Appena finito di leggerlo, voglio consigliarllo anche a voi. Esordio narrativo di Joseph Boyden, quarantenne cresciuto tra Toronto e la Georgian Bay-Ontario è un romanzo che commuove e, come ha commentato Isabel Allende, lascia il segno.
Siamo in Canada nel 1919, i 2 protagonisti viaggiano in canoa per tre giorni (titolo originale Three Day Road, 2005) risalendo il fiume che li riporterà a casa, alle origini. Un terzo protagonista sarà sempre presente quando verranno rievocate le sconvolgenti esperienze vissute, dai loro primi contatti con l’uomo bianco e la partenza dal loro villaggio Cree per combattere sui campi di battaglia in Francia, esperienza che strazierà i corpi e le menti dei due inseparabili amici Xavier ed Elijah.
Guida la canoa zia Niska, per riportare a casa quel giovane, ferito e sconvolto, ormai desideroso solo di morire: “se sceglierò bene le parole, e parlerò da quel luogo profondo che non dice bugie, sono sicura che lui mi sentirà…”. Così sa di poterlo guarire, con la dolcezza e sincerità dei suoi racconti: la sua vita da giovane, scoprirsi poteri sciamanici ereditati dal padre, le tradizioni Cree ed il legame con la madre Terra. Le sue parole rievocano e restituiscono valore ai concetti dell’amicizia, dell’amore contro l’odio, delle radici e delle tradizioni, della natura contro l’opera devastatrice dell’uomo.
Leggerlo ti farà soffrire ma ne varrà la pena.
Siamo in Canada nel 1919, i 2 protagonisti viaggiano in canoa per tre giorni (titolo originale Three Day Road, 2005) risalendo il fiume che li riporterà a casa, alle origini. Un terzo protagonista sarà sempre presente quando verranno rievocate le sconvolgenti esperienze vissute, dai loro primi contatti con l’uomo bianco e la partenza dal loro villaggio Cree per combattere sui campi di battaglia in Francia, esperienza che strazierà i corpi e le menti dei due inseparabili amici Xavier ed Elijah.
Guida la canoa zia Niska, per riportare a casa quel giovane, ferito e sconvolto, ormai desideroso solo di morire: “se sceglierò bene le parole, e parlerò da quel luogo profondo che non dice bugie, sono sicura che lui mi sentirà…”. Così sa di poterlo guarire, con la dolcezza e sincerità dei suoi racconti: la sua vita da giovane, scoprirsi poteri sciamanici ereditati dal padre, le tradizioni Cree ed il legame con la madre Terra. Le sue parole rievocano e restituiscono valore ai concetti dell’amicizia, dell’amore contro l’odio, delle radici e delle tradizioni, della natura contro l’opera devastatrice dell’uomo.
Leggerlo ti farà soffrire ma ne varrà la pena.
Il romanzo si chiude con questo pensiero di Niska: “Stanotte non mi preoccupo di costruire un riparo. Tiro fuori solo le coperte dalla canoa, e ci avvolgiamo mentre guardiamo il fuoco. … Ascolto i rumori degli animali notturni non molto lontani. Sento la volpe e la martora che dà la caccia ai topi. Sento un frusciare di grandi ali, quando una civetta delle nevi si avvicina e, subito dopo, il passo quasi silenzioso di un animale più grosso, una lince forse, che vigila con i suoi occhi gialli. Rimango qui distesa a guardare il cielo, e poi il fiume, la sua linea nera diretta a nord. Entro domani saremo a casa.”
1 commento:
Ho letto anch'io questo libro meraviglioso, che ci racconta la guerra com'è veramente, crudele, capace di trasformare gli uomini in bestie, senza senso.... Ma al contempo un romanzo che ci fa amare il Canada e quei paesaggi meravigliosi, e la cultura indiana..
Un libro stupendo, che ti prende fino all'ultima pagina, e che ti lascia qualcosa dentro.
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