giovedì 16 giugno 2011

UN PROGETTO POLARE PER IL NORD DEL QUEBEC






Lo scioglimento della calotta polare artica offre al Canada importanti prospettive commerciali
Mentre la calotta polare si sta sciogliendo il Canada progetta rotte marittime e lo sviluppo sostenibile delle terre a nord del Paese.
I mutamenti climatici stanno letteralmente cambiando il mondo dal polo sud al polo nord. In particolare, il riscaldamento globale potrebbe mutare per sempre le rotte commerciali tra l’Asia e il Nordamerica in quanto lo scioglimento della calotta artica darebbe il via ai collegamenti attraverso l’Oceano Artico, che consentiranno pure lo sviluppo delle regioni interessate. Per fare un esempio i tempi di navigazione tra il Nord Europa e il Giappone potrebbero ridursi di due settimane.
Nel momento in cui si sta costruendo un canale parallelo a quello di Panama, dove tra l’altro è impegnata la società italiana Impregilo, che dovrebbe giovare al trasporto di merci provenienti da Cina e India, la possibile apertura delle rotte artiche pone traguardi diversi.
In questa prospettiva la provincia canadese del Quebec, la più coinvolta, ha annunciato un piano per il nord che prevede lo sfruttamento delle risorse economiche del settentrione del Quebec con un investimento valutato in oltre ottanta miliardi di dollari canadesi per i prossimi 20 anni. Per evitare di incorrere negli errori del passato, quando si tendeva a sviluppare una regione e poi correre ai ripari nel caso di danni all’ambiente, il governo del Quebec è invece deciso a programmare uno sviluppo concertato che permetta l’estrazione di minerali e il disboscamento sostenibile favorendo il turismo e soprattutto consultando i rappresentanti dei Nativi, non sempre interpellati in passato circa i progetti messi in atto nei loro territori. Nativi che assieme agli ambientalisti, molto agguerriti in Canada sulla scia dei fondatori di Greenpeace a Vancouver, sono molto sospettosi riguardo al progetto che intende comunque preservare dallo sviluppo industriale la metà del parco boreale del Quebec, una regione con una superficie pari a due volte quella dell’Italia.
Il compito più arduo è relativo all’estrazione mineraria che richiede un grande dispendio energetico per ottenere una quantità minima di prodotto non rinnovabile come avviene ad esempio per le foreste. Il governo del Quebec, appoggiato dal quello federale di Ottawa, è comunque intenzionato a proseguire nel piano che, partendo dalla calamità dello scioglimento dei ghiaccio al polo artico, potrebbe ridurre il tempo di percorrenza tra Estremo Oriente e Nordamerica tentando di affrontare il problema dello sviluppo sostenibile dall’inizio, anziché essere costretto a intervenire spesso in malo modo a danni compiuti.
Non sarà facile operare in una zona che contiene il sistema di fiumi nordamericani ancora intatto, dove nidificano decine e decine di specie di uccelli e pascolano le più grandi mandrie di caribù al mondo. Tuttavia il piano per lo sviluppo del nord del Quebec va avanti con la determinazione di riuscire a smentire tutte le cassandre. Ci sarà la massima attenzione verso le miniere e le energie rinnovabili. La maggior parte dell’energia proverrà da energia elettrica. Ovviamente energia che richiederà la costruzione di dighe non sempre ecocompatibili con il sistema circostante.
Sembra una grande utopia, ma tutti sono convinti che la decisione e la direzione intrapresa siano quelle giuste.

Ispirato da Shelley DuBois, FORTUNE, 3 giugno 2011

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