lunedì 1 ottobre 2012

LA COLLEZIONE DI LATTINE STORICHE DI TIZIANA GUATELLI A CHIUSANICO (IMPERIA)

Chissà che fine hanno fatto le migliaia di lattine soprattutto quelle di olio che hanno varcato gli oceani per il benessere degli emigrati italiani? Un documento storico non indifferente non soltanto in chiave gastronomica che per fortuna è stata preservato nel Paese d'origine, a Imperia, una città memorabile che non deve sfuggire al turista curioso che disdegna, come fa quello italiano, le mete convenzionali. Daniela Lauria ha schedato e digitalizzato la meravigliosa collezione di lattine storiche di Tiziana Guatelli di Imperia, una mostra che illustra lo sviluppo industriale di Imperia e racconta mirabilmente la storia del nostro Paese.

Ecco il testo che proprio Daniela Lauria ha preparato per i lettori di www.turismoincanada.blogspot.com "Nei primi anni del Novecento, in Liguria si registrò un forte incremento nella produzione di olio d’oliva, fenomeno dovuto all’introduzione della chimica, che permise di rendere commestibili anche quegli oli che risultavano essere inadatti al consumo alimentare. Imperia, in questa nuova realtà, rivestì un ruolo di primissimo piano, in quanto nell’arco di pochi anni, si concentrarono i più importanti stabilimenti per la produzione e la raffinazione dell’olio d’oliva. Vennero raggiunti livelli tali che si andò ben oltre quelle che erano le esigenze nazionali, pertanto si decise di esportare questo prezioso ingrediente all’estero. 
Per mantenere inalterata le qualità e le caratteristiche organolettiche, si scelse di confezionarlo in contenitori di banda stagnata, materiale che, grazie alle sue peculiarità, consentiva un ottimale condizionamento del prodotto. Nel giro di pochissimi anni, si registrò lo sviluppo di importanti opifici dediti alla produzione di packaging per l’industria italiana dell’olio d’oliva. Accanto ai grandi stabilimenti dell’imballaggio, come ad esempio l’azienda Domenico Renzetti e C. o la Solertia, per citarne solo alcuni dei più conosciuti, si concentrarono tutta una serie di piccole e medie aziende a conduzione familiare. 
L’anno 1861, che rappresentò per l’Italia il raggiungimento dell’unità tanto desiderata, e che era costata grande impegno e sacrificio, segnò anche l’inizio di un fenomeno che avrebbe inesorabilmente cambiato le sorti della nazione e non solo: l’emigrazione all’estero. Non dimentichiamo che il nostro paese, appena costituito, registrò un triste primato, divenendo il protagonista del più grande esodo migratorio della storia moderna.
Per molti espatriati, la scelta di allontanarsi dal paese d’origine non fu da intendere come un ripudio dell’Italia. Le mete privilegiate furono essenzialmente l’Australia, l’America del Nord, il Canada e i paesi dell’America Latina. Nei nuovi stati si formarono comunità nelle quali molte attività erano gestite da conterranei; nelle maggiori città vennero pubblicati giornali in italiano, si istituirono società di fratellanza e di aiuto – ad esempio i Figli d’Italia (Ordine dei Figli d’Italia in America – Order Sons of Italy in America) - tutto questo favorì ampiamente il costante sbarco d’immigrati che, oltre alla concezione del lavoro, portarono con loro musica e cibo. 
