti mai viste a Torre: nel 1975/76, gli ultimi tasselli sono il giovanissimo torinese Migliore (futuro capitano della Nazionale) e l'allenatore cecoslovacco Jaks (esule in Svizzera). È una stagione entusiasmante, che si conclude con un incredibile successo sulla pista del favorito Como.

Negri, Zanalda; Cotta Morandini, Saletta, Bassoli, Viglianco, Manfroi, Enouy, L. Rivoira, Gregoretti, Migliore, Parodi, De Biasio, Freda, Bricco, Giacotto, Cerrato, Di Dato, G. Armand Pilon, E. Armand Pilon. È questa la formazione che consegna alla Valpe il secondo successo della sua storia: la vittoria in Serie B e la promozione in A.

IL SETTENNIO IN A
La permanenza dei torresi nel massimo campionato dura sette stagioni. Tante, grazie ad una formula che impedisce retrocessioni sul campo. Al Filatoio si vedono squadroni come Bolzano e Gardena, campioni come Oksanen e Corsi, Pasqualotto e Jaroslavl Pavlu, Kostner e Gellert… I torresi strappano punti a tutti, salvo il Bolzano, con cui si perde sempre. La prima vittoria giunge all'ultima giornata della prima stagione in A: un 6-3 contro il Brunico, con doppiette di Migliore e Parodi e reti di Enouy e Guimond. Quest'ultimo arriva dal Nord America: come tanti nuovi eroi che si affermano al Filatoio. L'anno dopo, ad esempio, giungono Giannini (ex Nhl) e Ugolini: la Valpe si abbina alla Fiat, sembra che finalmente ci sia qualche soldo, ma si deve giocare spesso a Torino (anche a causa dell'alluvione) e, nonostante qualche bella prestazione, si finisce male.

Nane Mastel nel 1978 e Massimo Da Rin nel 1979. I due veneti sono le novità più positive in annate prive di soddisfazioni, in cui però è di casa a Torre anche Francella. Tra i giovani valligiani, Saletta, Parodi e Rivoira giungono in Nazionale Under 20, Viglianco è ormai un pilastro. Ma le vittorie sono sempre poche
Nell'80/'81 si vuole cambiare la tendenza: la Valpe ingaggia due grandi giocatori, Albert Di Fazio e Grant Goegan (ambedue italo canadesi). I due raggiungono l'azzurro, insieme a Francella, e l'anno successivo guidano la Valpe al miglior piazzamento di sempre: sesta.

Purtroppo vengono a mancare i soldi: ed il 1982/83 è l'ultima stagione tra i grandi. Tornata in B, la Valpe si toglie alcune soddisfazioni. Nuovi atleti si fanno strada, come Bertotto, che sarà il primo valligiano a "migrare" in cerca di fortuna hockeystica, vincendo uno scudetto a Varese.

TRA ILLUSIONI E DELUSIONI

Nel 1985/86 il presidente storico, Giorgio Cotta Morandini, passa la mano e - per qualche tempo - la Valpe sarà gestito da un gruppo pinerolese foraggiato dall'imprenditore Candellero. Arrivano il vecchio sogno Aiello e il portiere fromboliere Ciarallo, torna Di Fazio. La Valpe (che ora si chiama AGSV) è una forza del torneo cadetto, pur non riuscendo a vincerlo. Poi la doccia fredda: l'impero economico di Candellero fa "crack". Si esulta ancora con Cupolo, ma ormai si è imboccata una brutta china che porta dritti dritti alla Serie C.

C'è tanto spazio per i ragazzi del posto ed il divertimento (come il pubblico) non mancano. Si lavora per il futuro con il tecnico boemo Vladimir Nadrchal. Nasce la rivalità col Chiavenna. Si riconquista la B(2) con i gol di Rivoira e Orsina. Un fuoco di paglia: il 1991/92 è l'ultimo anno prima dell'oblio.
Per quattro stagioni si resta bloccati per il calvario burocratico legato alla copertura del Filatoio. Se ne esce solo nel 1996/97 e si ricomincia da zero, con Giovanni Cotta Morandini e Livio Bruera a prendere in mano il movimento e Luca Rivoira come allenatore.

Il grande pubblico si riaffeziona, nascono gli Ultras Valpe (e la squadra femminile), arrivano rinforzi da Torino e dalla Valle d'Aosta. Nel 1998/99 ci si emoziona per le parate di Rossi e i gol del ceco Vasicko.

La stagione successiva si torna in A: si tratta di un campionato anomalo, con un solo straniero (per i biancorossi l'oriundo Marziale) e 15 squadre. È forse la stagione più bella nella storia della Valpe, per i record di pubblico, di passione, di punti: alla fine si accede per la prima volta ai play off, eliminati dalla corazzata Asiago. Gli eroi di quest'impresa memorabile sono un mito recente: tra gli altri Olivo e Scapinello, De Zordo e Tomasello, Dorigatti e Stevanoni… Tutti sapientemente amalgamati dall'allenatore Da Rin.

Ma è di nuovo ora di piangere. Il ritorno del Milano dal volontario esilio in Francia, scombina tutti i piani e costringe la Valpe al forfait. Passa un mese e - il 15 ottobre 2000 - il Pellice esige di nuovo il suo tributo, e la preziosa copertura del Filatoio crolla miseramente.

Le opinioni nel direttivo divergono: Giovanni Cotta Morandini fonda l'All Stars Piemonte, la Valpe prosegue la sua strada con altre figure. Il presidente è Fabrizio Gatti. Per un po' ci si accontenta di una C amatoriale, poi si sperimenta una nuova collaborazione con il Torino (nel 2003/04 il cosiddetto TorinoValpe, infarcito di scandinavi, disputa la Serie A e sfiora i play off, beffato dal Renon).

UNA CRESCITA PROGRESSIVA
Nel 2004, con Fausto Barale direttore sportivo e Andrea Chiarotti allenatore, si punta a costruire un progetto indipendente e continuativo in Serie A2. Accanto a giocatori locali come Coco e Mondon Marin si inseriscono nel biennio stranieri più o meno talentuosi: i fratelli d'Ucraina Butochnov, gli svedesi Eklöv e Andersson, il finlandese Laine, il portiere sloveno Penko, il russo Levitin, l'estone Petrov… Il capitano è l'asiaghese Roffo. Si vede al Filatoio un grande del passato: Bortolussi.

Intanto - pur tra mille difficoltà - sta prendendo forma il nuovo tempio dell'hockey in Val Pellice: il palaghiaccio olimpico (poi intitolato a Giorgio Cotta Morandini). Prima, storica partita: Valpe-Caldaro, il 4 dicembre 2005.

Da poco è stato nominato presidente Mauro Cesare Ferrando. Ed è un acquisto prezioso, come il ritorno in panchina di Da Rin. Il roster viene rivoluzionato, anche grazie all'alleanza con il Milano. In porta arriva Demetz, in attacco Di Stefano, che con il più esperto Grossi - subito acclamato capitano - forma una coppia da applausi. La retroguardia è dominio di Lyness e Babic. Annata straordinaria, quella 2006/07, anche perché inattesa. Come la conquista della Final Four di Coppa Italia a Bolzano, ottenuta eliminando due team di A1, cioè Fassa e Cortina. O come la straordinaria impresa di raggiungere la finale del campionato, estromettendo in Gara 7, con una memorabile vittoria all'overtime in trasferta, il favorito Vipiteno. La finale, contro il fortissimo Merano, è portata fino a Gara 4, con un bellissimo successo 5-3 in Gara 2. L'ultimo del presidente Ferrando, che perde la vita in un tragico incidente stradale al ritorno da Gara 3 a Merano.
Nel 2007/08, per onorare la memoria e proseguire il suo progetto, la Valpe - guidata da Roberto Barbero - allestisce un roster stellare. Spiccano, in campagna acquisti, i finnici Harikkala e Sirén. In attacco fanno faville Donati e Silva. E i biancorossi volano. Ma un bizzarro regolamento che prevede il dimezzamento dei punti favorisce la rimonta dell'Egna, che vince la regular season. I torresi patiscono terribilmente la semifinale con l'All Stars Piemonte, si trovano sotto 0-2 nella serie e 0-2 in Gara 3 al Cotta Morandini. È capitan Grossi che suona la riscossa. Acciuffata la finale, però, i ragazzi di Da Rin si presentano all'appuntamento scarichi: e vengono dominati da un Caldaro diligente.

Memori dell'errore, nel 2008/09 si costruisce una squadra molto competitiva ma senza l'obiettivo dichiarato di ammazzare il campionato. Lefebvre - primo ex-Nhler in biancorosso - è un assistman favoloso. De Frenza e Stricker i terminali offensivi più efficaci. Per la prima parte del torneo fa numeri anche l'americano Damian Surma, ma un'assurda squalifica lo estromette con largo anticipo. La Valpe resta, comunque, la squadra da battere. Dominata la regular season (stabilendo un record con 23 risultati utili consecutivi), macina le avversarie anche nei play off: 4-0 nei Quarti al Real Torino, 3-0 in semifinale al Gherdëina. Ma, come dodici mesi prima, si spegne la luce nel momento decisivo. Questa volta è il Vipiteno a maramaldeggiare in finale: per la terza volta gli avversari dell'HCV sollevano il trofeo dei campioni al Cotta Morandini. Una consolazione: il vivaio sta crescendo. Vignolo disputa i Mondiali Under 18, così come Canale, dodici mesi prima, era stato protagonista nell'Italia Under 20.

L'allargamento della Serie A1 a dieci compagini promuove Vipiteno (che rinunciano) e Valpellice. La storia continua, pronta a regalarci emozioni ed amarezze: l'hockey da queste parti è questo. Roba da innamorati pazzi.

Daniele Arghittu

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