venerdì 10 febbraio 2012

1812 LA GUERRA CHE SALVÒ IL CANADA






Se si escludono gli storici di professione e gli appassionati di storia militare, il Canada viene ricordato dal punto di vista militare quasi esclusivamente per il suo contributo – quale membro del Commonwealth – alle due guerre mondiali (fronte franco-belga nella prima e sbarco in Normandia e fronte italiano nella seconda).
Nello specifico di contrasti bellici avvenuti sul suolo canadese, al massimo viene menzionato quello che gli storici americani chiamano “French and Indian War” che, attorno alla metà del XVIII secolo – nell’ambito del conflitto globale tra Francia e Inghilterra - sancì il predominio anglosassone nel continente nordamericano a scapito di quello francese.
Anche se meno conosciuto, è certamente degno di nota l’evento bellico che tra il 1812 e il 1815 oppose gli Stati Uniti alla Gran Bretagna e che ebbe il territorio canadese quale teatro dello scontro. Le forze contrapposte videro schierate da un lato l’esercito regolare degli Stati Uniti e, dall’altro, truppe regolari inglesi unitamente a miliziani canadesi e indigeni.


Le origini profonde della guerra del 1812 vanno ricercate nelle guerre napoleoniche che insanguinarono l’Europa per circa un ventennio. Soprattutto il blocco economico continentale decretato dalla Francia e le misure di controllo sulle navi dei paesi neutrali stabilite dalla Gran Bretagna, danneggiarono gravemente l’economia degli Stati Uniti. La tensione crebbe quando la Gran Bretagna bloccò praticamente il commercio delle navi USA verso l’Europa, definendo merci di contrabbando tutte quelle che facevano parte di una lista di beni da essa stessa dichiarati illegali.
Un ulteriore elemento di tensione derivò dalla richiesta inglese di riavere quei marinai che avevano trovato rifugio sulle navi americane, anche per sfuggire alle condizioni di vita disumane a bordo dei vascelli di Sua Maestà. Non avendo soddisfazione in ciò, i capitani delle navi britanniche cercarono di arruolare forzatamente cittadini americani.
Nel 1807 la tensione esplose a causa di quello che fu definito il “Chesapeake Affair”: una squadra navale britannica cercava navi francesi nella baia omonima, quando alcuni marinai britannici trovarono rifugio sulla fregata americana Chesapeake; al rifiuto del comandante di quest’ultima di restituire i disertori, i cannoni della fregata Leopard aprirono il fuoco uccidendo tre marinai e ferendo altri 18 membri dell’equipaggio americano.
La disputa sui diritti marittimi avrebbe potuto essere risolta mediante accordi diplomatici, ma gli Stati Uniti furono spinti a dichiarare la guerra soprattutto da altre motivazioni: non solo una ritorsione contro i provvedimenti restrittivi al commercio imposti dalla Gran Bretagna, ma anche dal ritenere che le autorità britanniche incoraggiassero i nativi ad opporsi all’espansione degli americani verso ovest e dall’idea – rivelatasi poi del tutto fallace – che i canadesi avrebbero accolto con favore una sconfitta britannica.
Non è un caso che a decidere per la guerra – dichiarata dal Presidente Madison il 18 giugno - fossero i membri del Congresso e del Senato provenienti dal sud e dall’ovest del paese animati da forte spirito nazionalista e decisamente anglofobi, mentre si rivelarono contrari quelli che rappresentavano gli interessi mercantili del New England e di New York.


Un prossimo post sarà dedicato all’analisi degli aspetti più strettamente militari del conflitto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, a proposito di questa notizia c'è un articolo interessante sull'ultimo numero di canadian geographic (http://www.canadiangeographic.ca/magazine/jf12/battle_of_cryslers_farm.asp)
Patrizia