 Le comunità italiane all’estero cercarono di colmare quel senso di nostalgia, andando alla ricerca dei sapori culinari che immediatamente erano riconducibili alla Patria lontana. Nei nuovi paesi trovarono quasi tutti gli ingredienti necessari per la preparazione dei piatti nostrani, ad eccezione dell’olio d’oliva. Per tale ragione si iniziò ad importarlo. Ma se la qualità del prodotto era garantita dall’importatore - che era sempre di origine italiana - i nostri connazionali vollero una lattina che doveva ricordare la terra d'origine. L’imprenditoria ligure, con largo anticipo rispetto a quelli che sarebbero stati gli sviluppi del commercio internazionale, comprese che per rendere il proprio prodotto più apprezzato dai potenziali consumatori, non solo doveva essere ottimo, ma soprattutto avere una confezione accattivante, in grado di incontrare i desideri e le aspirazioni dei suoi acquirenti. Per soddisfare le richieste del mercato internazionale, in Liguria si iniziarono a produrre contenitori per la commercializzazione dell’olio prodotto nell’intero territorio nazionale, con effigiate tutte quelle immagini che meglio rappresentavano il nostro Paese. Fu indispensabile, pertanto, rivolgersi all’arte grafica, in particolare ai giovani designer che, usciti dalle varie Accademie e specializzati in disegno industriale, trovarono impiego presso gli stabilimenti di banda stagnata litografata. Nonostante il loro encomiabile lavoro, come si può evincere dalla qualità dei progetti realizzati per i diversi imballaggi, poco si conosce circa la loro identità. Furono affiancati anche da importanti disegnatori che si dedicarono alla rappresentazione grafica delle lattine, come ad esempio Gino Boccassile, Aurelio Craffonara, Plinio Nomellini e più tardi Armando Testa
Iniziò quel felice connubio fra progresso tecnologico - industriale e ricerca artistica che portò a risultati eccellenti, non solo dal punto di vista commerciale ma anche come strumento di trasmissione del gusto e dei nuovi linguaggi dell’arte, che permise di raggiungere un pubblico sempre più vasto. L’aspetto grafico univa sia la necessità di una ricerca artistica che stava sperimentando nuovi spazi per una comunicazione più integrata con le dinamiche sociali e quella di una cultura imprenditoriale che aveva l’esigenza di veicolare i prodotti attraverso le “novità” e le variazioni delle immagini che li pubblicizzavano. Inizialmente fecero figure semplici, solo successivamente iniziarono ad essere effigiati quei personaggi o avvenimenti, relativamente recenti, che avevano scosso profondamente l’opinione pubblica. La registrazione delle mode non fu sempre immediata, pertanto i disegnatori attinsero indiscriminatamente sia dalla tradizione ottocentesca, sia dalle ricerche Liberty e dell’Art Decò: lo scopo era di conquistare i consumatori in maniera più coinvolgente, con un piglio moderno, rinnovando e modificando, secondo le occasioni, la decorazione dei contenitori. 
Per i prodotti destinati alle comunità italiane all’estero, i designer lavorarono alla litografia come fosse carta pregiata, creando contenitori dai colori sfumati e raffinati, non solo per l’olio ma anche per il tonno, cercando di riprodurre marchi e simboli che meglio potevano alleviare la nostalgia della lontana Italia. Ogni contenitore presentava titoli e descrizioni in due lingue, quella d’origine e quella del nuovo paese, e, nel tentativo di renderle più simili, la traduzione nell’idioma d’origine era approssimativa. Esemplare, a tale proposito, la parola inglese packed tradotta con il termine italiano impaccato.  Inoltre, in quel periodo, l’olio non prendeva il nome del suo produttore, ma si richiamava a immagini e nomi che ricordavano la Patria. E se oggi, osservando la latta olio Garibaldi, si sorride pensando a come l’Eroe dei due Mondi possa essere divenuto una rinomata marca di olio d’oliva o di tonno, a quei tempi, presso le comunità italiane, era considerato un fatto normale. 
La maggior parte di questi contenitori in banda stagnata litografata, realizzati intorno alla prima metà del Novecento, compongono il patrimonio dell’Associazione Culturale Guatelli. Fondata nel 2006, per iniziativa del presidente Tiziana Riva Guatelli, grande appassionata e collezionista di imballaggi, con l’ausilio del marito Riccardo Guatelli, erede di una delle più importanti aziende di packaging, oggi la raccolta consta di oltre 6000 pezzi unici, tutti prodotti unicamente in Liguria. La collezione, in continua crescita, è ospitata e in parte esposta presso un antico frantoio a sansa del XVII secolo, nell’immediato entroterra di Imperia; inoltre, è stata considerevolmente incrementata grazie alla donazione della famiglia Renzetti, che ha voluto contribuire devolvendo la loro cospicua serie di lattine di banda stagnata litografata. Oltre ai contenitori, sono presenti un considerevole numero di bozzetti e affiches pubblicitari, che le più importanti aziende olearie commissionavano agli artisti. Le latte, con ogni probabilità, sono databili ai primi decenni del secolo scorso, purtroppo la scarsità, ad oggi, di documenti impedisce di avanzare una cronologia precisa. Inoltre è necessario specificare che la maggior parte dei pezzi presenti in collezione sono fogli di banda stagnata litografata, si tratta cioè della fase precedente la realizzazione dei contenitori, questo perché durante la lavorazione, le lamine subivano il processo litografico e, una volta completato, si passava alla piegatura per conferirgli la tipica forma pronta per il riempimento . Lungo le antiche pareti del frantoio, si estende un dedalo di colori che colpisce il visitatore. 
