Incredibile ma vero: vedendole
sfrecciare nelle Grasslands canadesi diresti di essere in un altro continente,
sicuro d’aver avvistato delle antilopi africane!
Con una velocità massima di
oltre 100 km all’ora, le antilocapre (antilocapra americana) sono gli
animali più veloci di tutto il Nord America. Si attribuisce la velocità di
questo ungulato alla presenza in passato sul continente nordamericano di una
specie di ghepardo, suo naturale predatore.
L’habitat più adatto all’antilocapra
è nelle pianure (le cosiddette Grasslands) ricche di erba alta e di piante
aromatiche specie l’artemisia tridentata di cui è ghiottissima. In
primavera vengono alla luce uno o due piccoli che rimangono nascosti nella
prateria per circa una settimana, trascorsa la quale sono abbastanza robusti da
unirsi al resto del branco. I pericoli maggiori per i piccoli sono i predatori
tra cui l’aquila reale, lupo, coyote e lince, finchè non riusciranno a correre
veloci come il vento! Se percepisce del pericolo, solleva i peli della parte posteriore del
dorso per mostrare, in segno di avvertimento, una macchia bianca visibile anche
a chilometri di distanza. I maschi pesano dai
45 ai 60 kg, le femmine dai 35 ai 45 kg. La struttura delle corna degli Antilocapridi (entrambi i sessi
hanno corna imponenti e curvate all’indietro, che si dividono per formare
ramificazioni puntate in avanti) è caratteristica: come nei Cervidi, sono
ramificate e caduche, ma limitatamente al solo astuccio corneo. Il suo
nome non inganni: non si tratta di una antilope ma bensì di uno stretto parente
della pecora.
E’ l’ultima specie sopravvissuta
della famiglia degli ANTILOCAPRIDI un tempo numerosa in tutto il continente
nordamericano. L'area di diffusione
odierna di questo animale va dalle zone sud-occidentale del Saskatchewan e zona
sud-orientale dell’Alberta fino
alla Bassa California messicana.
I Pronghorn ivono anche sulle Montagne
Rocciose e si spingono ad est fino al fiume Missouri. Restringendosi sempre più l'area di diffusione e un tempo in
pericolo di estinzione, le campagne di protezione ambientale e reintroduzione
della specie hanno permesso una ripresa della popolazione oggi stimata in quasi
3 milioni di esemplari.
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