“Ci sono stati
altri spaventosi incidenti da allora, ma lo spirito del Titanic indugia ancora oggi come un’ossessione nella nostra coscienza
collettiva”
Nel 2012 per
celebrare l’affondamento del Titanic,
14 aprile 1912, le librerie di tutto il mondo sono state invase da
pubblicazioni ad hoc, confezionate spesso in tutta fretta da scrittori d’occasione.
(In Italia, il libro più completo : Titanic è stato scritto da Claudio Bossi,
dal cui sito hanno attinto a mani basse tutti gli autori nostrani che si sono
cimentati sull’argomento).
D’altra parte la
vicenda del Titanic continua ad
attrarre l’attenzione sia dal punto di vista umano sia dopo il ritrovamento del
relitto, così come l’attentato dell’11 settembre 2001 che fece crollare le
torri gemelle di New York e soprattutto
provocò la morte di circa 3.000 persone è diventato il simbolo della lotta
contro gli estremismi.
Le due tragedie che
sembrano così lontane l’una dall’altra hanno in comune la punta meridionale
dell’isola di Manhattan di New York dove erano localizzate le torri e l’area di
Battery Park luogo dello sbarco dei i superstiti del naufragio soccorsi dalla nave
Carpathia.
Claudio Bossi non
ha aspettato il 2012 perché il suo studio su tutto quanto a che fare con il Titanic risale almeno al 1985
quando in occasione della spedizione alla ricerca del relitto da parte di Ballard riscoprì l’interesse di sempre.
Il Titanic di Bossi
è un libro di facile lettura perché non si limita a raccontare una storia che abbiamo
conosciuto tante volte sia attraverso sia attraverso documentari e pellicole varie
ma analizza sistematicamente e nei minimi particolari ogni possibile risvolto
della vicenda Titanic, niente
escluso.
Un percorso fluido anche
quando entra nei dettagli tecnici della nave che dimostrano la grandezza e l’immensità
del progetto della White Star Line che
voleva dominare i mari con i suoi tre giganti : Olympic, Titanic e proprio Gigantic,
cambiato poi in Britannic per accaparrarsi
una fetta del crescente mercato soprattutto atlantico legato al flusso
migratorio. Una gara che vedeva in prima linea i francesi seguiti dai tedeschi.
Nonostante il grande traffico gli emigranti che partivano da Genova erano
ospiti per l’80 % di navi battenti bandiera estera.
Bossi dedica ampio
spazio alla progettazione, alla costruzione, al varo e all’allestimento del
Titanic perché è proprio in questa prima analisi che si nota come la nomea di nave
inaffondabile sia stata troppo sbandierata. E alla fine le indagini più recenti
sembrano dimostrare che i difetti di costruzione, oltre agli errori umani, fecero
inabissare il Titanic troppo in
fretta e non permettendo così alle navi soccorritrici di arrivare sul luogo del
disastro.
Per chi vuole
maggiori informazioni Bossi ha provveduto con puntuali medaglioni esplicativi
con informazioni che possono aiutare ad approfondire le ricerche per proprio
conto su argomenti non sviluppati in
questo contesto.
Ad esempio i
capitoli che descrivono i compiti dei membri dell’equipaggio, con particolare
attenzione alla sala radio, hanno un ampio risalto perché saranno loro i
protagonisti prima e dopo l’impatto con l’iceberg.
Si intuisce però
che Bossi non ha voluto svelare tutte le
sue carte perché dalle sue ricerche ha ricavato materiale sufficiente a scrivere un volume per ogni argomento
discusso. Una saga in fieri. Dopo aver visto la nave Concordia arenata all’isola
del Giglio, il confronto con l’arredamento e lo sfarzo del Titanic è stato
inevitabile, ma quest’ultimo, ai tempi in cui le differenze di classe erano
molto marcate, era davvero lussuoso e impareggiabile per quanto riguarda il
tipo di servizi offerti. Che a capo del servizio ristorante A’ la Carte ci
fosse poi il team di Luigi Gatti da Montalto Pavese, Pavia aggiunge una nota di
vanto per la cucina lombarda non sempre esaltata. Di gastronomico interesse il
menu della cena al ristorante Ritz della sera del 14 aprile 1912, che sembra
essere l’apice di un periodo pronto a scomparire a breve. Lontano l’incombere
della prima guerra mondiale.
Una volta esaurita la
parte tecnica del Titanic ed
evidenziata a sua grandezza e magnificenza arriva lentamente la conclusione
della festa. Bossi non racconta una favola e si limita agli avvenimenti che
scadono come gli orari delle trasmissioni telegrafiche che ha scrupolosamente annotato.
Una tempistica quasi predestinata. Mare piatto, notte senza luna, niente
cannocchiali, disattenzioni, iceberg segnalati, iceberg visto all’ultimo minuto
ma non evitato, capitano Smith che apparentemente obbedisce all’amministratore
delegato della White Star Line, Joseph B. Ismey e continua la corsa dopo l’impatto,
il Californian che sembra non
accorgersi del dramma, la constatazione dell’affondamento imminente, la
concitazione e l’abbandono della nave sulle scialuppe disponibili, la
disperazione di chi non ce la fa.
I racconti dei superstiti
del naufragio salvati dalla nave Carpathia
raccontano le versioni individuali, le storie conosciute e non, che rendono
tutto più umano e tragico.
Infine dopo l’arrivo
a New York e poi in Inghilterra, le commissioni d’inchiesta americana e inglese
che cercarono di dare una spiegazione. Gli americani sul perché e gli inglesi
sul come era successo il tutto. Troppo grande l’impatto mediatico e l’importanza
delle persone a bordo: Astor, Guggenheim, Straus per citarne alcuni, per
lasciar perdere, ma alla fine, come succede spesso, gli indennizzi ai superstiti e ai parenti delle vittime fu
minimo.
Bossi dedica l’ultima
parte alla ricerca del relitto del Titanic
conclusa con successo da Robert D. Ballard che localizzò il relitto nell’estate
del 1985. Purtroppo la tecnica moderna ha permesso a troppe persone di visitare
il sito dove giace la nave, a 3810 metri di profondità al largo di Terranova, Canada
e di saccheggiarlo come si fa con i siti archeologici. Un problema ancora di
attualità e irrisolto che dovrebbe definire l’inviolabilità del relitto come
luogo di riposo per gli oltre 1.500 passeggeri che vi persero la vita.
Tra di loro una
quarantina di italiani, tra cui parecchi lombardi già residenti in Inghilterra
e impiegati come camerieri nei ristoranti del sopracitato Luigi Gatti che ebbe
l’incarico dalla White Star Line di gestire i ristoranti di prima classe del Titanic. Tutti con una storia personale
minima, alcuni con una lapide nei cimiteri di Halifax,Nova Scotia altri senza nemmeno
quella.
Questo libro,
Claudio Bossi l’ha scritto anche per loro.
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