La raccolta è stata oggetto di un attento lavoro di schedatura e catalogazione. Nell’ambito di questo riordino, si è tentato di individuare alcuni soggetti che ricorrono più frequentemente sulle lattine. Sicuramente la figura femminile ricopre un ruolo privilegiato. Viene rappresentata alternativamente nei panni della donna-angelo, come ad esempio nell’olio Madonna, nel quale la protagonista appare avvolta in un morbido peplo, secondo la tipica rappresentazione liberty che permetteva di sveltire le immagini e imprimere loro uno slancio elegante di forme con simboli grafici floreali o astratti; non mancano, però, rappresentazioni tipiche della Belle Epoque, caratterizzate da vite sottili e décolleté generosi, vistosa sinuosità delle forme come nel caso dell’olio Odalisca, oppure quelle che fanno riferimento alla tradizione popolare contadina come ad esempio nell’Olio Tana, in cui la donna appare effigiata con il tipico costume folcloristico siciliano. Tra i temi dominanti non mancano quelli che celebravano l’Unità d’Italia. In particolare, grande spazio è riservato ai patrioti, ai quali si riconosceva il merito di aver trasformato l’Italia da mera espressione geografica a vero Stato unitario. Emblematico il già citato caso dell’Olio Garibaldi. Uomo dotato di grande intuito strategico, fu celebrato da molti artisti diventando così un personaggio universale, pertanto, appare del tutto normale, che venga impiegato quale testimonial d’eccezione per l’industria del packaging alimentare. Ricchissima la serie legata ai personaggi simbolo del nostro paese: troviamo ad esempio l’Olio Verdi, Giuseppe Mazzini, D’Annunzio, Tasso e l’Olio Caruso e Giotto, per citarne solo alcuni. Sono presenti, inoltre, le marche che rievocavano le grandi opere teatrali, come ad esempio olio Norma, Romeo e Giulietta, Tosca e Olio Aida. Non mancano le lattine che celebrano le tradizioni popolari italiane come l’olio Ambriola, Sicilian girl, Rosalia, la Romanella e quelle che evocano gli eventi storici del nostro paese nei primi del Novecento come ad esempio l’olio Duce, Edda, Vittoria Tripolitana e Faccetta Nera. Numerose sono, inoltre, quelle che rendono omaggio ai luoghi simbolo dell’Italia nel mondo: come ad esempio l’ Olio Grotta Azzurra oppure le città e i loro monumenti, come ad esempio l’Olio Milano Arco della pace, l’ olio Sanremo, olio Mole Antonelliana, e molti altri. 
Un posto di grande rilievo è, infine, riservato alla rappresentazione e celebrazione dell’Italia. Sulle confezioni in latta per l’olio, il nostro paese viene rappresentato, quasi sempre, nelle sembianze di una giovane donna avvolta in un peplo come una figura classica, ispirata alla Nike o alle divinità greche. Frequentemente è posta ai margini della composizione, in posizione seduta, munita dello scudo sabauda e della tipica corona turrita, come ad esempio nella latta Olio La Patria. Nell’olio La Libertà, invece, è ritratta nei panni di una donna guerriero dotata di elmo che, emulando il celebre dipinto del maestro francese Eugène Delacroix, personifica la libertà. Presenta una posa esortatrice ed è monumentale anche se in movimento impetuoso. 
Fonti : N. Cerisola, Storia delle Industrie Imperiese, Editrice Liguria, Savona 1973 ; M. Sanfilippo, Immigrazione e storia d’Italia, Luigi Pellegrini, Cosenza 2003; Sborgi F., Tracce per una “pre-istoria della promozione dell’immagine imprenditoriale in Liguria fra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, in “La Riviera Ligure”, Genova 1997; F. Sborgi., L’immagine di promozione turistica in Liguria nel Novecento, in Invito al viaggio immagine di promozione turistica in Liguria nel Novecento, cat. Mostra, Genova 1999 ; R. Bossaglia, Scatole di latta, Milano 1999 ; G. Verga, Trattato di litografia e moderne applicazioni,Milano 1923;. Il lavoro di schedatura e digitalizzazione dell’intera collezione è stato condotto da Daniela Lauria con la guida del prof. Franco Sborgi in collaborazione con l’Università di Genova. Si ringrazia Antonella Tallone per il prezioso aiuto.
Testo e immagini di Daniela Lauria.

Nessun commento: