Oggi tolgo il cartello CHIUSO PER FERIE e confesso, ahimè, che in Canada non ci sono proprio stata, per una serie di motivi che non starò ad elencarti. Come puoi immaginare, il dispiacere è proprio grande ma sento che sarò ancor più motivata a parlartene con entusiasmo e tanta nostalgia.
Intanto ti racconto cosa ho scoperto in questi giorni di fine estate ossolana, stagione splendida di giornate luminose e abbandonate dall’afa.
Mi alzo prestissimo e quando appena albeggia mi sorseggio pian piano un caffè. Esco sul balcone e respiro profondamente… e affiorano i ricordi… Sarà la fantasia che si scatena, sarà la struggente malinconia di non essere dove vorrei essere… chiudo gli occhi e si materializzano le immagini di momenti vissuti proprio in quel tratto della giornata, nel silenzio degli umani che riposano mentre la natura si risveglia e l’umidità della notte le conferisce un profumo particolare, che ho scoperto essere unico ed uguale ovunque io sia ma che scomparirà, come per incantesimo, appena il sole riscalderà l’aria. Saranno poi altri e variegati gli odori ed i colori ad impossessarsi dei ritmi della mia giornata.
Ecco perché è importante alzarsi presto. Come mi toccava fare quasi sempre quando accompagnavo i gruppi di turisti in viaggio in Canada: l’alba in cui ho potuto seguire, io sola, il lento e sinuoso passaggio di numerose orche nel tranquillo tratto di mare tra Quadra Island e la costa orientale di Vancouver Island, dopo averle inutilmente cercate per tutto il pomeriggio precedente; e quella mattina a Banff, nelle maestose Montagne Rocciose, mentre uscendo dal lodge mi accorsi che c’era una fitta nebbia che si stava ritraendo per mostrarmi una mamma cervo coi suoi due cerbiatti accovacciati sul prato, dove forse avevano passato la notte, gli occhi ancora assonnati e sognanti, per nulla impauriti dalla mia presenza; quando al Prince of Whales Hotel nel Waterton Lakes Park in Alberta non potei resistere all’impeto di bussare a tam-tam sulle sottili pareti di legno della mia stanza per svegliare i compagni di viaggio affinché ammirassero le maestose montagne al di là del lago mentre il sole nascente ne rendeva incandescenti i picchi solitamente ruvidi e grigi; e continuare a seguire gli sfrenati volteggi, nel cielo terso dell’aurora, di decine di stridenti aquile di mare testabianca mentre si lanciavano sul pelo dell’acqua del Bras d’Or Lake, in Nova Scotia, per riportare indisturbati la colazione ai loro pulcini, nascosti nei giganti nidi incastrati nel folto di altissimi abeti.
Tutto questo ed altro ancora rivivo ogni mattina presto, respirando ad occhi chiusi l’evanescente umida aria della notte.
Intanto ti racconto cosa ho scoperto in questi giorni di fine estate ossolana, stagione splendida di giornate luminose e abbandonate dall’afa.
Mi alzo prestissimo e quando appena albeggia mi sorseggio pian piano un caffè. Esco sul balcone e respiro profondamente… e affiorano i ricordi… Sarà la fantasia che si scatena, sarà la struggente malinconia di non essere dove vorrei essere… chiudo gli occhi e si materializzano le immagini di momenti vissuti proprio in quel tratto della giornata, nel silenzio degli umani che riposano mentre la natura si risveglia e l’umidità della notte le conferisce un profumo particolare, che ho scoperto essere unico ed uguale ovunque io sia ma che scomparirà, come per incantesimo, appena il sole riscalderà l’aria. Saranno poi altri e variegati gli odori ed i colori ad impossessarsi dei ritmi della mia giornata.
Ecco perché è importante alzarsi presto. Come mi toccava fare quasi sempre quando accompagnavo i gruppi di turisti in viaggio in Canada: l’alba in cui ho potuto seguire, io sola, il lento e sinuoso passaggio di numerose orche nel tranquillo tratto di mare tra Quadra Island e la costa orientale di Vancouver Island, dopo averle inutilmente cercate per tutto il pomeriggio precedente; e quella mattina a Banff, nelle maestose Montagne Rocciose, mentre uscendo dal lodge mi accorsi che c’era una fitta nebbia che si stava ritraendo per mostrarmi una mamma cervo coi suoi due cerbiatti accovacciati sul prato, dove forse avevano passato la notte, gli occhi ancora assonnati e sognanti, per nulla impauriti dalla mia presenza; quando al Prince of Whales Hotel nel Waterton Lakes Park in Alberta non potei resistere all’impeto di bussare a tam-tam sulle sottili pareti di legno della mia stanza per svegliare i compagni di viaggio affinché ammirassero le maestose montagne al di là del lago mentre il sole nascente ne rendeva incandescenti i picchi solitamente ruvidi e grigi; e continuare a seguire gli sfrenati volteggi, nel cielo terso dell’aurora, di decine di stridenti aquile di mare testabianca mentre si lanciavano sul pelo dell’acqua del Bras d’Or Lake, in Nova Scotia, per riportare indisturbati la colazione ai loro pulcini, nascosti nei giganti nidi incastrati nel folto di altissimi abeti.
Tutto questo ed altro ancora rivivo ogni mattina presto, respirando ad occhi chiusi l’evanescente umida aria della notte.
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