La mia infanzia a Montreal
(edizione italiana di La Vita Felice – Milano), è un testo inedito di Eric
Berne: è la memoria autobiografica del suo crescere e diventare adulto a
Montreal in Canada nei primi decenni del XX secolo.
Il figlio di Eric Berne, Terry
Berne, ha scoperto i manoscritti del padre, dal titolo originario La vecchia
casa di pietra e ha deciso di renderli noti, pubblicandoli.
Nasce così La mia infanzia a
Montreal la prima opera di Berne dopo la morte.
Attraverso le pagine del libro possiamo immaginare la vita
di Eric Berne, figlio di ebrei fuggiti dalla Polonia e dalla Russia, dalla sua
prima infanzia al momento di iniziare medicina alla McGill University.
Tra le righe è anche possibile
cogliere il ritratto vivace e illuminante della comunità di immigrati, giunti
in Canada durante e dopo la prima guerra mondiale, che abitano Ste. Famille
Street, la via che ospita anche la vecchia casa di pietra di Eric.
Le descrizioni di questo pezzo di mondo, evocative e
divertenti, sono tra le pagine più gradevoli de La mia infanzia a Montreal e
rendono bene il clima culturale e sociale di quel periodo e di come i bambini e
i ragazzi di Ste. Famille Street imparassero, spesso dolorosamente, a far
fronte a differenze culturali e a emarginazione sociale.
ERIC BERNE (Montréal,
10 maggio 1910 – 15 luglio 1970) eminente psichiatra e autore di best
seller, vive i primi anni della sua vita a Montreal, in Canada, dove nel 1935
consegue la laurea in medicina alla McGill University seguendo le orme del
padre, Hillel David Bernstein, amatissimo “medico dei poveri”.
Subito dopo la laurea in medicina
Eric Berne si trasferisce negli Stati Uniti e completa la sua formazione in
psichiatria. In quegli anni divenne cittadino americano e modifica il cognome
da Bernstein in Berne.
Accanto al lavoro in ospedale,
nel 1941 inizia il tirocinio psicanalitico al New York Psychoanalitic Institute
e l’analisi con Paul Federn.
Nel 1943 si arruola nell’esercito
degli Stati Uniti svolgendo la sua attività di psichiatra in vari ospedali
militari, fino al congedo nel 1946.
Dopo il 1946 si trasferisce in California prendendo casa a
Carmel. Nel frattempo riprende il suo training psicoanalitico al San Francisco
Psychoanalitic Institute e la sua analisi con Erik Erikson. A San Francisco
lavora come assistente psichiatra all’ospedale di Mt. Zion.
Interessato agli studi comparativi di psichiatria, tra il
1948 e il 1960 Eric Berne scrive e viaggia molto visitando ospedali
psichiatrici in Europa, India, Hong Kong, Turchia, Filippine e in diversi
luoghi del mondo.
Progressivamente Berne prende le
distanze dalla psicoanalisi e comincia a elaborare una propria teoria,
l’Analisi Transazionale: pubblica diversi articoli sull’Intuizione e la
funzione della intuizione nel processo analitico. Nel 1958 vede la luce Analisi
Transazionale: un metodo nuovo ed efficace di terapia di gruppo, una
prima sintesi della sua nuova teoria.
Conduce i “Seminari di
psichiatria sociale di San Francisco” da cui prenderanno origine il TA
Bullettin e il TAJ (Transactional Analysis Journal) che pubblica attualmente
quattro numeri l’anno.
Nel 1964 “A che gioco
giochiamo” diventa un successo internazionale.
Fonda, con alcuni colleghi, la International
Transactional Analysis Association (ITAA), ancor oggi network
internazionale riconosciuto di professionisti.
Prosegue il suo lavoro clinico
con i pazienti e in ospedale dove pratica terapia di gruppo.
Scrittore infaticabile, passione
appresa dalla madre giornalista, pubblica, nel frattempo, molti contributi
scientifici e testi.
Conduce una vita professionale e
familiare attiva e intensa fino alla sua morte.
Lascia una importante eredità di
numerosi articoli e otto opere maggiori tra cui: Transactional Analysis in
Psychotherapy; Games people play, Principles of group treatment; What do
you say after you say “Hello?”, opere tradotte in italiano e altre lingue.
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