Città di Montréal, tra le rue Papineau, Tillemont, Marquette e Jarry, 1958 circa.
Girando per la città con i turisti mi sono spesso sentita chiedere: ma dove sono i bambini?
La domanda mi fa sempre sorridere. In Europa ci sono le piazze. Loro non sanno che oltre le ordinate vie (in francese, rue) dritte diritte che si incrociano ad angolo retto con altre dritte diritte, dallo scorrimento infinito se non ci fosse il fiume San Lorenzo che le interrompe sui bordi dell’isola su cui sorge la metropoli, esistono le ruelle. Quattro sezioni di vie a formare il block, quel piccolo universo quadrilatero dove siamo cresciuti senza mai attraversare una strada fino almeno all’età della scuola.
La domanda mi fa sempre sorridere. In Europa ci sono le piazze. Loro non sanno che oltre le ordinate vie (in francese, rue) dritte diritte che si incrociano ad angolo retto con altre dritte diritte, dallo scorrimento infinito se non ci fosse il fiume San Lorenzo che le interrompe sui bordi dell’isola su cui sorge la metropoli, esistono le ruelle. Quattro sezioni di vie a formare il block, quel piccolo universo quadrilatero dove siamo cresciuti senza mai attraversare una strada fino almeno all’età della scuola.
Le case hanno tutte una doppia entrata, quella più bella e ordinata sulla via principale: quella col nome, per il postino o gli amici in visita. Quella posteriore si apre sull’ampio giardino recintato, lo zio Jack e molti come lui, ci coltivano un orticello. Per noi bambini è il paradiso! Il prato su cui giocare a rincorrersi, sguazzare nella piscina di plastica, correre in bicicletta (per chi ce l’aveva!) oppure su carretti di assi di legno con vecchie ruote sgangherate. D’inverno, una gara a chi faceva il pupazzo di neve più grande e più bello.
A separare il retro di due file di case, la ruelle, una strada stretta a senso unico, dove passano di notte i camion a raccogliere i rifiuti, lavorano i fornitori, i traslocatori, etc. Qui si vedono attraverso i cortili le lunghe corde con carrucola per stendere i panni e le mamme a vigilare, chiacchierando con la vicina da un balcone all’altro.
E’ in questo piccolo grande universo che giochiamo con altri bambini italiani, perlopiù di famiglie siciliane o calabresi, ma anche qualche francese (che noi chiamavamo pea-soup!) inglese e spagnolo, in una festosa babele di idiomi e di giochi da ogni angolo del mondo, dove non mancavano mai le battaglie tra i maschietti a suon di sassate. Ancora prima di iscriverci a scuola parlavamo correntemente l’italiano, l’inglese ed il francese, con ovviamente qualche incursione nei vari dialetti italici!
A separare il retro di due file di case, la ruelle, una strada stretta a senso unico, dove passano di notte i camion a raccogliere i rifiuti, lavorano i fornitori, i traslocatori, etc. Qui si vedono attraverso i cortili le lunghe corde con carrucola per stendere i panni e le mamme a vigilare, chiacchierando con la vicina da un balcone all’altro.
E’ in questo piccolo grande universo che giochiamo con altri bambini italiani, perlopiù di famiglie siciliane o calabresi, ma anche qualche francese (che noi chiamavamo pea-soup!) inglese e spagnolo, in una festosa babele di idiomi e di giochi da ogni angolo del mondo, dove non mancavano mai le battaglie tra i maschietti a suon di sassate. Ancora prima di iscriverci a scuola parlavamo correntemente l’italiano, l’inglese ed il francese, con ovviamente qualche incursione nei vari dialetti italici!
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